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Goal 7 e 13: per progettare il futuro è necessario un cambio di paradigma
Investimento nelle rinnovabili, re-skilling dei lavoratori, elettrificazione del settore automotive, adattamento ai cambiamenti climatici. Queste le misure necessarie per un cammino sostenibile. I fondi europei per attuare i progetti esistono: questa è “un’occasione da non perdere”. 8/10/20
“Il Green Deal deve costituire l’asse portante del Next Generation Eu per l’Italia: il Piano di ripresa e resilienza del nostro Paese dovrà dunque stimolare l’abbandono del modello business as usual, che ha aggravato le diseguaglianze a livello mondiale e scaricato sui lavoratori il peso delle sue criticità”. Questo il messaggio che è emerso chiaro dal convegno nazionale “Clima ed energia nel Green deal per la ricostruzione dell’Italia”, organizzato dal gruppo di lavoro ASviS 7-13, svoltosi il 7 ottobre presso l’auditorium Macro. L’evento, moderato da Donato Speroni, del Segretariato ASviS, ha visto l’intervento di numerosi esponenti del mondo privato e pubblico, per confrontarsi sulle tematiche di energia e clima.
Ad aprire l’evento Toni Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 7 e 13. “Il Covid-19 è stato un avvertimento che la natura ha lanciato all’essere umano” ha affermato il coordinatore, il quale ha aggiunto che per strutturare piani di decarbonizzazione efficienti non è solo necessario definire le quantità di CO2 da diminuire, ma anche chi sia a doverlo fare. “La Cina emette il 30% della CO2”, ha ricordato Federico, “più di Ue e Usa messi insieme, e brucia metà del carbone mondiale”. Qualunque siano gli importi per la decarbonizzazione, sarà inoltre essenziale tenere come bussola gli obiettivi concordati negli Accordi di Parigi, sia nella fase ex ante di programmazione delle politiche che nella fase ex post (rendicontazione). “In Italia dal 2005 al 2014 abbiamo registrato un calo significativo annuo di emissioni (18%), mentre dal 2014 il ritmo si è inspiegabilmente rallentato (5%)” ha ricordato Toni Federico. “Dobbiamo riprendere quel ritmo”.
Federico ha infine letto le dieci azioni individuate dal Gruppo di Lavoro 7-13 necessarie “per il rilancio green dell’Italia, così come per abbattere le diseguaglianze create da uno stolto modello di sviluppo, riprendendo il cammino della transizione energetica dopo cinque anni di sostanziale stasi”.
“La transizione energetica è senza dubbio in atto, e negli ultimi anni la capacità installata delle energie rinnovabili ha superato quella delle non rinnovabili” ha affermato Francesco La Camera, direttore generale Irena. “A oggi le rinnovabili contano per un terzo del fabbisogno mondiale, e una delle ragioni di questa diffusione è la drastica riduzione dei costi”. La Camera ha poi sottolineato che, nel mondo, esistono “500 gigawatt di energia utilizzati male”, ovvero impianti di carbone il cui mantenimento in vita è più costoso di una conversione. “Le energie rinnovabili accompagnate dall’efficienza energetica possono portarci a ottenere oltre il 70% della riduzione di CO2 di cui abbiamo bisogno” ha poi ricordato La Camera. “Con questo genere di investimenti creeremmo 5,49 milioni di posti di lavoro in più, tre volte il quantitativo di posti generati da energie non rinnovabili”. Il direttore di Irena ha concluso ricordando che, grazie all’ingente intervento pubblico che caratterizzerà le politiche dei prossimi mesi, “abbiamo un’occasione da non perdere”.
“L’Europa vuole investire perché l’esperienza storica ci ha insegnato che le società escono dalle crisi in modo diverso a seconda delle reazioni che mettono in campo” ha affermato Stefano Grassi, capo di gabinetto della Commissaria europea per l’energia. “Ogni transizione è un momento di rottura, e in questo momento la transizione industriale, climatica ed energetica sono legate. Lo sviluppo sostenibile è la vera alternativa al declino industriale e manifatturiero del nostro continente”.
“La transizione prevede interventi che devono essere equilibrati, e l’industria deve diventare più competitiva, più pulita, in grado di occupare più persone” ha sottolineato a proposito Aurelio Regina, vicepresidente Confindustria con delega all'Energia. “È una grande sfida che va giocata con grande equilibrio” ha aggiunto Regina. “Non possiamo giocare una partita che non sia realistica, capace di fornire una prospettiva moderna al mondo industriale, preservando le nostre eccellenze”.
