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Il cambiamento climatico comporta nuovi rischi finanziari per le banche centrali
Un rapporto dell’Ngfs suggerisce agli istituti bancari di attuare misure rapide e determinate in risposta alla crisi climatica, per evitare di perdere affidabilità creditizia e continuare a realizzare le politiche monetarie. 14/04/21
La pandemia ha spinto le banche centrali di tutto il mondo a sostenere l’economia tramite diversi strumenti finanziari, mostrando livelli di risoluzione senza precedenti. Tuttavia, il cambiamento climatico rimane la minaccia più importante nei confronti della prosperità e del benessere collettivo e, a differenza della pandemia, “non si vede la luce in fondo al tunnel”.
È quanto afferma il dossier “Adapting central bank operations to a hotter world. Reviewing some options” redatto e diffuso il 25 marzo dal Network for greening the financial system (Ngfs), la rete di banche centrali e autorità di vigilanza finanziaria che mira a potenziare la finanza verde e a sviluppare raccomandazioni sul ruolo delle banche centrali riguardo al cambiamento climatico.
Tra gli impatti tangibili della crisi climatica sugli agenti economici e sul loro comportamento, il dossier menziona l’aumento dei costi delle transazioni, la difficoltà delle banche a elargire credito, la fuga graduale degli investitori verso attività ritenute più sicure e il conseguente abbandono di asset meno sicuri. Il cambiamento climatico, spiega il dossier, può interrompere il canale di trasmissione della politica monetaria, può influenzare l’operato degli intermediari finanziari e pone nuovi rischi alle operazioni di politica monetaria delle banche centrali. D’altra parte gli eventi climatici sempre più dannosi possono modificare i prezzi nel settore finanziario e nell’economia reale, danneggiando il bilancio di famiglie e imprese.
Il Rapporto ha evidenziato che tra le banche centrali è diffusa la consapevolezza della sfida climatica e dell’importanza di gestire i rischi legati al clima, ma l’azione messa in campo finora è limitata. Il dossier spiega, infatti, che per le banche è necessario passare da una fase “protettiva” a una fase “proattiva” per affrontare i rischi finanziari legati al cambiamento climatico, come farebbero con qualsiasi altro rischio finanziario, al fine di salvaguardare la trasmissione della politica monetaria.
I criteri suggeriti per elaborare le risposte delle banche centrali ai rischi climatici sono quattro: conseguenze per l’efficacia della politica monetaria; contributi alla mitigazione del cambiamento climatico, come la limitazione di operazioni di credito basate sull’emissione di carbonio; efficacia delle misure di protezione dai rischi; fattibilità operativa.
Ogni banca centrale assegna un diverso peso a ogni indice e per questo il dossier non formula raccomandazioni che valgano per tutte le diverse situazioni. Tuttavia, è importante che tutte le banche centrali migliorino la divulgazione delle informazioni rilevanti sul cambiamento climatico, per informare gli operatori di mercato e per motivi di trasparenza nei confronti del pubblico, e che rafforzino le capacità analitiche e di previsione, per comprendere gli impatti economici e finanziari del cambiamento climatico. Le misure di protezione dai rischi climatici da adottare, spiega il dossier, devono essere graduali e precauzionali per favorire l’emergere di buone pratiche.
di Viola Brancatella