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Integrare gli SDGs nel business europeo
Si è concluso da pochi giorni a Bruxelles l'incontro organizzato dall'EESC (European Economic and Social Committee), che ha incoraggiato l'Europa a integrare pienamente l'Agenda 2030 nella sue politiche di sviluppo.
Incoraggiare l'Europa ad assumere la leadership globale nella strategia di implementazione dei Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite.
E' questa la conclusione principale dell'incontro "How to make SDGs Europe's Business", che si è tenuto il 30 e 31 maggio a Bruxelles, organizzato dall'European Economic and Social Committee (EESC), dal MInistero degli Esteri olandese, da SDG Charter e dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN), al quale era presente anche Asvis.
"L'aspetto più significativo di questa nuova agenda globale è che in un mondo in cui tensioni, egoismi nazionali e conflitti sono in aumento, i leader mondiali hanno raggiunto un accordo su una visione comune e una tabella di marcia che affronta le grandi sfide globali del nostro tempo: debellare la povertà, garantire il benessere e il rispetto dei diritti umani, la pace e la salvaguardia del nostro pianeta", ha dichiarato il presidente EESC Georges Dassis.
I partecipanti, centinaia di delegati rappresentativi di diversi stakeholder da tutta Europa, hanno convenuto che l'Agenda 2030 deve essere percepita come un'occasione d'oro per l'economia europea: un contributo essenziale verso una UE sempre più socialmente inclusiva e sostenibile, con un impatto positivo sulla vita di milioni di persone. Come è stato da più parti sottolineato, l'Europa si trova in una posizione privilegiata rispetto al resto del mondo, ma i politici devono uscire dallo short-termism, evitare di centrare il dibattito solo sul passato e sul tema dell'immigrazione, impegnandosi su una strategia globale a lungo termine per integrare gli SDGs in modo coerente nella politica interna ed esterna dell'UE.
In questo scenario, come sottolineato da Paul Polman, CEO Unilever, serve "un nuovo contratto sociale tra business, governi e società civile", tenendo in considerazione che il Goal 17, quello sulle partnership multistakeholder, può rappresentare un fattore abilitante decisivo per la realizzazione di tutti gli altri obiettivi.
"Il modello europeo resta il migliore al mondo per lo sviluppo sostenibile", evidenzia Jeffrey Sachs, direttore SDSN. Ciò nonostante, il Presidente EESC Dassis ha anche espresso qualche preoccupazione per il Vecchio Continente, che appare un po' esitante nell'attuazione dell'Agenda 2030. "Gli SDGs devono essere attuati subito, tradotti in nuovi modelli di business, per raggiungere una situazione win-win, a beneficio delle condizioni di vita e di lavoro delle persone e delle imprese".
Con i suoi 350 membri provenienti da tutte le organizzazioni di rappresentanza delle parti sociali e di altri gruppi della società civile dei 28 Stati membri dell'UE, l'EESC è un garante che la società civile possa svolgere un ruolo importante nella realizzazione degli SDGs. Questi obiettivi possono diventare efficaci solo attraverso un forte approccio multistakeholder che metta i governi insieme con i cittadini, le organizzazioni della società civile, le comunità locali, il settore privato, i sindacati e gli altri portatori di interessi. Dassis ha anche auspicato che la Commissione UE riesca ad assicurare, relativamente all'Agenda 2030, un alto livello di impegno da parte di tutti gli Stati membri.
Da segnalare infine che, nel corso della sua ultima sessione plenaria il 26 maggio, l'EESC ha deciso di proporre la creazione di un Forum europeo per lo sviluppo sostenibile, per contribuire a facilitare il dialogo tra le varie parti interessate.
Per saperne di più: http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.events-and-activities-european-sdg
di Giulio Lo Iacono