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La Banca Mondiale affronta il problema della misurazione degli Obiettivi di sviluppo
L’edizione 2016 del World Development Indicators (WDI) si distingue dalle precedenti in quanto tiene conto dei 17 Sustainable Development Goals e dei 169 target fissati dall’Onu, anche con il fine di stimolare il dibattito sui problemi di misurazione.
La World Bank ha recentemente diffuso la nuova edizione dei World Development Indicators (WDI) 2016, una interessante e ampia raccolta di statistiche internazionali, ufficiali e comparabili, relative allo sviluppo globale e alla qualità di vita delle popolazioni. La nuova edizione si distingue dalle precedenti in quanto tiene conto dei 17 Sustainable Development Goals e dei 169 target fissati dall’Onu nel dicembre del 2015 e si concentra su indicatori utili a misurare gli SDGs.
Per ciascuno dei 17 goal, gli esperti della World Bank hanno selezionato indicatori che identificano e analizzano le principali tendenze e le sfide, anche con il fine di stimolare il dibattito sui problemi di misurazione. L’approfondimento richiederà infatti un coinvolgimento sempre maggiore degli istituti statistici nazionali e di altre istituzioni pubbliche e private. Le novità del WDI 2016 riguardano anche l’aggiornamento dei principali indicatori per 214 paesi e 14 gruppi di paesi organizzati in 6 aree: visione globale, popolazione, ambiente, economia, stato e mercato, partnership. La pubblicazione principale è a pagamento, mentre sono disponibili on line e scaricabili sia documenti di sintesi che l’archivio dati con tabelle e grafici (data.worldbank.org/wdi). Una presentazione interattiva degli indicatori chiave per valutare gli SDGs è disponibile su data.worldbank.org/sdgs.
Qualche breve esempio tratto dai documenti sopracitati, in particolare dal WDI-2016-highlights-featuring-sdgs-booklet, dimostra chiaramente quanto gli indicatori elaborati dalla World Bank possano essere utili per l’analisi riferita agli SDGs.
Goal 1 Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo
Nel 2012, il 13% della popolazione mondiale viveva al di sotto della soglia di povertà fissata a livello internazionale a $1.90 al giorno: nel 1990 la percentuale era pari al 37%.
Nonostante i progressi, resta ancora molto da fare, specialmente per migliorare i sistemi di protezione sociale nei paesi a basso reddito.
Goal 2 Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile
Negli ultimi 25 anni la quota di popolazione mondiale che soffre la fame è diminuita molto; l’incidenza della malnutrizione è scesa dal 19 all’11%, ma resta elevata nei paesi a basso reddito e in particolare fra i bambini sotto i 5 anni e le donne incinte.
Goal 5 Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze
Nonostante un generale miglioramento della situazione, permane un forte gap tra uomini e donne: metà delle donne risulta economicamente attiva rispetto ai 3/4 degli uomini. Il costo di questa disparità è un minore sviluppo globale. Ancora diffuse la violenza e la discriminazione contro le donne, frequenti i matrimoni precoci e carente il pari godimento dei diritti civili.
Goal 7 Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
Tra il 1990 e il 2013 l’utilizzo globale dell’energia è aumentato del 54%, più del corrispondente aumento della popolazione (36%). Restano ancora lontani tuttavia dalla disponibilità di energia elettrica oltre un miliardo di persone. Le fonti rinnovabili di energia si stanno diffondendo, in particolare nei paesi a più alto reddito, ma ancora c’è molto da migliorare perché la quota sul totale delle fonti energetiche è bassa, intorno al 18%.
Goal 10 Ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni
I target di questo goal sono fortemente intrecciati con quelli di molti altri goal; l’ineguaglianza riguarda infatti molti contesti: il reddito tra paesi diversi e la situazione interna al singolo paese misurata per genere, età, disabilità, razza, religione, opportunità.
Il target 10.1 prevede di raggiungere e sostenere progressivamente la crescita del reddito del 40% più povero della popolazione a un tasso superiore rispetto alla media nazionale. In 56 su 94 paesi nel periodo 2007-2012 il reddito pro capite del 40% più povero della popolazione è cresciuto più della media.
di Antonella Crescenzi