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Una nuova agenda politica per un’Europa più sostenibile e inclusiva
Superare il Pil, riformare il Semestre europeo, sviluppare politiche multisettoriali: gli esperti avanzano alcune proposte alla Commissione Ue per affrontare le sfide attuali e future, garantendo benessere per tutti. 22/8/24
Cittadini e imprese europei chiedono certezze per il futuro. I primi sono preoccupati per la crisi climatica, le disuguaglianze sociali e l'impatto delle politiche economiche sulla loro qualità di vita. Le seconde necessitano di un contesto coerente per affrontare le sfide della transizione verso modelli di business più sostenibili e competitivi. L’Unione europea deve saper rispondere a queste esigenze con politiche olistiche, integrate e lungimiranti. Per supportarla in questo compito, i coordinatori di un consorzio di progetti europei - tra cui “Spes” cui ha collaborato l’Area di ricerca dell’ASviS - hanno realizzato, su richiesta della Commissione, il documento “A european Agenda to navigate uncertain times”, pubblicato lo scorso luglio.
Basandosi sulle evidenze scientifiche e sull’esperienza maturata nei progetti realizzati, gli autori forniscono alla nuova Commissione le indicazioni per una nuova agenda politica, strutturata in tre pilastri strettamente legati, che miri a quello che deve essere l’obiettivo principale dell’Unione: garantire il benessere sostenibile e inclusivo. Per favorirne l’attuazione, suggeriscono la nomina di un vicepresidente esecutivo con una forte leadership e in grado di coordinare i lavori.
Scopriamo gli aspetti principali dell’agenda.
Un kit per misurare il benessere globale
Numerose ricerche hanno ormai messo in luce l'inadeguatezza del Pil (Prodotto interno lordo) come principale indicatore del benessere di una nazione. Concentrandosi esclusivamente sulla produzione di beni e servizi, trascura infatti aspetti cruciali della qualità della vita, come la salute, l'istruzione, l'ambiente e le relazioni sociali. Gli autori, quindi, incoraggiano a proseguire con le iniziative che hanno portato allo sviluppo di indicatori più completi, come l'Indice di sviluppo umano lanciato dalle Nazioni unite e il dashboard europeo sul benessere sostenibile e inclusivo. L’obiettivo deve essere un set di indicatori globali e validati scientificamente. Il prossimo passo sarà includerli in un ampio sistema contabile che consenta di valutare l'impatto delle politiche pubbliche nei diversi settori. Per la creazione di questo sistema, gli studiosi suggeriscono di far leva sull’attuale collaborazione tra la Commissione europea e le altre istituzioni internazionali, come l'Onu, l'Ocse, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, nel contesto del Sistema dei conti nazionali (Scn). Nel 2025 l’Scn sarà revisionato e tra gli obiettivi c’è anche quello di rafforzare i conti che collegano le informazioni economiche a quelle sociali e ambientali (conti satellite). In sostanza, la revisione rappresenta un'opportunità per la Commissione europea di guidare un sistema contabile sempre più orientato alla sostenibilità e all’inclusione. Per completare il quadro, è fondamentale investire nello sviluppo di modelli analitici in grado di prevedere gli effetti a lungo termine delle politiche sui diversi gruppi sociali. Ciò richiede un migliore accesso a dati di alta qualità, accurati e comparabili.
Dal policy brief “Spes” un aiuto per misurare lo Sviluppo umano sostenibile
di Camilla Sofia Grande, area di ricerca ASviS
È fondamentale comprendere le interconnessioni tra crescita economica, benessere umano e sostenibilità, fornendo ai responsabili politici dati per strategie di sviluppo basate su evidenze passate, presenti e future.
5 giugno 2024
Un Semestre europeo al passo con le sfide globali
Nato dalla crisi finanziaria del 2008, il Semestre europeo è la procedura annuale di armonizzazione delle politiche economiche nazionali con le norme dell’Unione. L’obiettivo è garantire la stabilità economica e prevenire nuove crisi. Considerato il ruolo chiave del Semestre nella governance europea, gli esperti suggeriscono alcune riforme per renderlo più efficace. In primo luogo, occorre integrare meglio le tematiche sociali, ambientali e climatiche in tutte le fasi del processo, ponendole sullo stesso piano delle priorità economiche e fiscali. Il monitoraggio dei progressi degli Stati Ue verso il raggiungimento degli obiettivi comuni può essere migliorato utilizzando un maggior numero di indicatori e suddividendo meglio i dati in base a diversi fattori tra cui età, genere, status socioeconomico. Il Semestre dovrebbe rivalutare la progettazione, l’adeguatezza e i criteri per l’assegnazione dei finanziamenti, allontanandoli dalle politiche ecologicamente e socialmente dannose, e garantire l’attuazione delle raccomandazioni fornite a ciascun Paese per correggere eventuali squilibri macroeconomici, di cui solo una minima parte viene attuata.
Il successo di un Semestre rinnovato passa anche attraverso un maggior coordinamento tra le istituzioni nazionali ed europee, cruciale per realizzare politiche integrate e coerenti, e richiede la piena partecipazione della società civile nei processi decisionali. Questa può essere raggiunta valorizzando gli strumenti disponibili come le assemblee dei cittadini, le quali finora non hanno sempre garantito la rappresentatività dei gruppi vulnerabili o emarginati, e le indagini Eurobarometro i cui risultati andrebbero presi più seriamente per allineare le politiche alle esigenze della popolazione. Infine, per incentivare l’applicazione delle norme, gli autori propongono di collegare in modo più stretto il Semestre ai meccanismi di finanziamento dell’Ue, premiando i Paesi che rispettano le regole e introducendo sanzioni per chi non lo fa.
Le proposte per realizzare il cambiamento
L’agenda politica della nuova Commissione europea dovrebbe valorizzare e trarre il massimo vantaggio dalle connessioni tra il Green deal, il Pilastro europeo dei diritti sociali e il Patto di stabilità e crescita, i principali quadri normativi orientati al benessere sostenibile e inclusivo. Come procedere? Sviluppando una serie di politiche multisettoriali che contribuiscano alle necessarie trasformazioni sociali, si legge nel documento. Un cambiamento riguarda l’inclusione e mira a garantire pari opportunità, occupazione di qualità e un’adeguata protezione sociale; l’altro, il benessere sostenibile, ed è focalizzato sulla tutela dell’ambiente, l’economia circolare, l’autonomia strategica, la garanzia di pace e stabilità demografica. Per realizzare queste due principali trasformazioni, ne occorrono altre tre definite “abilitanti”: la prima prevede riforme nei sistemi economici e finanziari, la seconda agisce sul ruolo della ricerca e dell’innovazione, che dovranno mirare allo sviluppo di soluzioni alle sfide globali e, infine, la terza riguarda la governance, che dovrà essere più partecipativa e collaborativa, a livello europeo e globale.
Questa nuova agenda politica rappresenta una visione ambiziosa e sfidante, ma necessaria per affrontare le complessità del mondo contemporaneo e garantire il benessere delle generazioni attuali e future. Ed è in linea, come rimarcato dagli autori, con l’art.3 del Trattato d’Europa: “Lo scopo dell’Unione è promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli”.
di Antonella Zisa