Notizie
La società civile all’Ue: vogliamo un’Europa più giusta, equa e inclusiva
Diverse organizzazioni, tra cui l’ASviS, in una dichiarazione congiunta richiamano le istituzioni europee all’urgenza di una strategia adeguata per il rispetto dei diritti e della prosperità dell’Unione. 15/1/20
L’8 gennaio a Milano oltre 40 organizzazioni della società civile, tra cui l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta su iniziativa del Movimento europeo che avanza una serie di proposte per migliorare le prospettive finanziarie e democratiche dell’Europa alla Commissione europea, al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio dell’Unione europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato europeo delle Regioni.
Il documento dal titolo “Empower citizens for the future of Europe” richiama alla necessità di mettere in piedi una strategia che tenga conto degli impatti derivanti dalla crisi climatica, dalla crescita delle disuguaglianze, dalla Brexit, dalla mancanza di trasparenza delle informazioni, dalla violazione dei diritti delle persone, dall’instabilità planetaria e dal fenomeno migratorio. L’obiettivo delle organizzazioni firmatarie è di tutelare lo “stato di diritto”, in modo da rispettare i valori comuni presenti in tutti gli Stati membri e, ispirandosi agli articoli due e tre presenti nel trattato Ue e alla Carta dei diritti fondamentali, di spingere le istituzioni europee verso la creazione di un’Europa più giusta, equa, resiliente e inclusiva.
“Lo stato di diritto è al centro del sistema dell’Unione e richiede il rispetto della legalità, dell'uguaglianza dei cittadini, della certezza del diritto, dell'indipendenza della magistratura, della responsabilità dei decisori e della tutela dei diritti umani”, si legge nella dichiarazione, “chiediamo la creazione di un meccanismo oggettivo e imparziale che verifichi l'applicazione dei valori dell'Unione europea da parte di tutti gli Stati membri”.
Negativo il giudizio che viene dato al quadro finanziario pluriennale (dal 2021 al 2025 e dal 2026 al 2030) predisposto dall’Unione negli ultimi mesi, definito inadeguato per soddisfare l’agenda che l’Ue si è posta su coesione sociale, ruolo dei giovani, migrazione e gestione delle frontiere, sicurezza e politica estera, ricerca, investimenti e trasformazione digitale. Per rendere il piano maggiormente virtuoso il documento chiede alla Commissione europea, al Parlamento europeo e al Consiglio europeo di: “ridefinire la programmazione; aprire un dialogo con la società civile; garantire prospettive finanziare coerenti con l’Agenda 2030 e il Green deal europeo; dare al Parlamento maggiore potere in materia di risorse proprie”.
La nuova Commissione presieduta da Ursula von der Leyen ha annunciato l’intenzione di voler instituire una “Conferenza sul futuro dell’Europa”, iniziativa che servirà a dare spazio ai cittadini europei per esprimere la propria visione su come deve diventare l’Europa dei prossimi anni. Sul tema il documento suggerisce che venga conferito alle associazioni rappresentative e alle Ong un ruolo importante e “che la Conferenza sia preceduta da una dichiarazione comune europea elaborata dai premi Nobel europei e dai movimenti giovanili in occasione dei 70 anni dalla Dichiarazione Schuman per offrire una visione dell’Unione nel 21esimo secolo che dia attuazione agli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030”. Inoltre, le raccomandazioni che scaturiranno dalla Conferenza dovrebbero portare a una più stringente collaborazione tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali per ribadire il chiaro concetto che “la sovranità appartiene al popolo”.
Infine, durante la Conferenza dovrebbe essere definita una tabella di marcia, basata sui rapporti dell’Onu e della Banca mondiale, in grado di accelerare l’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
di Ivan Manzo