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Verso un programma di lavoro per il 2016-2017
Nella definizione dei programmi dell’Alleanza vanno tenute presente alcune importanti scadenze istituzionali. La prima riguarda il “ciclo politico” nazionale. Per poter influenzare significativamente le politiche nazionali ed orientarle verso il raggiungimento degli SDGs fissati entro il 2030.
Nella definizione dei programmi dell’Alleanza vanno tenute presente alcune importanti scadenze istituzionali. La prima riguarda il “ciclo politico” nazionale. Per poter influenzare significativamente le politiche nazionali ed orientarle verso il raggiungimento degli SDGs fissati entro il 2030 (alcuni impegni vanno realizzati entro il 2020), le elezioni politiche previste nel 2018 rappresentano un momento cruciale. Se, infatti, le piattaforme programmatiche dei diversi partiti non incorporassero proposte coerenti con gli SDGs, la probabilità di raggiungere questi ultimi sarebbe estremamente bassa, visto che le successive elezioni sarebbero previste per il 2023. Di conseguenza, nel biennio 2016-2017 l’Alleanza ha una “finestra di opportunità” unica, da non sprecare, per svolgere il proprio ruolo in questo campo.
D’altra parte, visto che le organizzazioni aderenti avevano definito i propri programmi di lavoro per l’anno in corso prima della costituzione dell’Alleanza, il 2016 va considerato un anno di transizione e di preparazione delle attività da svolgere nel 2017. In questa prospettiva, è importante identificare alcune iniziative altamente “simboliche” da realizzare nel 2016, anche allo scopo di accreditare l’Alleanza nel panorama socio-culturale italiano.
Seguendo lo schema già adottato per la Conferenza COP21, l’Alleanza ha deciso di operare sulla base di un programma di lavoro articolato in due tipologie di iniziative finalizzate al raggiungimento degli obiettivi specifici sopra indicati:
a) attività che ciascun membro programmerà sulla base dei propri obiettivi statutari e dei propri piani di lavoro;
b) attività che verranno deliberate dall’Assemblea e finanziate con i fondi forniti dai membri dell’Alleanza.
Nel primo caso, gli impegni che ciascun membro assumerà saranno comunicati al Segretariato e condivisi con gli altri membri, così da massimizzare possibili sinergie e potenziarne l’impatto comunicativo; nel secondo caso, l’Assemblea sarà chiamata ad esprimersi sui contenuti e le caratteristiche dell’attività.
Come ogni organizzazione, l’Alleanza ha bisogno di sviluppare un’attenta strategia di comunicazione che riguardi le sue finalità, gli obiettivi, il funzionamento, ecc. così da accreditarsi nei confronti nell’opinione pubblica e porsi come un interlocutore credibile delle istituzioni in grado di apportare un significativo valore aggiunto alle tante attività svolte dai suoi membri. D’altra parte, proprio il valore e il numero degli aderenti richiede chiare “regole” di funzionamento, finalizzate a massimizzare la collaborazione tra le rispettive strutture di comunicazione ed evitare “errori di percorso” che potrebbero minare la fiducia reciproca tra i membri dell’Alleanza.
A tal fine l’Assemblea ha deciso di costituire una rete di comunicatori con i seguenti compiti: realizzazione delle infrastrutture attraverso cui svolgere le attività di comunicazione (logo, sito web, pagina facebook, profilo twitter, rassegna stampa, ecc.) definizione di regole “snelle e sostenibili” per il funzionamento della rete (sistema di sign-off, uso delle mailing list, dei siti, ruolo del portavoce, ecc.); stesura di un piano di comunicazione (interna ed esterna) e di eventi per il 2016, definendo le azioni necessarie e i costi ad esse associati.
L'Alleanza si è dotata di un prgramma di lavoro per il bienni 2016-2017 articolato su quattro principali direttrici: sensibilizzazione degli operatori pubblici e privati, della pubblica opinione e dei singoli cittadini sull’Agenda per lo sviluppo sostenibile; valutazione delle implicazioni e delle opportunità per l’Italia che derivano dall’adozione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile; educazione allo sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alle giovani generazioni, alle donne e ai decision makers; predisposizione di adeguati strumenti di monitoraggio per il conseguimento degli SDGs in Italia.
