Notizie
Prospettive Ocse sullo Sviluppo Globale 2017: le opportunità della migrazione
La migrazione internazionale può migliorare le condizioni di vita dei migranti e il benessere dei Paesi di origine e di destinazione, dice il rapporto Prospettive sullo Sviluppo Globale 2017. Ma serve una rafforzata cooperazione internazionale.
Avviata nel 2010, la serie "Prospettive sullo Sviluppo Globale del Centro di Sviluppo" dell’Ocse pone l’accento sul crescente peso economico dei paesi in via di sviluppo nel contesto globale, riferendosi al fenomeno di un “benessere che si sposta”. È in quest’ottica che l’edizione del 2017 esamina il rapporto tra migrazione internazionale e sviluppo, evidenziando le principali cause di migrazione, analizzandone l’impatto sui paesi di origine e di destinazione, formulando raccomandazioni ai governi e alla comunità internazionale, e discutendo potenziali scenari futuri.
Il primo dato rilevante è che lo sviluppo economico globale ha portato a un aumento dei flussi migratori. Nell’ultimo ventennio, infatti, la percentuale della popolazione mondiale che non risiede nel proprio Paese di origine è salita dal 2,7% al 3,3%. Parallelamente, i Paesi in via di sviluppo hanno cominciato a registrare una rapida e sostenuta crescita, con picchi nel 2009, quando la crisi finanziaria ha portato le economie avanzate alla contrazione. Nonostante i progressi delle economie in via di sviluppo, il rapporto Ocse mostra che sono i Paesi di destinazione ad alto reddito ad attirare i flussi migratori, richiamando circa i due terzi dei migranti globali. Questo probabilmente perché è aumentata la differenza assoluta tra il reddito pro-capite medio dei Paesi ad alto reddito e quello dei Paesi a basso e medio reddito, rendendo i primi ancora più attrattivi. I corridoi migratori abituali sono inoltre rinforzati dalla sussistenza di legami personali tra i Paesi di origine e quelli di destinazione tradizionale, dove le reti di migranti già presenti sul territorio rappresentano un supporto per i nuovi migranti. Meritano considerazione a parte gli individui che non lasciano volontariamente il paese di origine, ma sono costretti a farlo a causa di guerre o violenze. A differenza dei migranti internazionali, l’87% dei rifugiati (16,1 milioni nel 2015) sono accolti in paesi in via di sviluppo.
La migrazione può essere motore di sviluppo a condizione che si attuino maggiori sforzi per realizzarne il potenziale. Le azioni pubbliche possono svilupparsi attorno a tre cardini:
- Primo cardine: Formulazione di politiche che integrino la migrazione e lo sviluppo, per minimizzare i costi legati alla mobilità umana e massimizzarne i vantaggi. Per i Paesi di origine, gli obiettivi di tali politiche includono la riduzione dei costi delle rimesse e il loro orientamento verso investimenti produttivi. Per i Paesi di destinazione, si parla di misure volte al miglioramento dei mercati del lavoro e al rafforzamento dei mercati finanziari, nonché di promozione dell’integrazione e della coesione sociale.
- Secondo cardine: Promozione della coerenza delle politiche e delle istituzioni, coordinando i vari livelli di governo, incoraggiando le iniziative locali, e tenendo conto che le politiche di un paese possono produrre effetti su altri.
- Terzo cardine: Rafforzamento della cooperazione internazionale, sia attraverso accordi bilaterali che possano incrementare l’efficienza della migrazione, sia recependo i target delle politiche migratorie negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. La governance mondiale potrebbe poi essere arricchita dagli accordi Global Compact on Refugees e Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration, programmati per l’adozione nel 2018.
Il rapporto Ocse richiama quindi l’attenzione dei responsabili delle politiche sulla necessità di ottenere dati più affidabili e di potenziare la ricerca per intervenire con politiche mirate. Servono importanti sforzi di cooperazione internazionale per far fronte alle sfide di una migrazione in aumento e sfruttarne il contributo allo sviluppo sostenibile.
di Lucilla Persichetti