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Conclusa la 2a edizione della Scuola di Milano sulla sostenibilità delle città
Sette progetti presentati, un solo filo rosso: come migliorare il benessere dei cittadini e rendere le città protagoniste dello sviluppo sostenibile e della realizzazione dell’Agenda Onu 2030 a livello locale. 18/03/21
Si è conclusa la seconda edizione della Scuola di Milano sul benessere e la sostenibilità delle città, il corso di alta formazione organizzato dall'ASviS, in collaborazione con Milano 2046, il progetto promosso dalla presidenza del Consiglio comunale di Milano sul futuro della città. Realizzata con la partecipazione degli otto atenei del territorio milanese - università degli studi Milano Bicocca, università Bocconi, università Cattolica del Sacro Cuore, università Humanitas, università Iulm, università degli studi di Milano, Politecnico di Milano, università Vita e salute San Raffaele -, la Fondazione Eni Enrico Mattei e con il contributo di Edison, la Scuola si è svolta interamente online per andare incontro alle esigenze dettate dalla pandemia.
Avviato a settembre, il corso ha visto la partecipazione di circa 40 partecipanti, tra cui 26 donne, esponenti delle amministrazioni pubbliche, docenti di ogni ordine e grado, rappresentanti del mondo della ricerca e della progettazione urbana, protagoniste del mondo delle associazioni e del terzo settore. Dopo la lezione introduttiva condotta dall’ex portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini (ora ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili), che ha dialogato con Lamberto Bertolè, presidente del Consiglio comunale di Milano, su sostenibilità e benessere, la Scuola si è articolata in undici webinar incentrati su alcune rilevanti tematiche in ottica di sviluppo sostenibile come: città e metropoli, Agenda urbana, salute, inclusione sociale, ambiente e mobilità, lavoro, servizi e comunicazione, cibo. Le lezioni, a cui si sono aggiunti quattro ulteriori incontri per la condivisione di buone pratiche, sono state condotte da esperti, docenti delle università milanesi e professionisti di lungo corso.
Parallelamente allo svolgimento dei webinar, i discenti, divisi in sette gruppi, sono stati impegnati anche in una parte pratica di progettazione con il supporto di due tutor del Politecnico di Milano. Durante le giornate conclusive del 3 e del 10 marzo, di fronte alla commissione di valutazione formata da Giulia Lizzi (Fondazione Eni Enrico Mattei - Feem), Patricia Navarra (ASviS) e Laura Savoia (Edison), sono stati presentati i sette progetti elaborati dai gruppi di lavoro, che hanno illustrato una serie di soluzioni implementabili e sostenibili per rimodellare il presente e immaginare il futuro del capoluogo lombardo, ma replicabili anche altrove. Il file rouge di tutte le proposte è stata la “territorializzazione dell’Agenda 2030”, ovvero la realizzazione a livello locale delle politiche urbane che le città possono implementare in un’ottica di sviluppo sostenibile. In particolare, le diverse iniziative, alcune delle quali si sono proiettate in uno scenario post-covid, hanno messo al centro la volontà di incidere sul Goal 11 per “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”.
Tra queste rientra il progetto Siren “Sostenibilità filiera della ristorazione urbana”. Partendo dalla necessità di rispondere al declino del tessuto imprenditoriale dovuto alla crisi pandemica, nonché all’incremento di abitudini alimentari non salutari e dello spreco di cibo, il progetto Siren si pone l’obiettivo di sviluppare una piattaforma di monitoraggio utile a favorire l’implementazione di una politica urbana di labelling dedicata ai ristoratori, target principale del progetto.
Un altro progetto che guarda al futuro è “Un sindaco della notte per Milano”, un progetto - concepito in coerenza con Milano 2046 e fondato su un’ottica di sostenibilità di lungo periodo - orientato a sensibilizzare il Comune di Milano sulla necessità di adottare le cosiddette “politiche della notte” e una relativa strategia di governance. Si tratta di un tipo di politica urbana innovativa che, con un approccio multidisciplinare e trasversale su vari aspetti legati alla vita notturna, rimette la notte al centro dell’attenzione dei policy makers. Con la pandemia, infatti, è diventata evidente la necessità di “dilatare” le dimensioni spazio-temporali delle città. Queste, deserte di giorno, hanno posto in una relazione inedita i confini tra vita diurna e notturna, prefigurando una nuova normalità che richiede programmazione e gestione innovative per rendere fluidi i passaggi tra ore di luce e ore di buio, tra le attività diurne e quelle notturne e la trasformazione, magari temporanea, degli spazi che le accolgono.
“Un, due, tre, Liberi tutti: spazi di libertà in prossimità delle scuole” è invece un progetto che si propone di creare “spazi di libertà” per i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, e più in generale le famiglie. La scuola diventa centro del quartiere, anche per attività extra didattiche, attraverso la relazione con il quartiere che la circonda, che diventa fulcro per favorire la socialità e l’inclusione all’interno di “nuovi” spazi pubblici. Spazi liberi da vivere, centri di aggregazione e di convivialità, luoghi per il gioco e lo “stare”.
Questi sono solo alcuni esempi dei progetti ideati dai partecipanti alla scuola per ripensare le città, ma sono state tante le tematiche al centro delle proposte: dalla creazione di orti urbani o di efficientamento degli stessi, alla rivitalizzazione delle edicole e all’outdoor education, ovvero un percorso didattico-pedagogico per combattere la povertà educativa.
di Elita Viola