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Alta sostenibilità: il rapporto Ipcc e la crisi energetica esacerbata dal conflitto. Quali risposte?
Entro tre anni è possibile installare 60 GW di fonti rinnovabili nel nostro Paese. Se ne è discusso su Radio Radicale nella rubrica ASviS condotta da Manieri e Viettone, ospiti Benedettini, Federico, Speroni. [VIDEO] 7/3/22
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“Il rapporto dell'Ipcc con uno sguardo all'attualità su transizione energetica e crisi ucraina” è il titolo dell’ultima puntata di Alta sostenibilità, la rubrica ASviS andata in onda il 7 marzo su Radio Radicale e condotta da Valeria Manieri e Ruggero Po. Gli ospiti della trasmissione sono stati Simona Benedettini (economista dell’energia) Toni Federico (coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 7 e 13), Donato Speroni (responsabile del sito Futuranetwork.eu).
Donato Speroni, responsabile del sito Futura Network
#Altasostenibilità @RadioRadicale - @Dospe https://t.co/PKGWPgaz7I: L'Ipcc ci ricorda che già ora parte dell’umanità subisce gli effetti della crisi climatica. Bisogna agire sulla mitigazione e sull'adattamento. All'Italia manca un Piano di adattamento al cambiamento climatico.
— ASviS (@ASviSItalia) March 7, 2022
In apertura del dibattito Speroni ha ricordato che dall’ultimo rapporto Ipcc su impatti e adattamento al cambiamento climatico “emergono due questioni. La prima è che viene ulteriormente chiarito che già ai livelli attuali una parte rilevante dell’umanità subisce gli effetti del cambiamento climatico. In prospettiva addirittura si parla che oltre tre miliardi di persone possono essere colpite dagli effetti negativi. La seconda cosa è che, oltre a un ritardo nelle politiche di mitigazione, ora si segnala quello nelle politiche di adattamento, e questo riguarda molto anche l’Italia. L’ultimo piano sul tema è stato fatto in bozza dall’allora ministero dell’ambiente nel 2018. Da allora non si è mai discusso di un vero Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. L’unica ricerca è quella fatta dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, commissionata a un gruppo di lavoro presieduto da Carlo Carraro, che arriva alla conclusione che solo sulle infrastrutture i lavori necessari per ridurre gli impatti del cambiamento climatico richiedono due miliardi di euro l’anno di spesa fino al 2030, e cinque miliardi all’anno fino al 2050. Per quanto riguarda invece gli approvvigionamenti all’Italia mi ha molto colpito l’intervista dell’amministratore delegato dell’Enel Starace, che citava un documento di Elettricità Futura nel quale si dice che è possibile entro tre anni attivare 60 Gigawatt di energie rinnovabili. Perché non le abbiamo attivate fino a ora? Soprattutto per difficoltà di carattere burocratico. Stesse difficoltà che ci sono, per esempio, nella costruzione di nuovi rigassificatori. Penso dunque sia possibile cambiare politica energetica ed è possibile anche farlo nel breve”.
Toni Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 7, Energia pulita e accessibile, e Goal 13, Lotta al cambiamento climatico
#Altasostenibilità @RadioRadicale - @tonifederico42 @susdefItalia: @E_Futura ha dichiarato di avere 85 miliardi di euro pronti per mettere a terra 60 GW di installazioni rinnovabili in tre anni, bloccate nel nostro Paese soprattuto per la burocrazia. Cosa stiamo aspettando?
— ASviS (@ASviSItalia) March 7, 2022
Per Federico “la crisi climatica, rispetto alle altre che stiamo affrontando come quella del Covid e del conflitto in Ucraina, ha di diverso la sua evoluzione temporale. Mentre le altre crisi non lasciano spazio a scetticismo e a discorsi di tipo negazionista, la crisi climatica è ancora avvolta da opportunismi di vario tipo. E lo vediamo anche oggi, quando si fa per esempio riferimento ai rifornimenti di gas russo: dovremmo essere noi a rinunciarvi. L’Ipcc nel suo ultimo rapporto ci ricorda che se rinviamo ancora una serie di politiche di contrasto al riscaldamento globale sarà troppo tardi. Non bisogna pensarci al 2030, ma bisogna agire ora. È questo in sostanza il messaggio di allarme che deve passare. La mia idea, è che siamo in un quadro guidato da soggetti come l’Eni che ci sta spingendo verso la ripresa di attività legate all’acquisizione di petrolio. Anche il governo non appare del tutto coerente, non è chiaro dove vogliamo andare. Aggiungo al discorso di Speroni che Elettricità Futura rappresenta un gruppo di industriali, persone che hanno dichiarato di avere 85 miliardi di euro pronti per mettere a terra queste installazioni rinnovabili in tre anni. Un atto rivoluzionario, basti pensare che in genere un impianto innovativo impiega almeno sette anni per ricevere il via libera nel nostro Paese, ma cosa altro serve? Con queste soluzioni noi nel giro di poco tempo potremmo far fuori il gas russo. Da non sottovalutare l’iniziativa dell’Unione dell’energia europea, che comporta stoccaggi unificati, programmazione unica e rete integrale. È su questa strada che dobbiamo procedere”.
Simona Benedettini, economista dell’Energia
#Altasostenibilità @RadioRadicale - Simona Benedettini (economista dell'energia): Le soluzioni emergenziali non devono invertire la rotta della decarbonizzazione europea di lungo periodo. La stessa Ue dice che è con le tecnologie pulite che usciremo dalla dipendenza energetica.
— ASviS (@ASviSItalia) March 7, 2022
Visto quanto sta accadendo in Ucraina, “nel breve periodo è inevitabile attuare soluzioni emergenziali, per non rischiare di restare a corto di energia, come quella paventata da Draghi di riaprire le centrali a carbone”, ha dichiarato Benedettini. “Si tratta di soluzioni che non devono però invertire la rotta della decarbonizzazione europea di lungo periodo. La stessa Commissione Ue ci dice che l’unica vera soluzione è continuare a investire in tecnologie pulite, solo questo produrrà un abbassamento dei prezzi dell’energia elettrica e farà ridurre la dipendenza energetica da altri Paesi. Per quanto riguarda il caso italiano, circa 26miliardi di metri cubi di gas dei 76 che consumiamo ogni anno provengono dalla Russia. Come sostituirli? Intanto, come dichiarato dal ministro Cingolani, aumenteremo l’estrazione nei nostri confini, che dovrebbe portare ad altri 2,6 miliardi di metri cubi l’anno che, insieme all’attuale estrazione, porteranno a cinque miliardi di metri cubi estratti da riserve sul nostro territorio. Attraverso l’Europa abbiamo poi già avviato un dialogo con i principali esportatori di gas naturale liquefatto, come Qatar e Stati Uniti”.
Di Ivan Manzo
RIASCOLTA L’ULTIMA PUNTATA – Alta sostenibilità - I goal per lo sviluppo sostenibile nel nuovo disordine mondiale
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