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Conclusa la Siena Advanced School: i territori diventano driver di sostenibilità
Nuove reti, azioni locali e consumo responsabile degli alimenti. Sono questi gli ingredienti principali dei progetti presentati durante la giornata finale della scuola ASviS-Santa Chiara Lab sullo sviluppo sostenibile. 24/02/2021
Si è conclusa la terza edizione della Siena Advanced School on Sustainable Development, la scuola di alta formazione organizzata dall’ASviS e dal Centro Santa Chiara Lab dell’Ateneo senese, volta a rafforzare il processo di trasformazione verso lo sviluppo sostenibile nei settori chiave del sistema socio-economico italiano.
Durante la giornata conclusiva del 23 febbraio, aperta dai saluti del co-coordinatore scientifico della scuola Angelo Riccaboni, sono stati presentati gli otto progetti elaborati dai gruppi di lavoro sulla base di tre direttrici tematiche: politiche, scienza e innovazione e nuovi modelli di business. Azioni urbane e territorializzazione dell’Agenda 2030 hanno rappresentato il fil rouge delle presentazioni frutto del lavoro dei 45 discenti della scuola realizzata in collaborazione con Fondazione Enel, Leonardo, la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus), Sustainable development solutions network Italia e Sustainable development solutions network Mediterraneo.
Ideata “Local networking 4SDGs”, una piattaforma virtuale volta a favorire le relazioni e la creazione di partnership tra enti pubblici e privati per condurre azioni comuni verso la sostenibilità. Il progetto, focalizzato sul Goal 17 (Partnership per gli Obiettivi) dell’Agenda 2030 dell’Onu, mira a: territorializzare l’Agenda 2030; rendere pubbliche le risorse utilizzate e l’avanzamento dei piani di miglioramento attuati; accrescere la consapevolezza dei singoli sulla sostenibilità.
“Futuro comune” è invece la piattaforma digitale che intende fornire ai Comuni uno strumento di screening sulle politiche di sostenibilità e mettere a sistema le buone pratiche esistenti. Protagonisti della piattaforma sono i Comuni, che hanno a disposizione un set di indicatori per le proprie best practices, mentre ai cittadini viene proposto un percorso premiale in risposta alle loro azioni di sostenibilità. La rete si completa con la partecipazione di organizzazioni (profit e non-profit), per creare partnership e opportunità di finanziamenti.
Sul tema della gestione dell’olio alimentare si è focalizzato il progetto “Siamo fritti, siamo esausti”. L’iniziativa propone di accorciare il percorso di conferimento dell’olio dall’utenza domestica al deposito di consegna attraverso speciali taniche (dotate di un sistema di tracciamento integrato) e la collaborazione di bikers. In questo modo si intende aumentare la quota di olio alimentare domestico conferito per il riciclo, dando al tempo stesso lavoro a persone in condizioni di difficoltà lavorativa.
A guardare le città con gli occhi dei ragazzi e delle ragazze ci ha pensato il progetto “Una città per bambini”, nato per aiutare le pubbliche amministrazioni a capire se e quanto i territori sono in grado di rispondere alle esigenze dei più giovani, in un’ottica in linea con l’Agenda 2030. Lo spazio urbano diviene così luogo formativo per i ragazzi e le ragazze tra gli 11 e i 16 anni.
Il “Must – Museo per la sostenibilità dei territori” si propone invece come attivatore culturale dei territori alla sostenibilità, rivoluzionando la concezione stessa di museo: non più un luogo stabile e statico, vetrina di risorse culturali, ma un museo itinerante e diffuso sul territorio, mai uguale a se stesso, che si configura in base ai territori che lo ospitano e che continua a vivere anche dopo il suo passaggio. Partendo dal coinvolgimento attivo degli stakeholder locali, infatti, il museo stimola lo sviluppo autonomo dei territori verso la sostenibilità, attraverso strumenti quali la “Carta della sostenibilità” e ruoli chiave come il “Tutor del territorio”.
Proposto poi un nuovo modello di business per la bioeconomia, ovvero il sistema socio-economico che utilizza risorse di origine biologica e rinnovabili per produrre cibo, materiali ed energia. Si tratta di “Organicycle”, una piattaforma che offre la possibilità di usufruire di un tool per stimare la valorizzazione degli scarti. Il progetto contribuisce al raggiungimento dei principali obiettivi di sostenibilità delle politiche europee, dalla decarbonizzazione alla circolarità dei sistemi di produzione e consumo.
“Urban Farm Lab” è invece il modello innovativo di business che intende rigenerare luoghi urbani in disuso all’interno delle città affinché diventino punti di riferimento a “dimensione umana” nei quartieri per l’apprendimento, la diffusione, il consumo e la fruizione di pratiche sostenibili. La proposta, sintetizzata nei concetti chiave educare-rigenerare-condividere, si concretizza in uno spazio, in parte al chiuso e in parte all’aperto, ricco di prodotti e servizi per tutte le generazioni e tutti afferenti al perseguimento di uno sviluppo sostenibile.
L’ultimo progetto, dedicato al Target 12.3 dell’Obiettivo “Produzione e consumo responsabili” dell’Agenda 2030 e in particolare al tema della ristorazione collettiva, si chiama “1, 2, 3 New Canteen”. Il modello di business proposto consente di misurare la sostenibilità di una mensa e il relativo impatto ambientale dal punto di vista delle emissioni di CO2, dell’impronta idrica e dell’indice di circolarità.
La Commissione di alto profilo per la valutazione dei progetti ha evidenziato l’elevato livello di competenza dei lavori e individuato nella dimensione urbana e nella territorializzazione l’elemento comune ai project work. L’evento si è chiuso con la consegna virtuale dell’attestato di partecipazione ai discenti.
di Flavia Belladonna