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Mediterraneo: lanciato Mysea, per l’inclusione sociale e l’uguaglianza di genere
Il progetto Cies si inserisce in una nuova strategia di cooperazione sviluppata dall’Ue. Italia, Grecia, Giordania, Libano e Tunisia i Paesi coinvolti. Protagoniste mille persone tra giovani, donne e Neet. 18/02/21
Aumentare l'occupabilità dei giovani, che in numero sempre maggiore smettono di cercare lavoro, e delle donne. Far crescere i settori dell'agroalimentare e della gestione dei rifiuti nell’area del Mediterraneo centro meridionale. Questo lo scopo del progetto Mysea (Mediterranean youth, neets and women advancing skills, employment and awareness in the blue and green economy), finanziato dall’Unione europea, che si inserisce nel piano Eni cbc med, la più importante iniziativa transfrontaliera avviata da Bruxelles.
Il progetto, lanciato il 15 febbraio durante una conferenza stampa online, vede coinvolti cinque diversi Paesi: Italia, Grecia, Giordania, Libano e Tunisia, i quali registrano i tassi più alti di disoccupazione di giovani, donne e Neet di tutto il Mediterraneo. Un giovane su quattro nel Mediterraneo meridionale non ha un lavoro, non studia e non svolge un corso di formazione, e questo riguarda soprattutto le giovani donne. La strategia di attuazione del progetto si basa sulla promozione del partenariato pubblico-privato con il coinvolgimento di istituzioni pubbliche e ministeri chiave nei Paesi coinvolti, e di circa 500 attori economici presenti nei settori dell'agroalimentare e della gestione dei rifiuti, della formazione professionale e delle organizzazioni della società civile. Il progetto incoraggia l'apprendimento e la condivisione di buone pratiche tra le istituzioni per diffondere e replicare i risultati su scala più ampia. Il percorso dell’iniziativa durerà 30 mesi e avrà un budget di 3,6 miliardi di euro, finanziato per il 90% dall’Unione europea.
“A volte, soprattutto nell’ultimo periodo, il Mediterraneo è stato considerato come una tomba. Dobbiamo riabilitarlo”, ha spiegato nel corso dell’evento Elisabetta Bianca Melandri, presidente di Cies onlus, responsabile del progetto in collaborazione con altri cinque partner. Per questo, ha aggiunto la project manager Lucia Conti, occorre prendere atto della necessità di “corrispondenza” nelle politiche e nella cooperazione tra i vari attori, “cercando di promuovere una strategia tra pubblico e privati” che riesca ad intercettare i bisogni dei settori più fragili.
Diverse sono le ragioni che ostacolano l’inclusione sociale e l’uguaglianza di genere: fra le cause della sotto-rappresentazione delle donne nel mercato del lavoro, per esempio, vi sono persistenti barriere sociali ed economiche. I coordinatori del progetto sottolineano che, dal punto di vista istituzionale, esiste un generale sfasamento tra il quadro legislativo e la sua effettiva attuazione e questo penalizza soprattutto le donne in un contesto di enormi difficoltà acutizzate dalla pandemia. Per quanto riguarda i giovani, invece, esistono difficoltà trasversali che ostacolano l’accesso al mondo del lavoro e alle posizioni migliori. Per accrescere l’occupabilità di giovani e donne occorre superare le criticità relative alle competenze acquisite nel percorso formativo e quelle richieste dal mercato del lavoro che, secondo gli analisti, sono molto forti nei Paesi del Mediterraneo. Si tratta di una situazione che, tra l’altro, rischia di incidere negativamente anche sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile, mettendo a rischio il raggiungimento degli SDGs entro il 2030.
Il progetto punta proprio alla formazione di nuovi professionisti nei settori strategici per lo sviluppo sostenibile. La regione euro-mediterranea, infatti, presenta nuove opportunità di lavoro generate dalla proliferazione di innovazioni sostenibili ed eco-responsabili. Prospettive interessanti si aprono nei settori dell'agroalimentare e della gestione dei rifiuti. Sono, però, opportunità che spesso non vengono colte a causa della mancanza di personale formato su questi temi. In tale contesto, Mysea propone di attivare dei corsi di formazione orientati al mercato del lavoro e abbinati all'esperienza lavorativa, rivolti a un totale di mille persone tra giovani, donne e Neet. Le persone coinvolte acquisiranno le competenze necessarie per rispondere alla nascente domanda per queste nuove professioni. “Il progetto cercherà di cogliere le opportunità cruciali presentate dal quadro generale che consiste nelle nuove politiche europee che riguardano la blue and green economy”, una tra tutte il Green new deal, ha ricordato nel suo intervento Conti. “Non tralascerà nemmeno i nuovi spunti presenti nel settore agroalimentare e nella gestione dei rifiuti, seguendo le indicazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen”. Ha concluso Conti: “andremo a intervenire sulla disoccupazione con una strategia complessiva su più settori. Lo scopo sarà anche quello di analizzare e studiare i risultati per delineare curricula e percorsi. Ci piacerebbe dare 200 certificati di apprendistato e assumere 90 persone per Paese”.
di William Valentini