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Morti premature e capacità cognitive a rischio: troppi i danni da smog
A lanciare l'allarme due nuovi studi sull'inquinamento atmosferico, responsabile della diffusione di malattie degenerative e della riduzione dell'aspettativa di vita. In Italia si perdono in media quattro mesi a causa del fenomeno. 4/9/2018
Che lo smog rappresenti un pericolo per la salute umana è ormai risaputo e, per valutare in maniera accurata gli effetti di un’esposizione di lungo periodo, si moltiplicano gli studi. A fornire nuovi impressionanti dati sono le due recenti ricerche condotte in Cina dai ricercartori Xin Zhang, Xiaobo Zhang e da Xi Chen dell’americana Yale School of Public Health, “The impact of exposure to air pollution on cognitive performance” e quella realizzata dal team britannico, statunitense e canadese, pubblicato da “Environmental Science e Technology”, “Ambient PM2.5 Reduces Global and Regional Life Expectancy”.
Lo studio della Yale School of Public Health, reso noto il 27 agosto, avvisa che vivere per lungo tempo in zone dove spesso si sforano i limiti consentiti di inquinanti nell’aria potrebbe inficiare sulle prestazione cognitive delle singole persone. Secondo il gruppo di lavoro, che ha monitorato per quattro anni le proprietà di linguaggio e di calcolo di circa 20mila persone, gli effetti negativi dello smog crescono in base all’aumento delletà. Inoltre a essere colpite maggiormente risultano le persone meno istruite, dotate di una scarsa preparazione sulle tematiche ambientali che peraltro, corrispondono in larga parte proprio da chi svolge lavori manuali all’aria aperta. Sottoponendo dei test di matematica e di riconoscimento delle parole a un campione selezionato della popolazione, il team ha anche dimostrato che, oltre a difficoltà cognitive, l’inquinamento aumenta il rischio di contrarre malattie degenerative come l'alzheimer e altre forme di demenza, in linea con le affermazioni di altri studi di settore. Non è tutto: gli scienziati pensano che il particolato trasportato nell’aria sia capace di arrivare direttamente al cervello, aumentando anche il rischio di contrarre malattie depressive nell’individuo.
Il secondo studio, pubblicato dalla prestigiosa rivista “Environmental Science e Technology” il 22 agosto, illustra invece come lo smog influisca sull’aspettativa di vita degli abitanti dell’intero globo. Un dato che, seppur atteso, viene per la prima volta confermato da questa interessante ricerca che quantifica , nei vari Paesi del mondo, l'effettiva riduzione della vita umana in relazione alla scarsa qualità dell’aria. Per raggiungere il risultato e avere dati quanto più reali e aggiornati possibili è stato inoltre esaminato il particolato atmosferico inferiore alla grandezza di 2,5 micron (noto anche con la sigla Pm 2,5). Queste particelle così fini, prodotte soprattutto dalla combustione che avviene nelle centrali elettriche, in auto e camion, dagli incendi, dalle emissioni legate all’industria e all'agricoltura, sono infatti capaci di penentrare in profondità nell’organismo aumentando il rischio di attacchi cardiaci, ictus, malattie respiratorie e tumori.
“Il team ha utilizzato i dati provenienti dallo studio Global Burden of Disease per misurare l’esposizione all’inquinamento atmosferico da Pm 2,5 e le sue conseguenze in 185 Paesi. Abbiamo così potuto quantificare l’impatto nazionale sull’aspettativa di vita per ogni singolo Stato”, ha spiegato Joshua Apte della Cockrell school of engineering dell’università del Texas- Austin, coautore dello studio.
Il posizionamento dell'Italia non è dei migliori e a causa dello smog i cittadini hanno in media quattro mesi di aspettativa di vita in meno. Molto peggio, tuttavia, sono messe realtà africane come Egitto e Niger, dove l’inquinamento atmosferico accorcia di circa due anni la vita attesa; rinunciano a un anno e mezzo India e Arabia Saudita. In Cina, invece, si vive 15 mesi in meno.
Sintetizzando ne emerge che nei Paesi che fanno più affidamento a vecchie forme di energia e carburanti più “sporchi”, l’aspettativa di vita si riduce più della media globale, calcolata in una perdita di vita attesa di poco più di un anno.
di Ivan Manzo