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Italia e clima: a rischio più di 5mila kmq di aree costiere entro fine secolo
L’allarme arriva dall’Enea che, grazie ad un nuovo modello climatico, aggiunge altre sette zone a quelle minacciate dall’innalzamento dei mari. Tre sono in Abruzzo, una in Puglia e tre nelle isole.
Sette nuove aree costiere italiane a rischio inondazione entro la fine del secolo per via del clima e delle caratteristiche geologiche della nostra penisola. È quanto sostiene l’Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, attraverso la diffusione di un nuovo studio che analizza gli effetti dei cambiamenti climatici su suolo nazionale.
Delle sette aree a rischio, tre sono sulle isole e quattro lungo lo stivale. Si tratta della zona di Pescara, Martinsicuro (Teramo) e Fossacesia (Chieti) in Abruzzo, e di Lesina (Foggia). Tutte sul versante adriatico e tutte con previsione di perdita di chilometri quadrati per spiagge e aree utilizzate a scopi agricoli. Per le isole, invece, rischiano Granelli (Siracusa), Valledoria (Sassari) e Marina di Campo, località dell’Isola d’Elba.
“Finora le nostre proiezioni di aumento del livello del mare si sono basate su dati dell’IPCC, la maggiore istituzione mondiale per il clima, che stimano l’innalzamento globale delle acque marine fino a quasi un metro al 2100”, spiega il climatologo Gianmaria Sannino, a capo del laboratorio di modellistica e impatti all’Enea. “Ma questi dati difettano di dettagli regionali e per colmare questa lacuna stiamo realizzando un modello unico al mondo che combina diversi fattori, come la fusione dei ghiacci terrestri e l’espansione termica dei mari e degli oceani per l’innalzamento della temperatura del Pianeta, l’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi e dalle maree, ma anche l’isostasia e i movimenti tettonici verticali che caratterizzano l’Italia, un paese geologicamente attivo dove si manifestano con grande frequenza bradisismi e terremoti anche nelle aree costiere”.
Queste mappe, presentate a Roma il 5 luglio si basano su un modello climatico che grazie al supporto di un nuovo supercalcolatore – il Cresco6 sviluppato dall’Enea – riesce ad integrare dati oceanografici, geologici e geofisici fornendo scenari di variazione del livello del Mediterraneo molto dettagliati, anche nel breve termine. Un lavoro su cui stanno collaborando, insieme ai ricercatori Enea, anche il Mit di Boston e parte della comunità scientifica italiana.
“Negli ultimi 200 anni il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più rapidi rispetto agli ultimi 3 mila anni, con un’accelerazione allarmante pari a 3,4 mm l’anno anno solo negli ultimi due decenni, sostiene il geomorfologo Enea Fabrizio Antonioli. “Senza un drastico cambio di rotta nelle emissioni dei gas a effetto serra, l’aumento atteso del livello del mare entro il 2100 modificherà irreversibilmente la morfologia attuale del territorio italiano, con una previsione di allagamento fino a 5.500 chilometri quadrati di pianura costiera, dove si concentra oltre la metà della popolazione italiana”.
La nuova mappatura accresce la sfera dei rischi climatici che sta correndo l’Italia e che si aggiunge a quella già realizzata sempre dall’Enea dove, tra le località messe nel mirino dal connubio aumento della temperatura - aumento del livello del mare, troviamo zone di Trieste, Venezia, Catania, Ravenna, Taranto, Oristano, Cagliari, della Versilia in Toscana, di Fiumicino e Fondi nel Lazio, dell’Agro pontino in Campania, del Sele e del Volturno in Sicilia e delle Isole Eolie.
di Ivan Manzo