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Tra rincari e riciclo: cosa dicono i numeri di Cittadinanzattiva sui rifiuti urbani
Nel 2025 la spesa media per la gestione dei rifiuti urbani sale a 340 euro annui a famiglia, mentre la raccolta differenziata supera la soglia europea del 65%. Forti i divari territoriali, con il Sud più caro e meno efficiente. 19/12/25
Segnali positivi, ma anche disuguaglianze tariffarie e territoriali da sanare. L’indagine 2025 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva restituisce un quadro articolato, a partire dagli aumenti diffusi che incidono sul bilancio domestico. Considerando una famiglia tipo di tre persone e un’abitazione di 100 metri quadri, le tariffe sui rifiuti sono cresciute mediamente in tutto il Paese, raggiungendo i 340 euro annui per famiglia, con un aumento del 3,3% rispetto al 2024. Solo Molise, Valle d’Aosta e Sardegna fanno eccezione.

Un Paese diviso in tre
Dietro la media nazionale, si nascondono profonde differenze territoriali. Al Nord le famiglie spendono in media 290 euro l’anno e la raccolta differenziata raggiunge il 73% dei rifiuti prodotti. Al Centro la spesa sale a 364 euro, con una differenziata al 62%. Il Sud resta il fanalino di coda, con una spesa media di 385 euro annui e una raccolta differenziata ferma al 59%. Il divario non riguarda solo i costi, ma riflette differenti livelli di efficienza dei servizi e di infrastrutturazione del sistema di gestione dei rifiuti. Le regioni con le tariffe più basse sono Trentino-Alto Adige, Lombardia e Veneto, dove alla spesa più bassa si associano anche alte percentuali di raccolta differenziata. All’estremo opposto si collocano Puglia, Campania e Sicilia, che registrano i livelli di spesa più elevati. Anche tra i capoluoghi emergono forti contrasti: Catania è la città più cara con 602 euro annui, mentre Cremona è la più economica con 196 euro a famiglia, grazie a sistemi di raccolta più efficienti e all’adozione della tariffazione puntuale. Gli incrementi più marcati si osservano in città come Reggio Emilia, Ferrara e Siena, mentre cali significativi si registrano a Modena, Aosta, Cagliari e Milano. Queste dinamiche confermano come le politiche locali e l’organizzazione del servizio incidano in modo diretto sui costi sostenuti dai cittadini.

La differenziata, l’organico e gli impianti
Sul fronte ambientale, i dati mostrano segnali positivi. Nel 2023 la raccolta differenziata ha raggiunto il 66,6% dei rifiuti urbani prodotti, superando il target europeo del 65%. La frazione organica rappresenta la quota più rilevante dei rifiuti differenziati, seguita da carta e vetro, mentre restano marginali i flussi di Raee e rifiuti tessili. La produzione pro capite di rifiuti, pari a 496 kg per abitante, resta inferiore alla media europea, ma evidenzia forti differenze tra Nord, Centro e Sud. Un elemento cruciale, evidenzia l’osservatorio, è la gestione della frazione organica, che rappresenta oltre un terzo dei rifiuti raccolti. L’Italia dispone di più di 400 impianti di trattamento, concentrati prevalentemente nel Nord. Nel Mezzogiorno la carenza impiantistica genera inefficienze e costi aggiuntivi, con tassi di impurità dell’umido che possono superare il 15%, compromettendo il riciclo e aumentando i costi di smaltimento. Dove i sistemi funzionano meglio, come in Veneto, Trentino ed Emilia-Romagna, le impurità restano sotto il 3%.

Riciclo in crescita, ma non ancora sufficiente
Il riciclo effettivo dei rifiuti urbani, stimato al 50,8%, è in aumento ma rimane al di sotto dell’obiettivo europeo del 55% fissato per il 2025. Il dato conferma che migliorare la qualità della raccolta è tanto importante quanto aumentarne la quantità, soprattutto per ridurre gli scarti e massimizzare il recupero di materia.
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Trasparenza e tariffazione come leve di fiducia
Secondo Cittadinanzattiva, solo poco più della metà delle italiane e degli italiani ritiene adeguato il servizio di raccolta rispetto al prezzo pagato. Rafforzare la trasparenza dei costi e rendere strutturale la tariffazione puntuale può contribuire ad aumentare la fiducia dei cittadini, migliorare la partecipazione e incentivare comportamenti virtuosi. Ridurre le disuguaglianze territoriali, potenziare la comunicazione e rendere visibili i risultati ambientali emergono come condizioni chiave per trasformare la Tari da percezione di tassa a vero servizio pubblico, in linea con gli obiettivi di economia circolare e sviluppo sostenibile.
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