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Unicef: l’inquinamento mette a rischio la salute di un bambino su quattro
Qualità dell’aria, spazi abitativi sicuri, aree verdi, educazione, impegno per l’ambiente influiscono sulla crescita sana dei più piccoli, rileva un rapporto dell’agenzia Onu. Italia settima su 43 Paesi. 9/6/22
“I cambiamenti ambientali in atto in tutto il mondo si riversano nei corpi e nelle menti dei bambini”. Così l’Unicef inaugura l’ultima Report card “Places and spaces. Environments and children’s well being”, pubblicata il 24 maggio, in cui analizza la capacità di 43 Paesi dell’Ocse e dell’Unione europea di fornire un ambiente sano alle bambine e ai bambini che li abitano. “Attraverso aria, acqua e cibo inquinati, ognuno di noi consuma inavvertitamente un quarto di chilogrammo di plastica all'anno, equivalente a mangiare una carta di credito ogni settimana. In nove tra i Paesi più ricchi del mondo, più di un bambino su 20 ha livelli elevati di piombo nel sangue. Il ‘problema’ ambientale non è un concetto astratto di un futuro lontano: sta colpendo i bambini, proprio qui, proprio ora”.
L’Unicef registra nel suo studio una situazione particolarmente allarmante per il benessere delle bambine e dei bambini, legata soprattutto agli effetti negativi del cambiamento climatico. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, ad esempio, un decesso su quattro tra i bambini di età inferiore ai cinque anni potrebbe essere evitato migliorando i fattori ambientali, come l'inquinamento atmosferico, l'acqua, i servizi igienici o le sostanze chimiche. Questo accade anche perché questa fascia d’età è particolarmente vulnerabile – sia per il sistema immunitario in via di sviluppo che per le abitudini (mettere, ad esempio, le dita in bocca) – e, per queste e altre ragioni, l’ambiente in cui i giovani crescono costituisce un aspetto fondamentale della loro esistenza.
Una visione generale. L’Unicef suddivide le esperienze delle bambine e dei bambini in tre dimensioni: “mondo del bambino” (focalizzato sulle esperienze dirette rispetto all'ambiente – come il consumo di aria, acqua e cibo, l’esposizione alla luce, il rumore, il calore, il freddo e le sostanze pericolose); “mondo intorno al bambino”, che copre gli aspetti fisici degli ambienti che il bambino abita, come gli alloggi, gli spazi verdi, le scuole, il traffico; il “mondo in generale”, che si riferisce al contesto più ampio all'interno del quale questi ambienti si sviluppano, identificando i fattori che ne influenzano il funzionamento – come l'impatto della politica o le azioni di governo.
Come si nota dal grafico, la Spagna è in testa alla classifica: nonostante non si trovi al primo posto in nessuna delle dimensioni individuali (ottava per il "mondo del bambino", 13esima per il "mondo intorno al bambino" e il “mondo in generale”), il Paese iberico risulta nel complesso particolarmente adatto per far crescere le giovani fasce d’età. “Questa classica permette di capire che nessun Paese fa costantemente bene o costantemente male in tutte le dimensioni”, sottolinea d’altra parte l’Unicef. La Spagna è seguita dall'Irlanda, Paese con buone performance negli indicatori più vicini al bambino, ma con alcuni deficit a livello di politiche generali. L’Italia è sesta, e detiene una buona posizione per quanto riguarda le tematiche più vicine al mondo del bambino, mentre arranca su contesto e politiche. In fondo al ranking Stati Uniti, Costa Rica e Romania.
Negli ultimi decenni, la qualità dell'aria è migliorata in 38 dei 43 Paesi Ocse/Ue. Tra i primi fattori analizzati dal documento, c’è il livello di qualità dell’aria. L’Unicef registra un miglioramento complessivo negli ultimi tre decenni nei Paesi analizzati. Sebbene molti Stati abbiano compiuto progressi sostanziali, però, c'è ancora molto da fare. Rispetto al 1990, la qualità dell'aria è rimasta sostanzialmente allo stesso livello o è peggiorata in Cile, Costa Rica, Giappone, Repubblica di Corea e Turchia.
Il fatto che ci sia ancora molto da fare si nota quando il focus si sposta sull’inquinamento atmosferico da sostanze chimiche e gas rilasciati da produzione e consumo di energia: “In Europa, l'aria inquinata provoca più morti del tabacco”, si legge nel Rapporto. Le bambine e i bambini sono infatti più vulnerabili all'inquinamento atmosferico rispetto agli adulti, perché hanno una capacità polmonare inferiore, un sistema immunitario meno sviluppato e, essendo di statura bassa, sono più vicini al suolo, dove si accumula l'inquinamento. Su questo aspetto l’Italia, come si può notare dal grafico, si trova ancora indietro, attestandosi al 29esimo posto.
