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Investimenti a impatto: non più un’eccezione, e i ritorni finanziari sono positivi
Secondo il Rapporto “Investing for Global Impact 2017” sempre più famiglie e fondazioni integrano gli investimenti a impatto sociale e ambientale nei propri portafogli. Falso il mito del sacrificio dei ritorni finanziari.
Realizzato dal Financial Times e da Global Impact Solutions Today (Gist) in collaborazione con la banca inglese Barclays, il Rapporto “Investing for Global Impact 2017”, ormai giunto alla sua quarta edizione, analizza la misura e le modalità in cui famiglie facoltose e fondazioni del mondo si approcciano all’impact investing e alla filantropia.
Con il primo termine si intendono gli investimenti che puntano a generare impatto sociale e ambientale oltre che un ritorno finanziario. Si tratta quindi di investimenti che indirizzano il capitale in settori chiave per lo sviluppo sostenibile: dalle tecnologie pulite alla micro-finanza, dalla salute e l’educazione all’agricoltura sostenibile. La filantropia consiste invece nelle attività di beneficienza, quindi fa riferimento agli impegni degli individui o delle organizzazioni sulla base del desiderio altruistico di migliorare il benessere umano.
Secondo il Rapporto, i fattori sociali e non finanziari giocano un ruolo sempre più importante nei comportamenti finanziari delle famiglie più facoltose. Impegni aziendali come la Corporate social responsibility (Responsabilità sociale d’impresa, Csr) e le istanze Environmental, Social and Governance (ambiente, società e governance, Esg), infatti, orientano sempre di più le scelte di investimento.
Lo studio rivela anche che gli investimenti a impatto sono ormai ritenuti più efficienti rispetto alla filantropia, e che sono sempre più integrati nei portafogli delle famiglie facoltose. E questo non solo per i ritorni sociali, che per l’88% degli intervistati tendono a raggiungere, se non superare, le aspettative: il 90% degli intervistati ha dichiarato di aver ottenuto ritorni finanziari positivi dai propri investimenti a impatto, e nel 75% dei casi questo tipo di guadagno ha incontrato o superato le aspettative degli investitori.
Come osservano Gamil de Chadarevian e Giuseppe Dessi, fondatori di Gist, nelle prime pagine del Rapporto: “Gli individui, le famiglie e le loro forme organizzative sono ormai motori ben affermati del mondo finanziario. Oggi sono più che mai attivi e si assumono crescenti responsabilità personali sull’allocazione dei propri risparmi e del proprio capitale. Hanno una spiccata percezione di avere uno scopo, sono dotati della necessaria passione e del giusto orizzonte temporale per generare e un cambiamento sostenibile e sistemico. Il voler affrontare le più grandi sfide del nostro pianeta attraverso la filantropia e l’investimento a impatto è anche una caratteristica della ‘nuova generazione’: coinvolge chi nell’immaginario collettivo è più distaccato dalle problematiche del mondo e allinea i valori di tutti i membri delle famiglie”.
Lo studio, presentato a marzo a Parigi e basato su un sondaggio online condotto dal Financial Times tra dicembre 2016 e febbraio 2017, è stato realizzato intervistando fondazioni e family office, società di servizi che gestiscono il patrimonio di una o più famiglie facoltose (single family office o multi-family office). Si tratta di una realtà pressoché sconosciuta in Italia, ma molto affermata negli Stati Uniti. Sono stati 246 gli utenti che, da 45 Paesi, hanno partecipato al sondaggio: il 35% in più rispetto all’edizione precedente. Tra i partecipanti 116 single family office, 66 multi-family office e 64 fondazioni.
Scarica la sintesi del Rapporto “Investing for Global Impact 2017
di Lucilla Persichetti