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Galletti all’Università Lateranense: ricercate nuovi processi produttivi
Per il ministro dell’Ambiente l’Accordo di Parigi è il miglior accordo possibile, ma non il migliore in assoluto. Sebbene tutti gli Stati si stiano impegnando per ridurre le emissioni, lo sforzo non raggiunge l’obiettivo di rimanere sotto i 2°.
Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha tenuto il 16 gennaio una Lectio Magistralis presso la Pontificia Università Lateranense su "La governance dell'Accordo di Parigi. Il migliore accordo possibile".
L’intervento del ministro è stato introdotto dal Rettore Magnifico, vescovo Enrico del Covolo, che ricordando le parole del Papa, “l’avidità è la radice di tutti i mali”, ha esortato la giovane platea a ristabilire la scala giusta dei valori per una nuova educazione al rispetto di ciò che ci circonda. Avere cura dell’ambiente non riguarda solo la flora e la fauna, ma anche le persone in tutta la loro complessità.
Galletti ha iniziato la Lectio parlando di fatti. È un fatto che il mese di febbraio di quest’anno sia stato il mese più caldo degli ultimi 137 anni, ossia da quando si sono cominciate a registrare le temperature. Che questo record sia dovuto ai cambiamenti climatici (come il 97% degli scienziati sostiene) oppure no, i governi hanno il dovere di cercare un rimedio per proteggere la popolazione presente e preservare le risorse per quella futura. Non farlo significa prendersi la responsabilità degli effetti disastrosi dell’attuale situazione climatica.
Prendere in mano la situazione e raggiungere un “accordo”, però, non è stato semplice e all’inizio delle trattazione sembrava addirittura impossibile. Ogni Stato ha presentato le proprie motivazioni per mantenere i propri livelli di emissioni anteponendo sempre la necessità della crescita economica all’urgenza della problematica ambientale.
È stata l’Enciclica Laudato si’, per il ministro, a stimolare il raggiungimento dell’Accordo di Parigi. Il Papa ha voluto ricordare che il vero fulcro del dibattito internazionale è la salvezza del Pianeta, non i dati scientifici ed economici. Bergoglio ha rievocato il concetto di un’ecologia integrata in cui la cura dell’ambiente si inserisce in tutti gli aspetti della vita. Perciò arrivare a un accordo è assolutamente indispensabile per salvarci. Nelle questioni ambientali, infatti, “o si vince o si perde tutti” e diventa essenziale andare d’accordo con in nostro vicino.
È stata questa riflessione, secondo Galletti, a spingere gli Stati partecipanti alla COP21 a cercare la collaborazione. Ogni Stato ha presentato i propri Nationally Determined Contribution (NDC) mettendo nero su bianco i propri impegni per affrontare la crisi climatica. Impegni che non sembrano comunque sufficienti a mantenere l’innalzamento della temperatura entro i 2°.
Il Ministro ha continuato spronando gli studenti a trovare nuove forme di processi produttivi. L’economia lineare è stata necessaria per lo sviluppo dell’Italia nel dopoguerra e non si sarebbe potuto fare altrimenti. L’ambiente era visto come una risorsa da cui attingere all’infinto e l’inquinamento non sembrava essere un problema. Ma oggi a noi è richiesto di fare i conti con la “cultura ambientale”. Bisogna sviluppare un’economia circolare in cui i rifiuti diventano la materia prima di un nuovo processo produttivo e le materie grezze vengono utilizzate nella maniera più efficiente possibile. È questo il modo di far combaciare la crescita economica alla tutela ambientale.
Più saremo in grado di affrontare questa sfida, più saremo competitivi sul mercato internazionale.
Galletti ha terminato riportando le parole del Papa per ricordarci che, quando sfruttiamo l’ambiente, “stiamo maneggiando una cosa che non è nostra e che dobbiamo lasciare in uno stato migliore di come l’abbiamo trovata”.
di Giulia D’Agata