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Global Peace Index: violenza e terrorismo costano al mondo trilioni di dollari
Secondo il Global Peace Index, che assegna l’ultimo posto alla Siria e il primo all’Islanda nella classifica della pace, il terrorismo e i conflitti sono costati all’economia mondiale 13,6 trilioni di dollari nel 2015, ovvero il 13,3% del PIL mondiale.
L’Institute for Economics and Peace, un team internazionale di esperti di pace che ogni anno dal 2008 pubblica il Global Peace Index (o Indice Mondiale della Pace), si occupa di misurare la pace. Il Global Peace Index fornisce una classificazione basata sulla tendenza dei Paesi a essere considerati pacifici. Tra i vari indicatori utilizza il livello di violenza all’interno di un paese, la presenza del crimine organizzato, le spese militari, il disordine sociale, il numero di reati violenti e il rischio di possibili azioni terroristiche.
Secondo il Global Peace Index 2016, che ha preso in esame 163 Paesi, l’Islanda risulta essere la nazione più pacifica al mondo, con il massimo della stabilità e tranquillità per i propri cittadini. È seguita da Danimarca, Austria, Nuova Zelanda e Portogallo. Ultima invece la Siria, preceduta dal Sudan del Sud, Iraq, Afghanistan e Somalia. Il cosiddetto MENA (Middle East and North Africa) rimane la regione meno pacifica. L’Italia è trentanovesima.
Sebbene i livelli di pace siano migliorati in 81 Paesi, sono 79 le nazioni in cui si è registrata invece una diminuzione della pace. Il divario di disuguaglianza di pace è in aumento e si ripercuote sui miglioramenti. Infatti, si è evidenziata una progressiva diminuzione del livello di pace mondiale nel corso degli anni, con una riduzione dello 0,53% rispetto al 2015 e del 2,44% rispetto al 2008.
Tra le principali cause della riduzione della pace si includono l’intensificarsi delle guerre, l’instabilità politica e il terrorismo. Si è registrato infatti l’80% dei decessi in più per terrorismo rispetto allo scorso anno e sono solo 69 i Paesi in cui non si sono verificati atti terroristici. Sebbene l’attività terroristica sia concentrata in cinque Paesi, l’impatto a livello globale è in aumento. Guerre e instabilità politica hanno portato invece a un aumento delle migrazioni, con cifre mai raggiunte negli ultimi 60 anni: il numero dei rifugiati e degli sfollati interni è raddoppiato dal 2007 al 2015, raggiungendo quasi i 60 milioni.
La violenza costa all’economia mondiale il 13,3% del PIL mondiale, ovvero 1.876 dollari a persona nel mondo. I costi derivano dalle perdite per i conflitti, le spese militari, le spese per la sicurezza interna e le perdite dovute a crimini e violenza interpersonale. Con una riduzione della violenza del 10%, si potrebbero risparmiare 1,36 trilioni di dollari da investire in attività e risorse economiche annuali.
Il Global Peace Index di quest’anno si è soffermato anche sull’obiettivo di sviluppo sostenibile 16 su Pace e Giustizia, evidenziando come per la prima volta le Nazioni Unite abbiano riconosciuto formalmente il ruolo centrale della pace per il raggiungimento di uno sviluppo mondiale. Secondo il rapporto, sebbene alcuni target siano solo parzialmente misurabili, esistono dati sufficienti per il progresso, ed è necessario un impegno concreto (in termini di tempo e investimenti) per misurare adeguatamente l’obiettivo 16.
Per scaricare il Global Peace Index 2016 clicca qui
di Flavia Belladonna