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FOCUS. Il legame tra futuro e collettività che caratterizza la Cina
Una società più equa e prospera: è questo il futuro che il Partito comunista cinese vuole garantire ai cittadini. L’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle disuguaglianze potrebbero comprometterlo. [Da futuranetwork.eu] 19/1/22
Le tradizionali correnti filosofiche, quali il confucianesimo, il taoismo e il buddismo, definiscono, pur con le proprie differenti interpretazioni, il futuro come una fluttuazione, dove ogni cosa segue, come un’onda, un impulso già avvenuto. Nella cultura classica risulta assente il concetto di futuro, in contrapposizione con il ruolo centrale che esso occupa nell’ideologia del Partito comunista cinese (Pcc). Le politiche del Partito hanno sempre avuto un orizzonte temporale lungo: alla sua nascita nel 1921 il Pcc, ad esempio, si pose come missione la creazione di una nuova Cina, obiettivo che si sarebbe realizzato solo nel 1949 con la nascita della Repubblica popolare cinese.
Un futuro con caratteristiche cinesi. Il futuro, nell’ideologia del Partito, ha sempre avuto una forte dimensione collettiva: la società intera contribuisce alla creazione di un futuro di prosperità e modernizzazione per la nazione. Un esempio di questo legame tra futuro e collettività si ritrova nel sogno cinese (中国梦 zhōngguó mèng), annunciato da Xi Jinping nel 2012: il sogno cinese, ovvero il rinnovamento della nazione, coincide con il sogno di ogni cittadino. “中国梦,我的梦” (zhōngguó mèng, wŏ de mèng), “il sogno cinese, il mio sogno” è lo slogan onnipresente nel Paese. Questo non esclude che possano esistere ambizioni e desideri individuali, ma crea un legame indissolubile tra i sogni dei singoli cittadini e quello della società. Tra le iniziative volte a rafforzare questa associazione, ci fu, nel 2013, una campagna promossa dal ministero dell’Educazione che chiese ad alunni e alunne delle scuole di tutti i livelli di raccontare la propria visione del sogno cinese.
Figura 1 Un poster con lo slogan 中国梦,我的梦 ("il sogno cinese, il mio sogno") a Chongqing
La dimensione collettiva del futuro si riflette anche sul piano internazionale: durante il World economic Forum nel 2017, ad esempio, Xi Jinping ha esortato i leader mondiali a cooperare per costruire una comunità umana dal destino comune (构建人类命运共同体 gòujiàn rénlèi mìngyùn gòngtóngtǐ), affrontando sfide globali come le disuguaglianze, la povertà e i cambiamenti climatici. Anche nel recente intervento al World economic forum, Xi Jinping ha sottolineato come i rischi che minacciano il futuro del mondo non siano limitati ai confini nazionali: la cooperazione e l’assunzione di “responsabilità comuni, ma differenziate” sono necessarie per affrontare la pandemia, garantire stabilità economica, contrastare i cambiamenti climatici e raggiungere gli Obiettivi dell’Agenda 2030.
Di rilievo internazionale è anche un altro aspetto che caratterizza la visione cinese del futuro, ovvero il legame con il passato. Secondo l’ideologia del Partito comunista cinese, il futuro prevede un ritorno alla posizione centrale occupata storicamente dal Paese: il riferimento è al sistema dei tributi con cui venivano regolate le relazioni politiche e commerciali tra l’impero cinese, al centro, e gli stati vassalli alle periferie. Quest’idea di centralità è presente anche nel termine cinese utilizzato per indicare la Cina, 中国zhōngguó, letteralmente Paese di mezzo.