Le attività qui illustrate possono essere integrate e riviste nel corso dell’anno alla luce delle indicazioni degli aderenti per ciò concerne le attività di tipo “a” e delle risorse disponibili.
Sensibilizzazione degli operatori pubblici e privati, della pubblica opinione e dei/delle cittadini/e sull’Agenda per lo sviluppo sostenibile
Questo è un campo nel quale i singoli membri dell’Alleanza possono svolgere un ruolo chiave grazie all’ampiezza delle reti di cui dispongono. Di conseguenza, entro il mese di aprile, ciascun membro dell’Alleanza si impegna a:
- valutare come integrare gli SDGs nelle proprie strategie/programmi/piani, identificando il ruolo e il contributo specifico da apportare per raggiungere gli obiettivi dell’Alleanza;
- definire le modalità per integrare nelle proprie attività istituzionali i principi dello sviluppo sostenibile, applicando le migliori pratiche già esistenti (riduzione dell’impatto ambientale, delle discriminazioni di genere, ecc.), anche attraverso il coinvolgimento della “catena dei fornitori”;
- valutare come promuovere campagne di informazione sui principi dello sviluppo sostenibile, degli SDGs e delle finalità dell’Alleanza;
- identificare, nell’ambito dei rispettivi scopi statutari, azioni di stimolo e di pressione nei confronti del Governo affinché sia predisposta e approvata una strategia nazionale di sviluppo sostenibile coerente con i principi dell’Agenda 2030 e degli SDGs.
L’Alleanza sosterrà le attività dei singoli membri in questo campo attraverso la fornitura di materiali, l’organizzazione di seminari (anche via internet) per diffondere le buone pratiche, ecc., oltre che la valorizzazione delle iniziative intraprese nei confronti della pubblica opinione. Inoltre, l’Alleanza provvederà a:
- contattare i direttori delle testate giornalistiche di maggior rilievo per promuovere prodotti e programmi volti ad informare i cittadini sull’Agenda 2030, gli SDGs, ecc.;
- contattare i responsabili delle redazioni delle testate giornalistiche di maggior rilievo per illustrare le finalità e le attività dell’Alleanza;
- organizzare, in collaborazione con l’ordine dei giornalisti, corsi di formazione certificati sul tema dello sviluppo sostenibile;
- valutare con la Fondazione per la Pubblicità Progresso ed altri membri le possibili iniziative per promuovere la realizzazione di campagne di comunicazione pubblica per favorire la conoscenza dell’Agenda 2030 e degli SDGs.
Valutazione delle implicazioni e delle opportunità per l’Italia che derivano dall’adozione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile
La mancata conoscenza dell’Agenda 2030 e degli SDGs determina una sottovalutazione delle implicazioni della transizione verso lo sviluppo sostenibile, sia in termini di cambiamenti volti a ridurre i costi di tale transizione, sia delle opportunità (specialmente per le imprese) derivanti dall’adozione di processi produttivi più sostenibili. In questo campo i membri dell’Alleanza possono svolgere un ruolo importante nei confronti degli attori politici, economici e sociali attraverso:
-
un’azione di comunicazione sui seguenti aspetti:
- situazione dell’Italia rispetto agli SDGs, anche nel confronto con gli altri paesi (soprattutto quelli dell’Unione Europea), e percorsi da intraprendere per raggiungerli;
- raccomandazioni delle organizzazioni internazionali sui singoli aspetti dell’Agenda 2030, così da adottare comportamenti e politiche con esse coerenti;
- opportunità derivanti dall’adozione di tecnologie più sostenibili e dei progetti europei e nazionali per sostenere tale transizione;
- l’individuazione, attraverso strumenti analitici appropriati, dei trade-off esistenti tra diverse politiche, così da proporre interventi per renderli più favorevoli;
- la presa di posizione sui provvedimenti legislativi, a livello nazionale e locale, per orientare le politiche pubbliche allo sviluppo sostenibile;
- la promozione di “codici per la sostenibilità” e di sistemi di “reporting” dal punto di vista della sostenibilità per le associazioni di categoria, anche al fine di favorire il riorientamento delle attività economiche verso la sostenibilità, facendo di tale cambiamento anche un’opportunità di crescita economica e occupazionale.
