Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

La personalità giuridica della natura: quando fiumi e animali hanno diritti legali

Il riconoscimento è stato attribuito ad aprile a un’affluente dell’Amazzonia, con la sentenza sul Marañón, ed è stato proposto anche per le balene Tohorā con una dichiarazione firmata dai leader della Polinesia. 30/4/24

martedì 30 aprile 2024
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Si moltiplicano nel mondo le azioni della società civile che hanno l’obiettivo di mettere sotto tutela le risorse naturali passando per i tribunali. Tra le iniziative portate avanti nel mese di aprile, e che rientrano nel filone delle climate litigation, menzioniamo quella sul fiume Marañón del Perù e quella presa dai leader delle isole del Pacifico per la protezione delle balene australi.

Il fiume ha una personalità giuridica

In Perù, un gruppo di donne del popolo Kukama è riuscito a ottenere dal tribunale Nauta di Loreto lo status di soggetto giuridico per il fiume Marañón e dei suoi affluenti. La decisione arriva dopo una lotta durata tre anni: dal 2021 queste donne hanno iniziato a protestare per i danni causati al bacino idrico dalle continue fuoriuscite di petrolio dall'oleodotto Norperuano, gestito dalla compagnia statale Petroperú.

La sentenza, inoltre, riconosce gli enti statali e le organizzazioni indigene come custodi e difensori dei fiumi e ordina alla Giunta regionale di Loreto di avviare un processo per la creazione del comitato di bacino, che consentirà la partecipazione della società civile e delle popolazioni indigene alla gestione del fiume Marañón. Allo stesso modo, ordina alla compagnia petrolifera nazionale di aggiornare i suoi strumenti di gestione ambientale grazie anche a un processo di consultazione che deve coinvolgere le popolazioni indigene.

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Con questa sentenza, il Perù si avvicina ad altri Paesi della regione, come Panama, Colombia, Ecuador o Bolivia, che grazie a progressi legislativi o sentenze giudiziarie hanno riconosciuto diritti alla natura o a particolari ecosistemi, come i fiumi - ha commentato il coordinatore del programma nazionale di CooperAcción, Paul Maquet -. Oggi esistono circa 200 regolamenti o sentenze, in vari Paesi del mondo, che considerano gli ecosistemi come soggetti di diritti, compresa la conservazione e la rigenerazione dei loro cicli naturali".

Il fiume Marañón è uno dei più grandi affluenti dell'Amazzonia. Con i suoi 1400 chilometri è l'undicesimo affluente più lungo del Rio delle Amazzoni. Il suo bacino si estende per circa 358mila km2 ed è il settimo più grande dell'Amazzonia.

Il diritto di essere balene

A inizio aprile ha fatto scalpore la dichiarazione congiunta firmata da diversi leader della Polinesia sulle balene del Pacifico. La dichiarazione “He whakaputanga moana” chiede che alle balene venga concessa la personalità giuridica, delineando un piano globale per la loro protezione. Obiettivo è infatti quello di proteggere i diritti delle Tohorā (balene australi) di migrare liberamente, in modo da conservare e far crescere le popolazioni in diminuzione, a rischio estinzione per via dell’attività umana. I leader chiedono inoltre di istituire aree marine protette e di utilizzare le indicazioni fornite dalla scienza per una migliore attività di protezione e per l’istituzione di un fondo dedicato per la conservazione delle balene.

In questo tipo di azione ritroviamo il principio fondamentale secondo cui la protezione naturale in questa parte del mondo deve partire dalle popolazioni indigene dei diversi Paesi del Pacifico. Questa, infatti, non può essere un’iniziativa guidata da un governo occidentale”, ha dichiarato Ngira Simmonds, portavoce del movimento Kiingitanga.

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La visione europea          

L’attribuzione di una personalità giuridica a una specie animale o vegetale, o a un elemento di carattere naturale dalle spiccate funzioni ecosistemiche, come può essere un fiume, rappresenta una soluzione che sta prendendo piede in diverse parti del mondo per contrastare gli impatti dettati dall’invasivo sistema economico odierno.

Tuttavia si tratta di una visione diversa da quella giuridica europea. Come conferma la decisione della Corte europea dei diritti umani (Cedu) di Strasburgo, dello scorso 9 aprile, l’impostazione europea si muove intorno al rispetto dei diritti umani. In sostanza, se questi vengono violati a causa delle attività antropiche che producono inquinamento e impatti ambientali, e che accelerano la crisi climatica e il depauperamento delle risorse naturali, allora il tribunale di turno è in grado intervenire a tutela della salute delle cittadine e dei cittadini.

Tuttavia, esempi come il Marañón e le Tohorā, ci mostrano come l’attribuzione di una forma giuridica per un pezzo importante dell’ecosistema rappresenti un’alternativa sempre più diffusa per garantire il buono stato di salute delle persone e degli ecosistemi. Un’alternativa che inizia a produrre i suoi “frutti”.

 

Fonte copertina: wirestock, da 123rf.com

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