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Clima e conflitti spingono l’insicurezza alimentare acuta a livelli record
Secondo il Rapporto globale sulle crisi alimentari, il 22,6% della popolazione si trova sul baratro della fame. Superata la soglia critica per il sesto anno consecutivo. Colpiti 38 milioni di bambini sotto i cinque anni. 6/6/25
Si aggrava il problema della fame nel mondo. Nel 2024, oltre 295 milioni di persone hanno affrontato livelli di insicurezza alimentare acuta in 53 Paesi e territori, segnando un aumento di circa 13 milioni di persone rispetto all’anno precedente: si tratta del sesto aumento consecutivo. Dati allarmanti, che interessano il 22,6% della popolazione valutata (65 Paesi), presentati nel Rapporto globale sulle crisi alimentari 2025 (Grfc) pubblicato il 16 maggio dal Food security information network (Fsin) e lanciato dalla Rete globale contro le crisi alimentari (Gnafc), un’alleanza internazionale delle Nazioni unite, dell’Unione europea e di agenzie governative e non governative. “La fame e la malnutrizione si stanno diffondendo più velocemente della nostra capacità di risposta”, ha sottolineato il segretario generale dell’Onu António Guterres nella prefazione del Rapporto. Nello stesso periodo, il numero di persone che soffrono di fame catastrofica è più che raddoppiato, raggiungendo 1,9 milioni: il numero più alto mai registrato dall’inizio del monitoraggio nel 2016.
Nelle cinque fasi di sicurezza alimentare definite dall’Ipc, l’insicurezza alimentare acuta – in cui gli individui non riescono a soddisfare il proprio fabbisogno alimentare e spesso esauriscono i propri mezzi di sostentamento – rappresenta la fase 3. L’emergenza umanitaria è la fase 4, mentre le fasi di carestia/catastrofe costituiscono la fase 5.
Le cause dell’insicurezza alimentare acuta e della malnutrizione
- I conflitti armati restano la causa principale dell’insicurezza alimentare acuta, colpendo 140 milioni di persone in 20 Paesi. La carestia è proseguita, mentre altri territori in cui la popolazione vive situazioni drammatiche di insicurezza alimentare sono Gaza, il Sud Sudan, Haiti e il Mali.
- Le crisi economiche, tra cui l’inflazione e la svalutazione monetaria, affliggono 59,4 milioni di persone in 15 Paesi, ancora quasi il doppio rispetto alla situazione pre-Covid. Gravi ripercussioni in Afghanistan, Yemen e Siria.
- Gli eventi climatici estremi, come siccità e inondazioni, hanno colpito oltre 96 milioni di persone in 18 Paesi, in particolare nell’Africa meridionale, nell’Asia meridionale e nel Corno d’Africa.
Le stesse dinamiche aggravano anche i fenomeni di sfollamento e migrazione forzata. Il 95% dei profughi interni e il 70% dei rifugiati e richiedenti asilo vivono in Paesi colpiti da crisi alimentari. Tra questi, Repubblica Democratica del Congo, Siria, Sudan e Colombia. I tassi di malnutrizione più gravi si registrano nella Striscia di Gaza, in Sudan, Yemen e Mali, Paesi aggravati dalla sovrapposizione di crisi sanitarie, conflitti armati e disastri ambientali.
In questo scenario, le vittime più vulnerabili sono donne e bambini. Quasi 38 milioni di bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione acuta. Tra il 2023 e il 2024, i dieci Paesi con il maggior tasso di malnutrizione acuta infantile hanno visto aumentare i casi da 26,9 milioni a 30,4 milioni. Il Sudan ha registrato un aumento di 600 mila casi e il totale di bambini malnutriti nel Sud Sudan è cresciuto da 1,6 milioni a 2,1 milioni. La nazione con più bambini che vivono in condizioni di insicurezza alimentare è la Repubblica del Congo (5,4 milioni).
Inoltre, circa 11 milioni di donne in gravidanza sono colpite da malnutrizione grave, rendendo evidente l’impatto devastante di questo fenomeno sulle categorie più vulnerabili.
Le prospettive future
Il Rapporto lancia un allarme: oltre al persistere degli shock della fame, il 2025 potrebbe segnare una riduzione dei finanziamenti umanitari senza precedenti.
È necessario un cambio di rotta: i governi devono aumentare le risorse disponibili per lo sviluppo sostenibile. Gli investimenti e le innovazioni nei sistemi alimentari locali, nei servizi nutrizionali integrati e nello sviluppo agricolo possono rafforzare la resilienza delle comunità più vulnerabili. Inoltre, bisogna rendere i sistemi commerciali equi e trasparenti, per garantire una circolazione efficiente degli alimenti, soprattutto nei momenti di emergenza.
Come afferma ancora Guterres, “possiamo realizzare la grande promessa di porre fine alla fame se ci impegniamo a cambiare, se scegliamo di agire e se tracciamo un percorso diverso e più umano”.
di Ilaria Delli Carpini