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La sostenibilità conviene: fa risparmiare 26mila miliardi di dollari entro il 2030
A sostenerlo è la “Global Commission on the Economy and Climate” che, con il suo ultimo rapporto, dimostra quanto sia conveniente puntare su un’economia a bassa intensità di carbonio rispetto al business as usual. 11/9/2018
26mila miliardi di dollari, da qui al 2030. Parliamo della quantità di denaro che l’umanità potrebbe risparmiare grazie a un cambio di marcia sull’azione climatica. Un risparmio netto, in termini di minor costi da sostenere rispetto allo scenario “business as usual”, per difendersi dagli impatti negativi che il cambiamento climatico produrrà nei prossimi anni.
Convenienza ad agire, evidenziata nel rapporto “Unlocking the inclusive growth story of the 21st century: accelerating climate action in urgent times”, reso noto il 5 settembre, dalla Global Commission on the Economy and Climate, gruppo presieduto dall’ex presidente messicano Felipe Calderon insieme ad altre figure di spicco impegnate sull’argomento, tra cui l’economista Nicolas Stern.
Lo studio evidenzia che, pur avendo fatto dei passi avanti nelle tecnologie utilizzate quotidianamente e nei meccanismi di mercato, stiamo perdendo la battaglia climatica. Il processo di transizione non è abbastanza veloce e mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi che la comunità internazionale si è posta negli ultimi anni. E questo, nonostante i benefici offerti dal passaggio da un mondo basato sui combustibili fossili a uno più “pulito”, sia sotto l’aspetto del benessere e la salute delle persone, che di opportunità, data ad esempio dai nuovi posti di lavoro del comparto green.
“Stiamo sottovalutando enormemente i benefici di questo nuovo modello di crescita economica”, sostiene Stern, “i danni enormi che il cambiamento climatico è in grado di generare sono sempre più evidenti, e ci stiamo pericolosamente avvicinando al punto di non ritorno. Dobbiamo utilizzare questa nuova storia della crescita, combinazione molto attraente di città in cui possiamo muoverci, respirare ed essere produttivi, di infrastrutture sostenibili che non sono solo pulite ed efficienti, ma che resistono anche a condizioni climatiche estreme sempre più frequenti e gravi, e di ecosistemi più produttivi, robusti e resilienti”.
Il Rapporto mette in risalto le opportunità per la crescita di cinque sistemi definiti “chiave” per l’economia: energia, città, alimentazione, uso del suolo, acqua e industria.
Agire in modo deciso in questi settori porta diversi benefici, compresa la creazione di 65 milioni di nuovi posti di lavoro a basse emissioni di carbonio entro il 2030, equivalenti a quelli di tutta la forza lavoro del Regno Unito e dell'Egitto messi insieme. Inoltre, sempre al 2030, si potrebbero scongiurare 700mila morti premature per inquinamento atmosferico.
Ma per farlo, per usufruire dei vantaggi, fondamentali saranno i prossimi due/tre anni, capaci di influenzare gli investimenti del decennio successivo. Finestra di tempo decisiva, se si vuol mantenere l’aumento della temperatura media terreste al di sotto dei 2° centigradi (come stabilito dall’Accordo di Parigi).
“Priorità per un’azione urgente” è l’imperativo della Commissione che nel rapporto fornisce diverse linee guida indirizzate al mondo politico e decisionale.
Innanzitutto, occorre fissare un prezzo del carbonio adeguato. Al momento sono 70 i paesi che l’hanno adottato o pianificato, ma nella maggior parte dei casi i livelli dei prezzi sono troppo bassi per guidare la trasformazione. Per farlo, serve pure un aumento di consapevolezza, che può arrivare grazie al ruolo svolto dalla comunicazione nelle attività di divulgazione sui rischi finanziari legati al clima.
C’è poi la questione degli investimenti, da dedicare a infrastrutture sostenibili attraverso il supporto di programmi locali e nazionali.
Chiamato in causa pure il settore privato, motore necessario al cambiamento, da sfruttare per liberare l'innovazione e far avanzare la trasparenza nelle catene di approvvigionamento. Molte aziende e investitori stanno già dimostrando la loro leadership, ma per incoraggiarne sempre di più servono regolamenti e incentivi che non ostacolino il passaggio a un'economia più circolare. Occorre, dunque, scoraggiare chi svolge un’attività insostenibile, pure attraverso una riforma del sistema fiscale.
Infine, il gruppo di lavoro raccomanda un nuovo approccio, più incentrato sulle esigenze delle persone. In modo da redistribuire la ricchezza accumulata, garantire l’equità sociale, permettendo così una giusta ed equa transizione.
di Ivan Manzo