Benessere e demografia: le sfide del futuro. Sebbene venga osservato come il regime politico cinese possa favorire stabilità e programmazione politica a lungo termine, non significa che non esistano sfide che possono influenzare la legittimità del Partito comunista cinese, oggi fondata sulla garanzia della crescita del benessere della popolazione. Tra i problemi da non sottovalutare vi sono il rallentamento della crescita economica degli ultimi anni e l’aumento delle disuguaglianze. Secondo il Global wealth report 2021 del Credit Suisse Research Institute, nel 2020 l’1% della popolazione deteneva il 31% della ricchezza della nazione, percentuale che nel 2000 si attestava al 21%. Per colmare le crescenti disparità, Xi Jinping ha annunciato piani per garantire prosperità condivisa (共同富裕 gòngtóng fùyù) a tutta la società. Queste misure sono volte ad intervenire anche su un altro aspetto critico legato all’andamento demografico e al progressivo invecchiamento della popolazione: secondo i dati del settimo censimento nazionale condotto nel 2020, la popolazione sopra i 60 anni è passata, in un decennio, dal 13,2% al 18,1%. A seguito della politica del figlio unico si è creata inoltre una struttura familiare caratteristica della Cina: molti adulti devono oggi occuparsi dei propri genitori e dei nonni anziani, senza poter contare sull’aiuto di fratelli e sorelle. Per far fronte all’invecchiamento della popolazione, nel 2016 il Partito comunista cinese ha deciso di allentare la politica del figlio unico, permettendo alle coppie sposate di avere due figli, limite alzato a tre nel 2021. Queste misure potrebbero non rivelarsi efficaci dopo anni di propaganda volta a convincere la popolazione della necessità di avere un figlio solo e alle spese necessarie legate in particolare all’educazione. Per questo motivo, tra le politiche per raggiungere la prosperità condivisa, alcune riguardano il contenimento dei costi del sistema scolastico e sanitario. Nell’estate del 2020, ad esempio, sono state vietate le ripetizioni private a pagamento e a novembre dello stesso anno nella municipalità di Pechino è stata introdotta una piattaforma online che offre lezioni di recupero gratuitamente.
Il futuro per le giovani generazioni. Il sistema educativo cinese è altamente competitivo: bambini e le bambine iniziano fin da piccoli a frequentare corsi extrascolastici, ad esempio di pianoforte o di calligrafia, per avere maggiori possibilità di frequentare scuole più prestigiose. A conclusione del percorso scolastico, alunni e alunne devono sostenere un esame, chiamato 高考 (gāokăo), che regola l’accesso all’università: il risultato di un esame influenza significativamente il percorso di studi, le possibilità di carriera e il futuro dei giovani cinesi.
Un ulteriore motivo di preoccupazione è la pressione dei genitori nei confronti delle donne che devono sposarsi e avere figli da giovani, scegliendo di rinunciare presto alla carriera lavorativa in virtù della cura della casa e della famiglia. Questa idea è così radicata che fino a qualche anno fa veniva utilizzato un termine, anche nella propaganda ufficiale, per descrivere le donne sotto i 27 anni non ancora sposate, parola utilizzata oggi per descrivere le donne single in carriera: 剩女,shèngnǚ, che letteralmente significa “donne in avanzo”.
Nonostante alcuni fattori come l’aumento delle disuguaglianze possano influenzare negativamente la visione del futuro, i dati raccolti negli ultimi anni dimostrano che in generale la popolazione cinese è ottimista: secondo il sondaggio dell’Ipsos “Global predictions for 2022”, pubblicato a dicembre del 2021, ad esempio, il 94% delle persone intervistate ha dichiarato di ritenersi ottimista sul fatto che il 2022 sarà un anno migliore di quello appena concluso, una percentuale più alta della media globale che si attesta al 77%. Anche i giovani cinesi, a differenza della percezione delle giovani generazioni occidentali, sono più ottimisti: secondo un sondaggio condotto da Ipsos per la Bill & Melinda Gates Foundation nel 2018, più di nove giovani cinesi su dieci affermavano di essere ottimisti verso il futuro, in netto contrasto, ad esempio, con i dati raccolti in Francia e in Svezia, dove rispettivamente il 69% e il 66% delle persone intervistate ha definito ottimista la propria visione del futuro.
Di Maddalena Binda