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Presentato alla Camera il disegno di legge di ratifica degli Accordi di Parigi
Il testo governativo che porterà alla approvazione di COP21 è stato presentato l’11 ottobre alla Camera. Impegna tra l’altro l’Italia al versamento al Fondo per il clima e consentirà di partecipare a pieno titolo alla Conferenza di Marrakech.
A meno di un mese dall’apertura di COP22 a Marrakech (Marocco), lunedì 10 il Ministro degli Esteri e della Cooperazione allo Sviluppo, Paolo Gentiloni, ha presentato alla Camera il disegno di legge di ratifica ed esecuzione degli Accordi di Parigi (COP21), che era stato approvato il 4 ottobre dal Consiglio dei Ministri.
L’Italia, dunque, se pur in ritardo rispetto ad altri sette Stati membri dell’Ue (Austria, Francia, Germania, Malta, Portogallo, Slovacchia e Ungheria), attiva la procedura di ratifica: sarà ora il Parlamento a dover procedere nel più breve tempo possibile al completamento dell’esame del ddl.
La COP22, infatti, riunirà solo gli Stati che hanno ratificato l’Accordo di Parigi.
Per poter prendervi parte è necessario,quindi, depositare quanto prima all’Onu gli strumenti di ratifica.
La Costituzione prevede che il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica sia approvato dalle Camere secondo la procedura ordinaria, escludendo, dunque, procedure d’esame abbreviate; tuttavia, il disegno di legge presentato dal Ministro degli Esteri è snello e per questo non dovrebbe impiegare troppo tempo per il passaggio alle Camere: l’obiettivo dell’Italia deve essere quello di partecipare alla ormai prossima COP22 non solo come osservatore, ma come Parte a tutti gli effetti per discutere dell’implementazione degli Accordi del 12 dicembre scorso.
Come per il Protocollo di Kyoto, anche per l’Accordo di Parigi l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno optato per l’adempimento congiunto, ai sensi dell’articolo 4 dell’Accordo stesso; pertanto, all’atto di depositare lo strumento di ratifica, saranno tenuti a notificare un accordo di attuazione congiunta (cosiddetto joint fulfillment agreement) che definisca chiaramente il riparto degli impegni tra i singoli Stati.
Il disegno di legge prevede il versamento del contributo italiano al Green Climate Fund, pari a 150 milioni di euro per il triennio 2016-2018, fondi già stanziati dalla legge di stabilità 2016.
Durante i lavori della COP 16, infatti, è stato istituito il Fondo verde per il clima come parte del meccanismo finanziario della Convenzione quadro delle Nazioni Unite.
Allo stato attuale sono stati versati 9,9 miliardi di euro da parte degli Stati sui 10,3 previsti: la quota di contribuzione italiana, dunque, rappresenta gran parte dei fondi mancanti, considerando che, su 46 firmatari, il nostro paese fa parte dei 6 Stati che ancora non hanno sottoscritto per intero il proprio contributo.
I firmatari degli Accordi di Parigi, come noto, si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra per arrivare alla temperatura globale di 1,5°: si tratta di un impegno che significa, per l’Italia, la riduzione di emissioni dagli attuali 430 a 260 milioni di tonnellate di CO2. Per questo è necessario un piano d’azione a tappe intermedie, nell’ottica di una totale de-carbonizzazione entro il 2050.
Gli impegni dei Paesi europei saranno applicabili a partire dal 2021, dal momento che fino al 2020 l’Unione Europea è già vincolata dagli obblighi previsti dall’Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto firmato nel 2012.
Quanto alla distribuzione degli obblighi di mitigazione fra gli Stati membri dell’Unione Europea, essi sono in fase di determinazione: si sta lavorando alla revisione della direttiva Emission Trading e all’attuazione dello strumento cosiddetto Effort Sharing, cioè condivisione degli sforzi fra i paesi membri.
Il prossimo Consiglio che riunirà i Ministri dell’Ambiente dell’Unione sarà il 17 ottobre e discuterà anche di questo.
Il disegno di legge è disponibile qui
di Carlo Maria Martino