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Sanità nei Paesi Ocse: cure migliori ma costi più alti, la sfida è la prevenzione
Secondo il Rapporto Health at a Glance 2025, la spesa sanitaria ha raggiunto il 9,3% del Pil. Entro il 2045 crescerà di altri 1,5 punti. Aumentano obesità, binge drinking e vaping. Solo il 3% della spesa è destinato alla prevenzione. 10/12/25
Il quadro sanitario dei Paesi Ocse regala un’immagine in chiaroscuro. Se da un lato ci sono cure più efficaci, aumento della sopravvivenza e ospedali meno sovraccarichi grazie all’assistenza territoriale, dall’altro c’è una crescente pressione finanziaria che mette in discussione la sostenibilità dei sistemi sanitari. Lo dichiara il Rapporto “Health at a Glance 2025” pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
Secondo il Rapporto, nel 2024 la spesa sanitaria ha raggiunto il 9,3% del Pil, con una crescita prevista di 1,5 punti entro il 2045. Una dinamica, evidenzia l’Ocse, spinta dall’innovazione tecnologica, dall’invecchiamento della popolazione e dalla crescita delle aspettative su quello che la sanità può garantire.

Morti evitabili e disuguaglianze
Nel 2023 l’aspettativa di vita nei Paesi Ocse si è attestata a 81,1 anni. Le sfide più rilevanti riguardano i 3 milioni di decessi prematuri tra gli under 75 che avrebbero potuto essere evitati con migliori politiche di prevenzione e interventi sanitari più tempestivi. Le principali cause di morte restano le malattie cardiovascolari e i tumori, che insieme rappresentano quasi metà dei decessi. Pur in presenza di sistemi sanitari universalistici, persistono barriere all’accesso: le persone appartenenti al quintile di reddito più basso hanno una probabilità 2,5 volte maggiore di essere insoddisfatti dal punto di vista sanitario rispetto al quintile più alto. In diversi Paesi i tempi di attesa continuano ad essere un ostacolo significativo.
Sovrappeso, binge drinking e vaping in aumento
Il Rapporto segnala un peggioramento di tutti i principali fattori di rischio. Nel periodo 2013-2023, oltre metà della popolazione adulta (54%) è risultata sovrappeso o obesa, mentre il 27% degli adulti dichiara episodi mensili di binge drinking (bere tanto in poco tempo). Il fumo quotidiano è in calo, ma resta al 15%, mentre aumenta l’uso di sigarette elettroniche. Anche tra gli adolescenti la situazione preoccupa: tra i quindicenni, il 20% è in sovrappeso o obeso, il 15% fuma e il 20% svapa almeno una volta al mese.
Meno morti dopo infarto e ictus
La mortalità a 30 giorni dopo un infarto è scesa dall’8,2% del 2013 al 6,5% nel 2023, mentre per l’ictus ischemico si passa dal 9,3% al 7,7% nello stesso periodo. Un dato che conferma i progressi nei protocolli clinici, nell’organizzazione dell’emergenza e nella presa in carico precoce. Nonostante ciò, solo il 44% del personale sanitario ritiene adeguati i livelli di staff e i ritmi di lavoro, indicando che la pressione organizzativa resta elevata.

Il quadro italiano
L’Italia presenta performance sanitarie generalmente migliori della media Ocse. L’aspettativa di vita è di 83,5 anni (2,4 più della media), ma la spesa sanitaria è inferiore alla media Ocse (anche se l’Italia investe di più in prevenzione). Sul fronte dei fattori di rischio emergono criticità: fuma il 19,5% degli adulti (più della media) e il 45% svolge poca attività fisica, mentre obesità (12%) e consumo di alcol restano sotto controllo. La copertura sanitaria è universale e i bisogni di cura insoddisfatti sono tra i più bassi (1,8%), anche se solo il 44% è soddisfatto della qualità dei servizi. La qualità delle cure acute è buona, con mortalità post-infarto e post-ictus inferiore alla media. Persistono però squilibri nel personale: molti medici, pochi infermieri e pochi lavoratori nella long-term care.

Prevenzione e cure: grande potenziale, pochi investimenti
Il Rapporto dedica attenzione particolare alla prevenzione, definita dall’Ocse “sottoutilizzata” nonostante il potenziale di ridurre costi futuri e migliorare le condizioni di salute. Oggi, sottolinea il Rapporto, i Paesi Ocse dedicano alla prevenzione solo il 3% della spesa sanitaria e il 14% alle cure primarie. Eppure i risultati mostrano che la medicina territoriale contribuisce in modo decisivo alla sostenibilità dei sistemi sanitari: negli ultimi dieci anni i ricoveri evitabili sono diminuiti in 28 Paesi su 30, e l’87% dei pazienti over 45 con patologie croniche valuta positivamente le cure ricevute.
Verso sistemi più sostenibili ed equi
Il Rapporto chiude con un richiamo alla necessità di investire in prevenzione, cure primarie e personale sanitario per garantire sistemi più sostenibili. Una transizione che richiederà scelte politiche difficili, risorse aggiuntive e meccanismi di monitoraggio più rigorosi, ma che costituisce una delle sfide centrali per la salute pubblica dei prossimi decenni.
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