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Paesi Ocse: aumentano i migranti per lavoro e per ricongiungimento familiare
Secondo l’International Migration Outlook 2019, lo scorso anno i flussi migratori versi i Paesi dell’Ocse sono aumentati del 2%. Diminuiscono le domande di asilo politico mentre aumentano le domande di richieste permanenti. 8/10/2019
Sono 5,3 milioni i migranti permanenti nei Paesi dell’Ocse. Lo dice il rapporto “International Migration Outlook 2019”, diffuso a Parigi dall’Ocse lo scorso 18 settembre, che fa il punto sui recenti sviluppi dei flussi migratori e sulle politiche adottate nei Paesi dell’Ocse. La migrazione è un tema caldo per molti Paesi; molti cittadini sono preoccupati per l’entità e composizione dei migranti, per il loro impatto sull’economia e per l’integrazione nella società. Molte di queste preoccupazioni sono attribuibili alla scarsa informazione sull’argomento.
Secondo i dati diffusi dall’Ocse le domande di asilo sono diminuite del 35% rispetto agli anni passati, così come è diminuito del 28% il numero dei rifugiati regolarmente registrati. “Attraversiamo un periodo storico in cui - sottolinea il Report - molti Paesi adeguano politiche e programmi per i migranti al fine di migliorarne la selezione, l’inserimento attivo nel mondo del lavoro e nella comunità ospitante”.
Nel 2018 le prospettive occupazionali dei migranti hanno registrato un ulteriore miglioramento, confermando il trend positivo osservato negli ultimi cinque anni. Nei Paesi Ocse più del 68% dei migranti lavora e il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 9%. La migrazione temporanea per lavoro è aumentata in modo significativo nel 2017, raggiungendo i 4,9 milioni, il livello più alto da quando si registrano i dati. La Polonia è la principale destinazione, superando persino gli Stati Uniti. Tuttavia, i giovani immigrati e gli immigrati con scarsa istruzione continuano ad avere difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro.
Nell'Unione europea, lo sviluppo delle politiche negli Stati membri è stato possibile grazie al recepimento delle direttive Ue riguardanti lavoratori altamente qualificati, studenti e ricercatori.
In Austria, ad esempio, sono stati modificati i criteri della Red White Red Card, necessaria per chi intende stabilizzarsi definitivamente e dimostra di essere in possesso di un impiego adeguato. Dall’inizio del 2019 vengono assegnati più punti all'esperienza lavorativa e alle competenze linguistiche. Di contro però, i giovani candidati con un'esperienza lavorativa limitata hanno meno probabilità di ottenere un permesso a meno che non abbiano forti competenze linguistiche.
In Belgio, nel dicembre 2018, è stata introdotta una legislazione che modifica le condizioni di ammissione dei cittadini extracomunitari che intendono entrare nel mondo del lavoro. Il nuovo modello differenzia la durata dei permessi in base a tre diverse categorie di lavoratori: altamente qualificato; lavori specializzati in settori carenti di personale; lavoratori con particolari condizioni socioeconomiche tali da giustificarne l’assunzione, ma che sono già stati testati nel mercato del lavoro. I permessi per la prima categoria possono essere rilasciati per una durata massima di tre anni. I salari sono imposti per legge e vengono ridotti per i lavoratori di età inferiore ai 30 anni, condizioni che possono variare in base al tipo di occupazione.
L’Italia, nell’ottobre 2018 ha approvato la nuova riforma sulla migrazione e sui richiedenti asilo, modificando alcuni elementi del sistema. Le motivazioni per il rilascio dei permessi per motivi umanitari sono state rese meno discrezionali e limitate a particolari casi, come ad esempio violenza domestica, tortura, lavori forzati e traffico umanitario. Le richieste di asilo politico sono diventate più snelle, almeno per le persone che arrivano da Paesi sicuri, e sono stati istituiti nuovi tribunali per smaltire le domande arretrate.
In Bulgaria, è diventato più facile reclutare lavoratori stranieri. La percentuale massima di lavoratori stranieri ammessa da parte delle imprese è aumentata dal 10% al 25% (35% per le piccole e medie imprese). Le condizioni per l'emissione della Carta blu Ue, un particolare tipo di permesso di soggiorno rilasciato agli stranieri altamente qualificati, sono state semplificate e il test per entrare nel mercato del lavoro è stato abolito.
Durante il biennio 2017-2018, sottolinea il Report, molti Paesi hanno adottato strategie volte a sostenere l’integrazione dei migranti, oltre che nel lavoro, anche nella vita di comunità. In Polonia a partire dal 2018, i possessori di un’autorizzazione che concede l’accesso al mondo del lavoro, hanno diritto a un assegno che copre le spese scolastiche dei loro figli. La Francia ha adottato una nuova legge sulla richiesta di asilo politico e sull'immigrazione, rendendo più efficace l’integrazione. Per raggiungere questo obiettivo, il governo prevede di migliorare il supporto sociale e amministrativo, triplicando i fondi per il programma Hope (alloggio, orientamento, percorsi verso l'occupazione), che offre otto mesi di formazione linguistica e opportunità di apprendistato in settori come l'edilizia. La nuova legge mira inoltre a fornire 20mila unità abitative per i rifugiati e istituisce strutture specifiche per le donne rifugiate.
Un altro fattore interessante, continua il Rapporto, riguarda la migrazione familiare, persone che migrano per ricongiungersi o unirsi ai propri cari. Secondo i dati Ocse, questo genere di migrazione è aumentata del 9%, portando gli afflussi totali di migranti familiari al 40%, più di ogni altra categoria. I ritardi nel ricongiungimento, sottolinea il Rapporto, influiscono negativamente sulle prospettive di integrazione.
I dati evidenziano che i coniugi che si riuniscono dopo dieci anni o più, guadagnano meno rispetto ai migranti che si trasferiscono in coppia. Inoltre, i coniugi che arrivano in un secondo momento, hanno meno probabilità di apprendere correttamente la lingua del Paese ospitante. I bambini migranti che arrivano in età prescolare, sembrano meglio integrati rispetto ai migranti arrivati in età scolare, soprattutto in termini di competenza linguistica.
Secondo l’Ocse, i responsabili politici dovrebbero considerare attentamente il ruolo del ricongiungimento familiare per attrarre e trattenere i migranti più qualificati. Le condizioni, le procedure per il ricongiungimento e le condizioni per l'accesso al mercato del lavoro dei familiari, sono fondamentali per aumentare l'attrattiva di un Paese da parte dei migranti.
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di Tommaso Tautonico