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“Oltre il Pil”: gli esperti Onu presentano pilastri e domini del nuovo framework
Nel rapporto intermedio le coordinate del quadro globale basato su benessere, equità e sostenibilità. Si punta a indicatori solidi, comparabili tra i Paesi e semplici da comunicare. Aperta una consultazione globale. 3/12/25
“Stiamo costruendo un quadro integrato e universale per affrontare l’eccessiva dipendenza dal Pil nei casi in cui non sia la misura più appropriata”. È uno dei passaggi del rapporto intermedio del Gruppo di esperti ed esperte di alto livello delle Nazioni unite “Oltre il Pil”, di cui fa parte anche l’economista e direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini. Un documento sintetico e agile, presentato al recente Vertice sociale mondiale di Doha, che ribadisce l’urgente necessità di “integrare e andare oltre” il Prodotto interno lordo come unica bussola di progresso e propone i nuovi pilastri di un framework per misurare il benessere e la qualità della vita.
Gli esperti ricordano che già i premi Nobel Simon Kuznets e Amartya Sen hanno criticato i limiti del Pil. Oggi tali limiti sono ancora più evidenti di fronte alle crisi multiple degli ultimi due decenni e alla crescente distanza “tra ciò che i governi misurano e ciò che i cittadini percepiscono” come reale progresso. Il Pil, pur restando utile, “non cattura in modo completo” aspetti cruciali come la salute degli ecosistemi, la qualità delle relazioni sociali, l’equità, la partecipazione democratica o il benessere soggettivo.
Giovannini è tra i 14 esperti Onu nominati da Guterres per “andare oltre il Pil”
Il segretario delle Nazioni Unite ha formato un Gruppo di alto livello indipendente per elaborare una nuova misura di valutazione del benessere. Nel team anche il direttore scientifico dell’ASviS. 8/5/25
Il Rapporto introduce dunque un nuovo quadro basato su tre dimensioni interconnesse, radicate nei diritti umani:
- Benessere, che include non solo la prosperità materiale ma anche salute, libertà, scopo di vita, qualità dell’ambiente, capitale sociale e governance.
- Equità e inclusione, in cui rientrano disuguaglianze economiche, sociali, ambientali e politiche, verticali e orizzontali.
- Sostenibilità, cioè la capacità delle società di garantire benessere equo alle generazioni future nelle sue dimensioni ambientale, sociale, economica e istituzionale.
Verso un set di indicatori
Nel documento sono anche sviscerati sette domini fondamentali per il benessere: materiale, salute, istruzione, ambiente, benessere soggettivo, capitale sociale, governance. Per ciascuno sono proposti esempi di indicatori concreti, ottenuti combinando dati oggettivi e soggettivi. Gli esperti e le esperte fanno sapere che gli indicatori, ancora in fase di discussione, dovranno essere concettualmente solidi, statisticamente affidabili, comparabili tra Paesi, semplici da comunicare al pubblico e utili ai decisori politici.
Il Gruppo sta valutando l’adozione di una dashboard, di domini aggregati o anche di un punteggio complessivo per gli indicatori. Si sta inoltre esplorando come includere al meglio ambiti finora “sottorappresentati” come digitalizzazione, economia della cura e impatti dei cambiamenti climatici.
In parallelo, gli esperti e le esperte propongono di modificare il Pil attuale con tre strumenti. Il primo, definito v-Pil, valuta beni “di protezione” come le armi, che non aumentano il benessere ma in contesti di alta criminalità consentono di consumare beni desiderabili. Secondo è l’e-Pil, che corregge il Pil medio in base alla disuguaglianza. Il terzo strumento è l’s-Pil, che integra costi ed esternalità legate alla sostenibilità per dare un valore “sostenibile” del Prodotto interno lordo.
Una direzione di marcia certamente ambiziosa ma non priva di insidie. È lo stesso Rapporto a riconoscere che iniziative precedenti non hanno ottenuto un’applicazione politica diffusa a causa di vari fattori, tra cui la forza istituzionale del Pil, la frammentazione degli indicatori o la mancanza di incentivi. Fanno eccezione iniziative come il metodo Brede welvaart al Parlamento nei Paesi Bassi, i bilanci del benessere di Nuova Zelanda e Irlanda, il piano Buen Vivir dell'Ecuador e non ultimo gli indicatori del benessere equo e sostenibile (Bes) integrati dall’Italia nei documenti di economia e finanza. Per rendere globale questo percorso, il nuovo quadro dovrà essere “intuitivo”, ovvero basato su una narrazione semplice e convincente, e capace di coniugare indicatori globali con flessibilità nazionale.
Prossimi passi
Il Gruppo ha aperto una consultazione globale sulla propria piattaforma e sta raccogliendo contributi da governi, società civile, accademia e organismi Onu. Le raccomandazioni finali saranno presentate nel 2026 all’Assemblea Generale dell’Onu e oggetto di negoziazione tra i governi.
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