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#AlleanzaAgisce: Ricerca e servizi, per le università non solo didattica
Fornire soluzioni resilienti: in questi mesi le università aderenti alla Rus hanno affrontato - e vinto - nuove sfide. Assistenza gratuita alle imprese, ricerca e nuove soluzioni sono solo alcune delle proposte offerte dal mondo accademico. 8/6/20
Assistenza agli studenti, ricerca e servizi per il territorio, questi gli impegni che le università che aderiscono alla Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus) hanno affrontato durante il periodo di lockdown. Professori e ricercatori, infatti, si sono trovati in situazioni del tutto nuove, cariche di restrizioni ma anche di opportunità.
“Durante la quarantena non potevamo operare sul campo per raccogliere dati e allo stesso tempo ricevevamo foto del Bacino di San Marco senza le barche e senza moto ondoso. Era una cosa praticamente mai vista”, racconta l’etologo marino Fabio Pranovi, ricercatore presso il dipartimento di Scienze ambientali, informatica e statistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. “Così ci siamo chiesti cosa potevamo attivare e abbiamo lanciato sui social una piccola campagna per fare sì che i veneziani residenti in città ci mandassero delle fotografie di ciò che vedevano dai loro balconi di casa”. Un meccanismo virtuoso che ha spinto un numero sempre maggiore di cittadini a porsi delle domande sullo sviluppo futuro della città lagunare. “Per questo”, racconta il professor Pranovi, “ci siamo immaginati anche un questionario che non è stato pensato soltanto per raccogliere informazioni” ma piuttosto per invitare le persone a raccontare la loro esperienza in città durante la quarantena. “L’ultima domanda era su cosa avrebbero voluto portarsi dietro dell’esperienza del lockdown”, in modo da avere anche un indicatore di cosa vogliono veramente i cittadini. “Abbiamo ricevuto circa 600 risposte, tra foto e questionari, che abbiamo iniziato ad analizzare da poco”, spiega Pranovi. Intanto, segnala che “il bacino di San Marco senza barche né moto ondoso rappresenta un evento eccezionale di per sé. Dal punto di vista ecologico invece, probabilmente sono successe talmente tante cose (per esempio la fase riproduttiva) che avranno impatti positivi che vedremo il prossimo anno, nelle nuove popolazioni” con effetti benefici a lungo termine per la Laguna.
Accanto al progetto di stimolare i cittadini a osservare l’ambiente in cui vivono, l’università veneziana è riuscita anche a trarre spunto dalla Pandemia per sviluppare nuovi indirizzi di ricerca applicata. È nato così un progetto che ha portato allo sviluppo di un disinfettante in grado non solo di eliminare batteri e virus, compreso il Covid-19, ma anche di mantenere igienizzate per diversi giorni le superfici sulle quali è stato applicato. Il progetto utilizza una molecola antivirale di origine vegetale non tossica per l’uomo che la start-up italiana Delphinus biotech ha sviluppato negli ultimi otto mesi. Enrico Fiore, Chief advisory board dell’azienda nata a Trento, non ha dubbi: “l’università rappresenta il migliore legame tra la ricerca in ambito salute” e le start-up che “forniscono l’humus” per l’innovazione. I “successi che il ‘Modello veneto’ ha ottenuto nella gestione della Pandemia sono stati raggiunti grazie agli scienziati che lavorano in regione. Tra loro il più noto è il professor Crisanti, che appunto lavora dentro l’Università di Padova”, ha concluso Fiore.
Un modello simile è stato proposto anche dall’Università campus bio-medico di Roma e dalla Marzotto venture accelerator, che hanno ideato un concorso di idee per sconfiggere la Pandemia. Terapia e post terapia, biotecnologia, produzione di presidi medici sono solo alcuni degli ambiti in cui è stato possibile lanciare progetti e idee. Le proposte ricevute sono state finalizzate al sostegno e al rilancio di business strategici per il sistema-Paese e alla creazione di un assetto produttivo e di vita sociale sostenibile e resiliente. Il concorso, destinato a start up e a imprenditori, si è concluso pochi giorni fa e i progetti presentati sono stati più di 500, si legge sul sito di Marzotto Venture.
Ricerca ma anche assistenza al territorio, questo il principio che ha guidato il Politecnico di Bari, in collaborazione con la Regione Puglia, nella realizzazione del progetto RiAPro (RIconversione Aziendale per la PROduzione di Dpi). Scrive Michele Dassisti, professore ordinario di Tecnologie e sistemi di lavorazione presso il politecnico di Bari. “Sin dalla sua istituzione, nei primi giorni di marzo 2020, il gruppo di lavoro si è messo a servizio del territorio, fornendo indicazioni utili alle aziende al fine di convertire la loro attività nella produzione di dispositivi per affrontare e contenere la diffusione del virus. Da subito, e nell’arco di pochissimi giorni, sono giunte tantissime manifestazioni di interesse da parte di aziende e singoli imprenditori che hanno palesato la volontà di continuare ad essere produttivi ma al contempo di essere utili alla battaglia contro il Sars-Cov-2”. Nella pratica, sono state 300 le aziende e i singoli imprenditori che hanno contattato il politecnico pugliese per richiedere consulenze e “informazioni sulle procedure per testare i prodotti, per certificarne la qualità e per autorizzarne l’uso e la commercializzazione”. Un servizio erogato a titolo puramente gratuito “secondo la vocazione di servizio pubblico assunta da Enti di ricerca come il Politecnico. Al 31 maggio, le aziende che hanno iniziato la produzione sono 74, pari a circa il 25% delle aziende che nel primo step hanno chiesto informazioni” conclude Dassisti.
La Pandemia ha spinto anche le istituzioni ad attivare processi decisionali nuovi, basati su studi condotti durante il lockdown. A Roma, le tre università pubbliche della città (La Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre), insieme ai servizi per la mobilità cittadina e il dipartimento Mobilità e trasporti di Roma Capitale, stanno conducendo uno studio sull’impatto che ha avuto la quarantena sulla mobilità cittadina. Un’analisi approfondita che confronta i dati di marzo, mese in cui sono state assunte misure per il contenimento del virus, rispetto al mese di febbraio, e che analizza tutte le principali tipologie di spostamento (privato, pubblico e pedonale). Da lunedì 9 a venerdì 13 marzo si è registrata una progressiva diminuzione degli spostamenti. Il calo della mobilità è proseguito fino alla settimana del 23 marzo, nella quale si è raggiunto il minimo del periodo, con percentuali di calo rispettivamente dell’80% per le auto e del 44% per i mezzi pesanti. Lo studio, tuttavia, non è solo un’analisi statistica della realtà, ma vuole essere una bussola per capire quale direzione prende la mobilità cittadina ed elaborare quasi in tempo reale soluzioni alternative che possano garantire l’efficienza, la sicurezza e la sostenibilità del sistema dei trasporti cittadino.
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Di William Valentini