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Diminuiscono gli investimenti nelle rinnovabili, carente il ruolo degli Stati
Lo Iea avverte: l’aumento del ruolo delle imprese di proprietà statale nel settore energetico non ha favorito l’evoluzione verso la sostenibilità. Calano anche gli incentivi alla efficienza energetica.
“Il settore dell'elettricità ha attratto la maggior parte degli investimenti energetici nel 2017, superando l'industria petrolifera e del gas per il secondo anno consecutivo: il settore energetico avanza verso una maggiore elettrificazione”, afferma l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), nel suo rapporto World Energy Investment 2018, pubblicato il 16 luglio, che analizza l’andamento degli investimenti nel settore energetico nel corso dell’anno passato. “Gli investimenti energetici globali hanno totalizzato 1,8 migliaia di miliardi di dollari nel 2017”, prosegue il rapporto, “con una diminuzione del 2% rispetto all'anno precedente”. Più di 750 miliardi di dollari sono stati destinati al settore dell'elettricità, mentre 715 miliardi di dollari sono stati spesi per l'approvvigionamento di petrolio e gas a livello globale.
Di particolare interesse è il ruolo dello Stato nella gestione di questi investimenti energetici. “I finanziamenti dello Stato rappresentano una quota crescente degli investimenti energetici globali”, dichiara il rapporto. “Inoltre, influiscono sull’andamento degli stessi investimenti, in quanto le imprese di proprietà statale sono rimaste più attaccate a petrolio e gas rispetto agli attori privati”. La quota di investimenti globali nel settore energetico guidata da imprese di proprietà statale è aumentata negli ultimi cinque anni fino a superare il 40% nel 2017. Per la stessa ragione, le politiche del governo giocano un ruolo fondamentale nella guida della spesa privata. In tutti gli investimenti nel settore energetico, oltre il 95% dei finanziamenti è basato su regolamenti o incentivi statali.
Lo Iea pone l’accento sulla condizione delle rinnovabili. “Gli investimenti nelle energie rinnovabili, combinati con l’efficienza energetica, sono diminuiti del 3% nel 2017, e si rischia di rallentare ulteriormente quest'anno”. Nello specifico, gli investimenti nelle energie pulite, che rappresentano i due terzi delle spese per la generazione di energia elettrica, sono calati del 7%.
“La Cina resta comunque la principale destinazione degli investimenti energetici, occupando oltre un quinto del totale di investimenti a livello mondiale”, afferma il rapporto. “Gli investimenti energetici della Cina sono sempre più guidati dall'offerta, dalle reti di elettricità a basse emissioni di carbonio e dall'efficienza energetica”, con investimenti in nuove centrali a carbone calati del 55% nel 2017, mentre nel fotovoltaico raggiungono il 45% della spesa mondiale nel settore. Gli Stati Uniti hanno consolidato la propria posizione come secondo paese investitore nel settore energetico, grazie a una forte ripresa dei settori oil & gas e delle reti elettriche. La quota di investimenti energetici europei è stata invece di circa il 15%, con un incremento della spesa nell'efficienza energetica e un modesto aumento degli investimenti in energie rinnovabili, compensato dal calo della produzione termoelettrica. In India, gli investimenti nelle energie rinnovabili hanno superato per la prima volta nel 2017 quelli nei combustibili fossili.
Comunque, mentre l'efficienza energetica ha mostrato comunque una buona espansione nel 2017, non è stata sufficiente a compensare il calo delle rinnovabili, anche per l’indebolimento degli investimenti nell’efficienza rispetto all’anno passato, dovuto anch’esso a chiari segnali di rallentamento da parte della politica. "Un tale calo degli investimenti globali per le energie rinnovabili e per l'efficienza energetica è preoccupante", ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. "Questo potrebbe minacciare l'espansione dell'energia pulita necessaria per soddisfare gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Abbiamo bisogno che questi investimenti aumentino rapidamente, ma è deludente scoprire che potrebbero scendere ancora".
All’interno del conto totale dell’approvvigionamento energetico del 2017, la quota di investimenti nei combustibili fossili è aumentata, per la prima volta dal 2014, con un incremento della spesa per petrolio e gas. Nel frattempo, “i pensionamenti delle centrali nucleari hanno superato le costruzioni di nuove centrali, e nel 2017 gli investimenti nel settore sono scesi al livello più basso da cinque anni”.
Notizie abbastanza confortanti giungono invece dal settore delle auto elettriche. Anche se costituiscono ancora una piccola parte del mercato, i veicoli elettrici sono in evidente crescita, stimolati dagli incentivi di acquisto del governo. Per le auto elettriche, quasi un quarto del valore globale delle vendite nel 2017 proviene da fondi pubblici, che stanziano importanti capitali per sostenere il settore ogni anno. Tuttavia, “l'impatto permanente di queste vendite sulla domanda di petrolio rimane modesto”, con una riduzione di soli 30mila barili al giorno rispetto agli 1,6 milioni di barili di petrolio prodotti giornalmente nel 2017.
Per quanto riguarda le centrali a carbone, gli investimenti sono diminuiti per il secondo anno consecutivo. Tuttavia, nonostante la chiusura di molti impianti esistenti, “la produzione mondiale di carbone ha continuato a espandersi, principalmente a causa dei mercati asiatici”.
Notizie interessanti vengono dal settore petrolifero, al centro di un profondo processo di adattamento. Infatti, “in passato, vi era una relazione approssimativamente lineare tra i costi delle materie prime e i prezzi del petrolio. Quando il prezzo aumentava, aumentavano anche i costi e viceversa”. Quello che stiamo notando ora è invece un disaccoppiamento. Mentre i prezzi sono più che raddoppiati dal 2016, i costi globali a monte sono rimasti sostanzialmente invariati e per il 2018 il report stima un aumento dei costi molto modesto, del 3%. “Le aziende sembrano aver imparato a fare di più con meno”, afferma lo Iea. Inoltre, cambia anche la stessa natura di queste industrie. Infatti, se prima erano caratterizzate da progetti a lungo termine, con profili di produzione prevedibili, ora gli investimenti in attività tradizionali rimangono focalizzati sull'espansione dei progetti esistenti piuttosto che sullo sviluppo di nuove fonti di produzione.
In conclusione, lo scenario di sviluppo sostenibile delineato dallo Iea per il futuro vede scendere al 40% entro il 2030 gli investimenti nei combustibili fossili rispetto al totale degli investimenti energetici. La maggiore spesa per le reti elettriche e lo stoccaggio attraverso batterie sta contribuendo a un sistema di alimentazione più flessibile, che è fondamentale per l'integrazione di maggiori quote di energia solare fotovoltaica ed eolica. Gli investimenti nell'elettrificazione dei trasporti e nel riscaldamento hanno continuato a mostrare una crescita esponenziale nel 2017, ma “gli investimenti nell'uso diretto delle energie rinnovabili nei trasporti e nel riscaldamento rimangono deboli”.
di Flavio Natale