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Italia tra i primi cinque Paesi in Europa per competitività tecnologica verde
In 15 anni forte accelerata delle regioni italiane, dice lo studio del Cref. Invenzioni concentrate soprattutto sulla riduzione dei gas serra nel comparto energetico. Lombardia al primo posto per numero di brevetti green. 30/1/23
L'Italia e le sue regioni sono competitive sulle tecnologie green, secondo lo studio del Centro ricerche Enrico Fermi (Cref), presentato al Cnel il 25 gennaio, in collaborazione con l’Istituto di economia della Scuola Superiore Sant’Anna e il Forum disuguaglianze e diversità.
La ricerca analizza le Green technologies, che rappresentano un importante strumento per il contenimento e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, ma anche un'opportunità per il rilancio di interi comparti economici. Lo studio sostiene, infatti, che la trasformazione verde non è in conflitto con lo sviluppo, ma può favorire le imprese e la creazione di buoni lavori; inoltre, minori disuguaglianze sono associate a maggiore potenzialità tecnologica verde.
Le competitività tecnologica verde in Europa. La ricerca del Cref si è concentrata sull'Europa 28+ (Ue con Regno Unito e Macedonia, Montenegro, Norvegia, Svizzera, Turchia) e sul periodo 2000-2016, in cui il 30% delle innovazioni verdi mondiali sono state sviluppate in Europa. Italia quarta a pari merito con la Spagna con il 4% (nel 2000 era al 3%) per quantità dei brevetti green presentati, guidata dalla Germania con il 46%. Per quanto riguarda la Green Technological Fitness[1], l’Italia è quinta dopo Germania, Inghilterra, Francia e Austria.
Le competitività tecnologica verde in Italia. L'Italia ha concentrato la sua capacità tecnologica verde nel 2016 in quattro macrosettori chiave:
- riduzione dei gas serra nel comparto energetico;
- mitigazione del cambiamento climatico nei trasporti;
- mitigazione del cambiamento climatico nell'edilizia;
- mitigazione del cambiamento climatico nella produzione di beni.
Nell'ambito energetico, l'Italia ha registrato un picco di brevetti relativi alla generazione di energia da fonti rinnovabili e alle tecnologie con potenziale per la mitigazione delle emissioni di gas serra. Nel settore dei trasporti, una delle classi più rappresentate è quella relativa ai trasporti su gomma, tra cui figurano tecnologie per batterie, veicoli elettrici e ibridi, per migliorare l'efficienza nei veicoli con motore a scoppio e per l'uso di carburanti alternativi. Nel settore della gestione dei rifiuti, una quota importante di brevetti verdi è stata depositata per le tecnologie di riuso, riciclo e recupero di materiali. Infine, nell'ambito dell'adattamento al cambiamento climatico, si è evidenziata una quota di brevetti relativi alla protezione della salute, come quelli per la preservazione della qualità dell'aria.
Le competitività tecnologica verde delle regioni italiane. I risultati della ricerca mostrano che, nell'arco di quindici anni, le regioni italiane hanno fatto un balzo in avanti nella competitività tecnologica verde in Europa. La Lombardia (che è anche la regione con il maggior numero di brevetti green in attivo) e il Lazio sono le regioni italiane più competitive in modo consistente, ma anche Emilia-Romagna, Toscana e Liguria sono in crescita e si posizionano tra le regioni europee con maggiori capacità tecnologiche verdi. Piemonte e Marche hanno perso competitività, scendendo in una posizione intermedia, mentre la Sicilia è la regione del Sud che mostra i risultati migliori. La Green Technological Fitness in Energie Rinnovabili mostra che Liguria e Toscana hanno i risultati migliori, seguite da Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Campania e Puglia.
Le politiche pubbliche. La ricerca mostra che la capacitazione tecnologica è un processo graduale, e che la capacità tecnologica verde è influenzata da quella non verde. Le politiche pubbliche sono fondamentali per realizzare e sviluppare le potenzialità di entrambe e devono porsi l’obiettivo di compensare le diseguaglianze territoriali per rendere omogenea la capacità evolutiva della transizione ecologica in tutta Europa.
Tra le conclusioni, la ricerca ribadisce l’importanza di adottare una visione di analisi territoriale strutturale e granulare: è fondamentale individuare, mappando, le specializzazioni locali e regionali per competenze tecnologiche non verdi e verdi, al fine di puntare a tecnologie in linea con il know-how italiano, come ad esempio le energie rinnovabili.
di Monica Sozzi
Fonte copertina: peach123rf da 123rf.com
[1] La Green Technological Fitness è una misura della competitività verde e delle capacità dei sistemi di innovazione nazionali e regionali. L’altra misura utilizzata dallo studio, invece, è l’Economic Fitness and Complexity (Efc), recentemente adottato dalla Commissione europea e dalla Banca mondiale, che applicato alla transizione ecologica permette di analizzare in dettaglio il livello di competitività di ciascun Paese: un nuovo approccio ai big data, sviluppato dal gruppo Cref, per analizzare le dinamiche economiche sempre più globalmente interconnesse.