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia Wwf Italia, ha invece ricordato che “se si continua a pensare che adattamento voglia dire tornare come eravamo prima, vuol dire che non si capisce l’epoca in cui stiamo vivendo”. Non bisogna infatti solo mettere in sicurezza i territori dissestati (compito che doveva essere svolto anni fa), ma comprendere come trasformare il Paese per garantire un ambiente pulito. “È fondamentale un cambio di paradigma, fare sistema, porsi paletti e obiettivi, pensare a lungo termine: questa è la sfida che ci aspetta nel futuro”.
La responsabile del Wwf ha in seguito ricordato che, a oggi, “il verde si mette su tutto”, e che questa non è una buona strada per raggiungere gli SDGs: è necessario infatti stabilire criteri per comprendere quali investimenti e azioni siano sostenibili e quali no. Inoltre, ha aggiunto in conclusione, “la transizione deve includere la partecipazione attiva dei cittadini”.
Stefano Caserini, di Italian climate network, ha presentato il rapporto “Il green deal conviene. Benefici per economia e lavoro in Italia al 2030”. “In questa ricerca, si è cercato di comprendere quanto il piano attuale energia e clima sia adatto alle sfide future, e dove si riferisca a obiettivi precedentemente superati. L’altra fase del lavoro è stata dedicata all’individuazione dei settori chiave che possono guidare la transizione fuori dai combustibili fossili”. Tra questi settori, Caserini individua in cima quello dei trasporti, che dovrà virare verso una quasi totale elettrificazione.
“La sfida è mostruosa, e nessuno si deve sentire esente dal compito, perché deve riguarda tutti i settori, pubblici e privati” ha sottolineato Anna Donati, coordinatrice mobilità per il Kyoto Club. “Ogni giorno in Italia più del 60% di persone usa un veicolo su strada, anche se metà degli spostamenti non fa più di cinque chilometri. L’elettrificazione dunque è alla portata della mobilità italiana”.
“Se noi vogliamo ridurre al 2030 e al 2050 le emissioni nei trasporti dobbiamo investire anche nei servizi pubblici” ha aggiunto Donati “in totale, le metropolitane italiane sono meno delle metro della sola Madrid”.
Francesca Giordano, ricercatrice di Ispra, si è invece concentrata sulla necessità di percepire “l’adattamento come strada complementare alla mitigazione”. “Numerosi eventi meteorici intensi affliggono costantemente le città italiane” ha ricordato la ricercatrice Ispra, “e per questo bisogna agire con misure di adattamento immediate”. Inoltre, bisogna considerare che l’Italia è partita con ritardo rispetto agli altri Paesi europei, avendo posto il “primo mattone” per un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici solo nel 2012 (in Finlandia, elaborato già nel 2005). “È importante non avere un approccio emergenziale, ma pensare ai progetti climatici futuri”.
Angelo Colombini, segretario confederale Cisl, ha parlato a nome di Cgil – Cisl e Uil e si è focalizzato sul rapporto cambiamento climatico e mondo del lavoro. “Per noi il centro dell’attenzione sono lavoratori e lavoratrici, i quali devono sapere che tutta la filiera produttiva verrà cambiata oggi, non domani”. Queste modifiche necessitano di progettualità: “se non siamo pronti a un effettivo cambio di passo l’alternativa sarà la delocalizzazione”.
“È importante che le aziende facciano sistema con il mondo che le circonda” ha ricordato nel suo intervento Daniele Agostini, capo del settore Low carbon and European energy policies di Enel. “La comunità finanziaria si è finalmente svegliata, ma adesso bisogna tracciare una strada efficace affinché i patti si concretizzino. Il mondo cambierà più velocemente di quanto pensiamo: basti pensare che ogni anno vengono investiti mille miliardi nel settore energetico nel suo complesso. Dobbiamo strutturare soluzioni innovative, e dimostrare una grande capacità progettuale”.
“Ora non c’è più scampo per la politica e le parti sociali” ha affermato in chiusura del convegno Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS. “Gran parte delle carte sono ormai sul tavolo, e l’Italia deve dimostrare una coerenza nelle politiche che finora non è riuscita a dare. ASviS spingerà sempre in questa direzione”.
di Flavio Natale