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La temperatura globale potrebbe aumentare del doppio rispetto alle previsioni
A lanciare l’allarme uno studio svolto da un team di 17 scienziati internazionali: gli attuali modelli climatici sottostimano alcuni aspetti fondamentali capaci di incidere sul riscaldamento globale.
E se la temperatura aumentasse ad una velocità doppia rispetto a quanto creduto fino ad ora? È l’interessante e, soprattutto, allarmante tesi sostenuta da un team di ricercatori internazionali (di 17 nazionalità diverse) secondo cui gli attuali modelli climatici sono colpevoli di aver sottostimato gli effetti del riscaldamento globale.
Lo studio “Palaeoclimate constraints on the impact of 2 °C anthropogenic warming and beyond”, pubblicato in anteprima dalle pagine della nota rivista scientifica Nature, si basa sull’analisi di tre periodi che negli ultimi 3,5 milioni di anni hanno avuto una media tra 0,5 e 2 gradi superiore a quella preindustriale (punto di partenza dell’Accordo di Parigi, che mira proprio a mantenere l’aumento medio della temperatura nell’ambito di 2 gradi centigradi, compiendo ogni sforzo per restare entro 1,5 gradi, rispetto al 1880): l’Olocene, che va da 5000 a 9000 anni fa, l’ultimo periodo Interglaciale tra i 129 mila anni e i 116 mila anni fa e il Pliocene, tra 3 milioni e 3,3 milioni di anni fa.
I primi due devono l’aumento della temperatura soprattutto al cambio dell’orbita terrestre, mentre il Pliocene ha mostrato avere le concentrazioni di CO2 in atmosfera più simili ai livelli attuali (350 - 450 ppm).
Mettendo insieme una grossa mole di informazioni provenienti dalle attività di carotaggio svolte, dalle analisi dei sedimenti e dei fossili, dalle valutazioni sugli isotopi radioattivi, più tutta una serie di altri metodi, i ricercatori sono giunti alla conclusione che la Terra si sta oggi scaldando ad una velocità maggiore rispetto al passato.
Inoltre, le osservazioni dimostrano che un certo numero di “meccanismi” capaci di amplificare i danni del cambiamento climatico sono stati fino ad ora scarsamente presi in esame. Una tesi che tocca da vicino il concetto di carbon budget: abbiamo un margine molto più esiguo di quello ritenuto fino ad ora. Allontanando, di fatto, la possibilità di centrare gli obiettivi prefissati dalla comunità internazionale.
“Il lavoro dimostra che alcuni meccanismi sono stati scarsamente presi in esame dai modelli climatici odierni”, spiega lo svizzero Hubertus Fischer a guida del team. “Secondo le nostre stime, il futuro riscaldamento globale, senza mettere un serio freno alle emissioni, potrebbe addirittura essere due volte più caldo di quello preventivato dallo scenario business as usual. Fattore che farebbe aumentare, ad esempio, il livello medio del mare di sei metri o più”.
Uno studio che, oltre a voler essere preso come spunto per discutere dei reali effetti causati dall’attività antropica, intende lanciare pure un chiaro segnale all’opinione pubblica ed alla classe politica, costretta a prendere urgenti decisioni in merito.
di Ivan Manzo