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U.S. Cities SDG Index: in California le città più sostenibili
Il nuovo indice della Sdsn classifica le aree metropolitane americane in base allo stato di implementazione degli SDGs. Tra le città più vicine alla meta San Jose, San Francisco, San Diego e Ventura.
La Sustainable Development Solutions Network (Sdsn) che insieme alla Fondazione Bertelsmann genera ogni anno il Global SDG Index, ha lanciato, il 10 agosto, lo “U.S. Cities SDG Index”, che stringe l’inquadratura sulle 100 più popolose città americane fornendone una classifica in relazione allo stato di implementazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
L’indice prende in esame 49 indicatori tratti da 16 dei 17 SDGs e assegna a ciascuna città o area metropolitana (Metropolitan Statistical Area, Msa) un punteggio da 0 a 100 per indicare lo stato di avanzamento rispetto a uno o tutti gli Obiettivi.
Al primo posto troviamo l’area metropolitana californiana di San Jose-Sunnyvale-Santa Clara, che secondo l’Indice avrebbe portato a termine il 61,04% del percorso verso il raggiungimento degli SDGs. La stessa area si attesta ai primi posti anche in relazione allo stato di implementazione di 10 Goal su 16. Al secondo posto, con un indice di realizzazione degli SDGs pari al 58,05%, c’è l’area di Provo-Orem, nello Utah, seguita da Seattle-Tacoma-Bellevue (Washington) e San Francisco-Oakland-Hayward (California). Sono californiane anche le città che si attestano al quinto (San Diego-Carlsbad) e all’ottavo posto (Oxnard-Thousand Oaks-Ventura).
Più eterogenea la performance degli Stati se si vanno a guardare le città meno sostenibili. In fondo alla classifica troviamo Baton Rouge (Louisiana), che ha completato soltanto il 30,47% del percorso verso il pieno raggiungimento degli SDGs. La precedono l’area di Cleveland-Elyria (Ohio, 31,41%) e quella di Detroit-Warren-Dearborn (Michigan, 31,82%). Tra le cause principali del basso punteggio vengono citati gli elevati livelli di povertà relativa, il severo tasso di disoccupazione e le emissioni di Co2 derivanti dall’eccessivo utilizzo delle automobili.
Dalla classifica emergono poi alcuni messaggi chiave:
- Le 100 aree metropolitane prese in esame registrano una povertà media del 15,6%. In altre parole, in queste zone 33,28 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà nazionale, con una situazione chiaramente peggiore nelle città al Sud degli Stati Uniti.
- La povertà infantile è molto forte nelle grandi aree urbane. In alcune città la percentuale di bambini che vive in condizioni di povertà arriva anche a sfiorare il 70%.
- La malnutrizione e l’obesità rappresentano un grave problema per tutto il Paese. Anche nei contesti urbani più sostenibili il tasso di obesità raggiunge il 30%.
Si comprende quindi come lo scopo del nuovo indice sia quello di approfondire le sfide e le opportunità della sostenibilità specifiche al contesto americano a seguito di due anni di bassi punteggi a livello di Paese.
Nel 2016, infatti, il Global SDG Index aveva visto gli Stati Uniti al 25esimo posto nella classifica dei Paesi che si impegnano per il raggiungimento degli SDGs, mentre nel 2017, quando l’Indice è stato integrato con alcuni indicatori che misurano le ripercussioni internazionali delle attività di un Paese (quali le emissioni di Co2 o l’evasione fiscale), sono scesi al 42esimo posto.
Si è andato così delineando il paradosso degli Stati Uniti: leader mondiali per la tecnologia e il dinamismo, ma sempre più indietro in termini di benessere, sanità pubblica, disuguaglianze e anche speranza nel futuro. Stati Uniti che, come rende noto anche il World Happiness Report , diventano di anno in anno più ricchi, ma non più felici.
Scarica lo U.S. Cities SDG Index
di Lucilla Persichetti