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Verso l'High level political forum: il Rapporto del segretario generale Onu
Nel Report passi avanti e ritardi globali sull’Agenda 2030. Solo il 35% di 137 Target è sulla giusta traiettoria o ha fatto progressi moderati. All’Hlpf il punto su salute, parità di genere, lavoro, biodiversità marina e partnership. 10/6/25
Manca poco più di un mese all’inizio dell’High-level political forum (Hlpf), l’appuntamento annuale delle Nazioni Unite dedicato al monitoraggio dei progressi sull’Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Dal 14 al 23 luglio, sotto gli auspici del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc), la comunità internazionale si riunirà per fare il punto sullo stato dello sviluppo sostenibile nel mondo.
L’edizione di quest’anno, intitolata “Advancing sustainable, inclusive, science- and evidence-based solutions for the 2030 Agenda for Sustainable Development and its Sustainable Development Goals for leaving no one behind”, sarà focalizzata su cinque Obiettivi: Goal 3 “Salute e benessere”, Goal 5 “Parità di genere”, Goal 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica”, Goal 14 “Vita sott’acqua” e Goal 17 “Partnership per gli Obiettivi”.
Come ogni anno, uno dei momenti centrali dell’High-level political forum sarà la presentazione delle voluntary national review, il documento con cui i Paesi forniscono alle Nazioni Unite informazioni sull’attuazione dell’Agenda 2030 a livello nazionale: 37 Paesi illustreranno gli sforzi in atto a livello nazionale per l’attuazione dell’Agenda 2030 e le sfide da affrontare.
A che punto siamo?
In preparazione all’Hlpf il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha pubblicato il suo rapporto annuale sullo stato di avanzamento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Dei 137 Target con dati disponibili (su 169 totali), solo il 35% è in linea con gli impegni prefissati o ha ottenuto progressi moderati. Il 47% dei Target avanza troppo lentamente, mentre il 18% è in regressione rispetto ai livelli del 2015.
Eppure, i segnali incoraggianti ci sono e, come sottolinea il Report, dimostrano che “il cambiamento è possibile”. Tra il 2015 e il 2023, ad esempio, la mortalità materna è diminuita, passando da 228 a 197 ogni 100mila nati vivi, mentre quella infantile è scesa da 43 a 37 per 100mila nascite. La percentuale di giovani che hanno completato la scuola secondaria superiore è passata dal 53% nel 2015 al 60% nel 2024. A livello globale le donne ora occupano il 27% dei seggi parlamentari (in aumento rispetto al 22% del 2015) e il 35% delle cariche governative locali, anche se in alcuni Paesi la partecipazione politica femminile è ancora estremamente bassa.
Tuttavia, le sfide sono ancora significative e per questo il Rapporto “riafferma l’imperativo di intensificare gli sforzi per invertire queste tendenze”. I conflitti armati si sono moltiplicati, sono diventati più intensi e lunghi, costringendo oltre 120 milioni di persone a sfollare, più del doppio rispetto al 2015. A rischio ci sono la pace e la sicurezza, fondamentali per assicurare un futuro equo e sostenibile. La situazione è critica anche in ambito climatico: il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media globale che ha superato la soglia di 1,5°C, dimostrando l’insufficienza dell’azione climatica intrapresa finora per rispettare gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi.
Per riportare il mondo sulla strada dello sviluppo sostenibile, il Report individua sei aree di transizione: sistemi alimentari; accesso all’energia; connettività digitale; educazione; lavoro e protezione sociale; cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento. Accelerare su questi ambiti è essenziale per rispettare la promessa di “non lasciare indietro nessuno”.
Copertina: Unsplash