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Contro le diseguaglianze, 10 euro all'ora come salario minimo e più istruzione
Il Forum Diseguaglianze Diversità indica le politiche per rendere la formazione della ricchezza più inclusiva, intervenire nei luoghi di maggiore fragilità e favorire l’integrazione dei lavoratori nelle imprese [VIDEO] 27/3/2019
Quindici proposte che mettano al centro della politica la lotta contro le disuguaglianze, intervenendo su una forbice che negli ultimi 30 anni si è allargata e che oggi impedisce a gruppi sempre più numerosi della popolazione “l'accesso alla ricchezza comune e a servizi fondamentali che hanno a che fare con il riconoscimento di se stessi e dei propri valori”. Con queste parole Fabrizio Barca, membro del comitato promotore del Forum disuguaglianze diversità ed ex ministro per la Coesione territoriale, è intervenuto lunedì 25 marzo alla presentazione del report “15 proposte per la giustizia sociale”. Il documento, che è stato realizzato grazie all'impegno collettivo di tutte le realtà del forum e di circa 100 ricercatori, propone un pacchetto di azioni collettive e di politiche che intervengano, in particolare, su tre meccanismi di formazione della ricchezza: il cambiamento tecnologico, la relazione tra impresa e lavoro, il passaggio generazionale.
Sul piano dello sviluppo della tecnologia, il report è molto preciso: infatti, se è vero che le conoscenze grazie a internet sono più accessibili, appare anche ragionevole porre dei limiti alla protezione della proprietà intellettuale. In particolare, in campo sanitario il livello dei prezzi di alcuni farmaci è semplicemente “intollerabile”. “Esiste un problema di livello dei prezzi ed è dominato dalla proprietà intellettuale” sintetizza Francesca Moccia, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva. Per liberare la circolazione delle idee, utili anche sul piano medico, il documento propone “il modello Ginevra”: da un lato creare degli hub europei per le imprese produttrici di beni e servizi di interesse pubblico, dall'altro permettere di consultare il patrimonio di dati prodotto con i fondi pubblici. Per riuscire in questa transizione è necessario anche un cambio di passo da parte delle imprese pubbliche, chiamate a sviluppare strategie di crescita a medio-lungo termine non “rivolte esclusivamente al profitto” ma all'interesse dei cittadini.
Un processo a cui deve necessariamente partecipare anche il mondo dell'università, mettendo al centro della ricerca e dell’insegnamento la giustizia sociale, “rimuovendo le disuguaglianze di fatto”, rendendosi effettivamente “istituzione della Repubblica” spiega Marco Ruotolo, prorettore dell'ateneo di Roma Tre con delega per i rapporti con scuole, società e istituzioni. Il cambiamento deve coinvolgere anche la ricerca privata, introducendo questi parametri nei criteri per l’allocazione dei finanziamenti pubblici. Il report vuole, inoltre, sviluppare una rete che colleghi piccole e medie imprese con il mondo dell'università, proprio al fine di diffondere le conoscenze più aggiornate a quella parte del mondo produttivo che ne è stata fino ad ora tenuta un po’ ai margini.
Nel futuro l'Italia si troverà ad affrontare i rischi dovuti al controllo di dei dati personali da parte dei colossi di internet. Su questo tema una risposta è venuta dalle città metropolitane che hanno costituito “una grande alleanza europea e internazionale sui temi della relazione con questi grandi operatori” ha sottolineato Cristina Tajani, assessora alle politiche del lavoro, attività produttive, commercio e risorse umane del comune di Milano. L'uso incontrollato dei dati personali sta creando gravi rischi soprattutto per i ceti più fragili, a vantaggio di pochi monopoli.
Il Forum propone di avviare una iniziativa di ampio raggio per indirizzare le nuove tecnologie verso la giustizia sociale. Per esempio, occorre intervenire nei luoghi di maggiore fragilità (periferie, aree interne) proponendo strategie di sviluppo rese possibili grazie alle nuove tecnologie, migliorando e rinnovando la pubblica amministrazione. Un cambiamento che dovrà passare per l'acquisizione di beni e servizi attraverso gare d'appalto innovative, sul modello di altri Paesi europei. In sostanza, occorre tutelare le aree fragili del paese per difendere i ceti più deboli.
Negli ultimi 30 anni il mondo del lavoro è cambiato radicalmente: i sindacati hanno perso ruolo e potere, mentre i salari sono cresciuti meno della produttività. “Come facciamo a riequilibrare questa situazione? ”si chiede Daniele Checchi docente di Economia all’Università degli Studi di Milano. In Italia il 10% dei lavoratori riceve un salario inferiore del 20% al minimo salariale. Il Forum propone di alzare il salario minimo, portandolo a 10 euro l'ora, senza distinzioni geografiche. Questo per fermare il processo di perdita di potere contrattuale che “la precarizzazione dei lavoratori ha portato”. Al tempo stesso occorre istituire dentro le imprese dei consigli del lavoro e della cittadinanza con l'obiettivo di integrare i dipendenti (ma anche gli altri stakeholders) nel processo decisionale delle aziende e eventualmente favorire l'acquisto dell'impresa in crisi da parte dei sui lavoratori.
Infine, per scardinare la trasmissione delle diseguaglianze tra generazioni occorre ripensare la fiscalità sulle successioni: a questo proposito il documento propone una tassazione progressiva su tutte le eredità ricevute in vita. In Italia l'aliquota massima sulle eredità tra parenti diretti è del 4% circa, contro una media Ocse del 15%.
di William Valentini