Ma non è solo l’aria esterna il problema. Il particolato ambientale e l'inquinamento atmosferico domestico da combustibili solidi (usati per riscaldarsi o cucinare) sono congiuntamente responsabili di una sostanziale perdita di anni di vita in buona salute tra le bambine e i bambini di età inferiore ai 15 anni. Secondo l’Unicef, Colombia e Messico hanno il maggior numero di anni di "vita sana" persi a causa dell'inquinamento atmosferico (entrambi 3,7), mentre il Giappone e la Finlandia (0,2) detengono i valori più bassi.
In 22 Paesi, oltre un decimo dei bambini vive in una casa umida. Soprattutto nei primi anni di vita, i più piccoli trascorrono gran parte del loro tempo in casa in casa, e per questa ragione sono particolarmente suscettibili agli effetti dell'ambiente domestico. Pertanto, condizioni migliori all'interno della casa possono fare molto per promuovere la loro salute e il loro sviluppo.
L'umidità e la muffa sono i principali fattori di rischio ambientale all'interno della casa. “Infezioni delle vie respiratorie superiori, asma e bronchite sono significativamente associate a muffe e umidità nell'abitazione”, riporta l’Unicef. Secondo i dati europei, anche in Finlandia – il Paese con il punteggio più alto – più di un bambino su 25 vive in una casa con pareti bagnate, muffa o porte o infissi che marciscono. In Turchia, Ungheria, Cipro, Portogallo, Islanda, Regno Unito e Lettonia, più di un bambino su cinque è esposto a umidità e muffa.
Emergono significative disparità tra i Paesi per quanto riguarda la disponibilità media di verde. Finlandia, Islanda e Lituania, che guidano la classifica, hanno il doppio dello spazio verde urbano pro capite rispetto alla Repubblica di Corea e Israele. “I quartieri a misura di bambino offrono l'opportunità di giocare e fare esercizio all'aperto”, ricorda l’Unicef. E questo ha dei significativi effetti positivi sulle giovani fasce d’età. L'attività fisica in natura migliora infatti il benessere emotivo, mentre l'infanzia sedentaria è associata a una maggiore probabilità di sviluppare problemi di salute mentale. L’Italia è in settima posizione. Anche la disponibilità o meno di spazi ludici, evidenzia il documento, influiscono sensibilmente sui livelli di stress dei più piccoli.
L’impegno per l’ambiente. Secondo il report, otto Paesi spiccano, sugli altri, per un maggior impegno dei quindicenni in attività a sostegno della protezione ambientale. Apparentemente, dice l’Unicef, i dati potrebbero rispecchiare alcune differenze di genere, con un numero leggermente maggiore di ragazzi che si dice disposto ad adottare comportamenti “politici”. Nello specifico, il 29% dei ragazzi e il 23% delle ragazze boicotterebbero un'azienda per motivi politici, etici o ambientali; mentre il 27% dei ragazzi e il 25% delle ragazze firmerebbero online una petizione ambientale o sociale. Al contrario, secondo i dati, un numero leggermente maggiore di ragazze cerca di ridurre il consumo di energia a casa, scegliere determinati prodotti per ragioni etiche o ambientali, partecipare ad attività a sostegno della protezione del pianeta. “Tuttavia”, sottolinea l’Unicef, “non c'è nessuna costante di genere in questi aspetti del comportamento”. Se guardiamo alle singole nazioni, infatti, scopriamo che la differenza di genere è legata ad alcuni Paesi specifici, appartenenti all’ex Unione Sovietica o all’area mediterranea, zone dove le differenze di genere sono più marcate. “Nei restanti 23 Paesi, questi divari sono minori o inesistenti”.
Spazi per studiare. Infine, disporre di uno spazio tranquillo per studiare offre privacy e concentrazione. Secondo l’Unicef, quasi nove quindicenni su dieci (86%) hanno dichiarato di avere una propria scrivania e un posto tranquillo dove studiare. Tuttavia, più del 30% dei quindicenni in Cile, Messico e Colombia non dispone di questi mezzi – mentre i giovani che invece ne dispongono hanno registrato punteggi più alti nei test scolastici. Tuttavia, aggiunge l’Unicef, questa differenza nei punteggi non è causata esclusivamente dal luogo di studio, ma anche dalla posizione socioeconomica della famiglia, che influisce sia sullo spazio disponibile a casa che sull’educazione. Questo problema delle disuguaglianze strutturali si è acuito, naturalmente, durante il Covid-19, quando le bambine e i bambini sono stati costretti a restare a casa per un lungo periodo di tempo.
“Nessun Paese sta andando bene in tutte le aree e tutti devono agire individualmente, oltre che collettivamente”, conclude l’Unicef. “Due strumenti internazionali – la Convenzione delle Nazioni unite sui diritti dell'infanzia e l'Agenda 2030 – possono permettere di raggiungere questi obiettivi”.
di Flavio Natale