La prima iniziativa dell’Alleanza in questo campo riguarderà una valutazione dell’attuale quadro giuridico rispetto ai principi dello sviluppo sostenibile, a partire dai contenuti della Costituzione, la quale non contiene un esplicito riferimento a questi ultimi o al principio di equità intergenerazionale. Per svolgere tale analisi ed elaborare eventuali proposte si costituirà un gruppo di lavoro con esperti della materia.
La seconda iniziativa riguarda il sostegno alla proposta di legge bipartisan in discussione alla Camera che imporrebbe l’obbligo di valutare l’impatto delle politiche pubbliche utilizzando, come schema concettuale, il Benessere Equo e Sostenibile (BES) sviluppato dall’Istat, il quale appare quasi perfettamente sovrapponibile agli SDGs. Inoltre, l’Alleanza potrebbe promuovere l’adattamento dell’Analisi di impatto della regolazione (AIR) allo sviluppo sostenibile.
Inoltre, visto che nella legge 28 dicembre 2015, n. 221 è prevista la costituzione di una Commissione per il capitale naturale, la quale, tra l’altro, deve effettuare una valutazione dell’impatto della nuova legislazione “sul capitale naturale e i servizi ecosistemici”, l’Alleanza svolgerà un’azione di stimolo e sostegno all’elaborazione di una appropriata metodologia per realizzare tali valutazioni d’impatto. In questo campo, vista l’esperienza in questo campo di molti degli aderenti, l’Alleanza organizzerà seminari volti a stimolare lo sviluppo di modelli adeguati per realizzare tali valutazioni.
Infine, visto che ogni membro dell’Alleanza segue la preparazione dei testi legislativi nelle materie di proprio interesse, l’Alleanza svilupperà una proposta su come arricchire tali analisi considerando le implicazioni per l’intero spettro degli SDGs, laddove rilevanti, utilizzando le pratiche già in uso in altri paesi e nella Commissione europea, così da adattarli al caso italiano.
Educazione allo sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alle giovani generazioni, alle donne e ai decision makers
L’investimento dell’Alleanza in questo campo non può che avere un’ottica di medio-lungo termine. L’obiettivo da perseguire, certamente ambizioso ma non impossibile, è quello di introdurre nei cicli scolastici gli elementi chiave della cultura della sostenibilità, così da guidare i comportamenti delle generazioni future ed influenzare, attraverso i più giovani, anche quelli degli adulti, così da accelerare la transizione a modelli di consumo più sostenibili e accrescere la domanda, nei confronti del settore pubblico e privato, di politiche e comportamenti orientati alla sostenibilità. Analoghe iniziative dovranno essere sviluppate per accompagnare le donne verso l’adozione di modelli di consumo orientati alla sostenibilità, visto il loro ruolo chiave nelle decisioni familiari.
Molto si sta già facendo grazie ad iniziative di singole organizzazioni, ma quello che manca è un’iniziativa organica e capillare, possibile solo attraverso un coinvolgimento diretto delle strutture responsabili per la definizione dei programmi scolastici, in primo luogo del MIUR. Contatti preliminari sono stati avviati con le strutture competenti del Ministero, le quali hanno espresso il loro interesse per procedere in questa direzione, anche utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalle recenti normative (“Buona scuola” e revisione dei programmi di alcuni cicli).
Un secondo livello di intervento riguarda, invece, i corsi universitari e i programmi di formazione manageriale e dirigenziale per adulti, gestiti da strutture pubbliche o private. Qui la situazione è maggiormente variegata e i possibili interventi più difficili, vista l’autonomia universitaria e la molteplicità dei possibili interlocutori.
D’altra parte, è evidente che numerose imprese stanno facendo della sostenibilità un loro tratto distintivo, anche all’interno delle politiche di “Responsabilità sociale d’impresa”. Di conseguenza, la domanda di formazione allo sviluppo sostenibile è destinata a crescere nel tempo, aprendo all’Alleanza possibilità interessanti di intervento qualificato. Analogamente, sta crescendo la domanda di formazione per la gestione del rischio, un aspetto estremamente rilevante per effettuare scelte (politiche, aziendali, personali, ecc.) utili per accrescere la sostenibilità dello sviluppo e minimizzare gli impatti di futuri shock.
