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La personalità giuridica della natura: quando fiumi e animali hanno diritti legali
Il riconoscimento è stato attribuito ad aprile a un’affluente dell’Amazzonia, con la sentenza sul Marañón, ed è stato proposto anche per le balene Tohorā con una dichiarazione firmata dai leader della Polinesia. 30/4/24
Si moltiplicano nel mondo le azioni della società civile che hanno l’obiettivo di mettere sotto tutela le risorse naturali passando per i tribunali. Tra le iniziative portate avanti nel mese di aprile, e che rientrano nel filone delle climate litigation, menzioniamo quella sul fiume Marañón del Perù e quella presa dai leader delle isole del Pacifico per la protezione delle balene australi.
Il fiume ha una personalità giuridica
In Perù, un gruppo di donne del popolo Kukama è riuscito a ottenere dal tribunale Nauta di Loreto lo status di soggetto giuridico per il fiume Marañón e dei suoi affluenti. La decisione arriva dopo una lotta durata tre anni: dal 2021 queste donne hanno iniziato a protestare per i danni causati al bacino idrico dalle continue fuoriuscite di petrolio dall'oleodotto Norperuano, gestito dalla compagnia statale Petroperú.
La sentenza, inoltre, riconosce gli enti statali e le organizzazioni indigene come custodi e difensori dei fiumi e ordina alla Giunta regionale di Loreto di avviare un processo per la creazione del comitato di bacino, che consentirà la partecipazione della società civile e delle popolazioni indigene alla gestione del fiume Marañón. Allo stesso modo, ordina alla compagnia petrolifera nazionale di aggiornare i suoi strumenti di gestione ambientale grazie anche a un processo di consultazione che deve coinvolgere le popolazioni indigene.
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“Con questa sentenza, il Perù si avvicina ad altri Paesi della regione, come Panama, Colombia, Ecuador o Bolivia, che grazie a progressi legislativi o sentenze giudiziarie hanno riconosciuto diritti alla natura o a particolari ecosistemi, come i fiumi - ha commentato il coordinatore del programma nazionale di CooperAcción, Paul Maquet -. Oggi esistono circa 200 regolamenti o sentenze, in vari Paesi del mondo, che considerano gli ecosistemi come soggetti di diritti, compresa la conservazione e la rigenerazione dei loro cicli naturali".
Il fiume Marañón è uno dei più grandi affluenti dell'Amazzonia. Con i suoi 1400 chilometri è l'undicesimo affluente più lungo del Rio delle Amazzoni. Il suo bacino si estende per circa 358mila km2 ed è il settimo più grande dell'Amazzonia.
Il diritto di essere balene
A inizio aprile ha fatto scalpore la dichiarazione congiunta firmata da diversi leader della Polinesia sulle balene del Pacifico. La dichiarazione “He whakaputanga moana” chiede che alle balene venga concessa la personalità giuridica, delineando un piano globale per la loro protezione. Obiettivo è infatti quello di proteggere i diritti delle Tohorā (balene australi) di migrare liberamente, in modo da conservare e far crescere le popolazioni in diminuzione, a rischio estinzione per via dell’attività umana. I leader chiedono inoltre di istituire aree marine protette e di utilizzare le indicazioni fornite dalla scienza per una migliore attività di protezione e per l’istituzione di un fondo dedicato per la conservazione delle balene.
“In questo tipo di azione ritroviamo il principio fondamentale secondo cui la protezione naturale in questa parte del mondo deve partire dalle popolazioni indigene dei diversi Paesi del Pacifico. Questa, infatti, non può essere un’iniziativa guidata da un governo occidentale”, ha dichiarato Ngira Simmonds, portavoce del movimento Kiingitanga.
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La visione europea
L’attribuzione di una personalità giuridica a una specie animale o vegetale, o a un elemento di carattere naturale dalle spiccate funzioni ecosistemiche, come può essere un fiume, rappresenta una soluzione che sta prendendo piede in diverse parti del mondo per contrastare gli impatti dettati dall’invasivo sistema economico odierno.
Tuttavia si tratta di una visione diversa da quella giuridica europea. Come conferma la decisione della Corte europea dei diritti umani (Cedu) di Strasburgo, dello scorso 9 aprile, l’impostazione europea si muove intorno al rispetto dei diritti umani. In sostanza, se questi vengono violati a causa delle attività antropiche che producono inquinamento e impatti ambientali, e che accelerano la crisi climatica e il depauperamento delle risorse naturali, allora il tribunale di turno è in grado intervenire a tutela della salute delle cittadine e dei cittadini.
Tuttavia, esempi come il Marañón e le Tohorā, ci mostrano come l’attribuzione di una forma giuridica per un pezzo importante dell’ecosistema rappresenti un’alternativa sempre più diffusa per garantire il buono stato di salute delle persone e degli ecosistemi. Un’alternativa che inizia a produrre i suoi “frutti”.