Il programma di azione dell’Alleanza in questo campo sarà basato sulle seguenti attività:
- raccolta ed analisi delle iniziative esistenti in Italia per l’educazione allo sviluppo sostenibile (dalla scuola elementare fino a quella della formazione universitaria post-laurea), nonché dei materiali messi a disposizione dalle organizzazioni internazionali (UNESCO, SDSN, CWS, ecc.);
- collaborazione con il MIUR e con la Conferenza dei Rettori (CRUI) per introdurre nei programmi scolastici e universitari la cultura dello sviluppo sostenibile;
- collaborazione con la Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA) per introdurre nei programmi di formazione della dirigenza pubblica la cultura dello sviluppo sostenibile;
- collaborazione con le istituzioni che organizzano “scuole di politica” per introdurre nei relativi programmi la cultura dello sviluppo sostenibile;
- collaborazione con le principali istituzioni erogatrici di programmi di formazione manageriale per introdurre nei programmi la cultura dello sviluppo sostenibile e della gestione del rischio;
- impegno dei membri dell’Alleanza che svolgono attività formative ai propri quadri di introdurre nei programmi di formazione la cultura dello sviluppo sostenibile.
Infine, si valuterà la possibilità di organizzare eventi di tipo divulgativo-informativo sui temi dello sviluppo sostenibile nei confronti dei parlamentari e del personale del Parlamento incaricato di effettuare valutazioni dell’impatto delle proposte di legge. L’Alleanza potrebbe anche promuovere la costituzione di un Gruppo interparlamentare sugli SDGs e/o l’avvio di un’indagine conoscitiva parlamentare su questa tematica.
Contribuire alla predisposizione di adeguati strumenti di monitoraggio per il conseguimento degli SDGs in Italia
Nel marzo del 2016 la Commissione Statistica delle Nazioni Unite definirà la lista di indicatori statistici attraverso i quali monitorare, per ciascun paese, i sentieri di avvicinamento agli SDGs. L’Istituto nazionale di statistica (Istat) sta collaborando a tale elaborazione e metterà a disposizione gli indicatori per il nostro Paese.
Guardando alla lista provvisoria di indicatori (oltre 200) appare chiaro come alcuni di essi siano scarsamente significativi per l’Italia, altri non sono ancora disponibili, altri ancora non sono disaggregati sul piano territoriale. Inoltre, per alcuni settori (ad esempio l’ambiente e alcuni fenomeni sociali) i dati sono disponibili con maggiore ritardo rispetto ai dati economici. Queste problematiche possono rendere meno stringente il “modello” basato su impegni sugli obiettivi, monitoraggio e accountability dei decisori.
D’altra parte, l’Istat ha sviluppato, fin dal 2013, gli indicatori del “Benessere Equo e Sostenibile” (BES), i quali sono divenuti ormai un punto di riferimento a livello nazionale e territoriale (iniziative “BES delle province” e “UR-BES”). Poiché il coinvolgimento delle comunità locali, specialmente a livello di città, è fondamentale per realizzare cambiamenti significativi delle politiche, l’Alleanza promuoverà la diffusione e l’utilizzo degli indicatori di sviluppo sostenibile e degli indicatori BES a tutti i livelli, compreso quello territoriale.
Visto il ritardo con il quale molti indicatori sono resi disponibili dalle fonti ufficiali, l’Alleanza intende promuovere, mettendo in rete specialisti in questo campo, la realizzazione di un progetto per il cosiddetto nowcasting degli indicatori, cioè la loro stima anticipata basata su tecniche statistiche ed econometriche. Analogo progetto potrebbe essere svolto per disaggregare gli indicatori sul piano territoriale (almeno a livello regionale).
Inoltre, vista la difficoltà nella comunicazione pubblica di un set di oltre 200 indicatori, l’Alleanza intende promuovere la costruzione di indicatori sintetici per ciascuno dei 17 SDGs, usando la metodologia recentemente adottata dall’Istat per gli indicatori del e.
Per favorire la conoscenza delle tendenze in atto nel nostro Paese, nonché delle distanze dagli SDGs, l’Alleanza cercherà di stabilire una collaborazione strutturata con alcuni media partner di particolare rilievo (TV, giornali, ecc.), nonché impegnarsi a favorire la diffusione di tali informazioni attraverso i social media.