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L’Italia e il Goal 3: necessario monitorare i livelli di equità nella sanità
Diminuiscono le morti sotto i cinque anni, ma occorre ridurre la mortalità prematura per malattie croniche non trasmissibili, gli incidenti stradali e l’obesità. Insufficienti le risorse per la sanità pubblica. [VIDEO] 22/10/2019
Il Goal 3 (Salute e benessere) in sintesi
Il Rapporto ASviS 2019 rileva un miglioramento dell’indicatore composito del Goal 3 dal 2010 al 2017 nella maggior parte delle regioni italiane. In particolare, a partire dal 2015 si registra una riduzione della probabilità di morte sotto i cinque anni (3,4 decessi entro i cinque anni per mille nati vivi nel 2017) e della proporzione standardizzata di persone sopra i 14 anni che non praticano alcuna attività fisica. A peggiorare, dopo il trend di forte diminuzione avvenuto fino al 2016, è il tasso di mortalità per incidente stradale, tornato ad aumentare nel 2017. In Valle d’Aosta l’Obiettivo peggiora significativamente a causa dell’aumento della mortalità per suicidio e della lesività grave per incidente stradale, che passa dal 12,6 per 100mila persone nel 2012 al 33,2 per 100mila nel 2017.
In merito all’attività legislativa dell’ultimo anno, il Rapporto ritiene insufficienti le risorse stanziate per far fronte all’inadeguatezza delle infrastrutture tecnologiche e alla carenza del personale, per promuovere e diffondere stili di vita sani, per migliorare le condizioni delle persone con disabilità, e analizza gli ostacoli provenienti dal regionalismo e dalla richiesta di maggiore autonomia differenziata da parte di tre Regioni del Nord relativamente al rinnovo del “Patto per la salute”.
Secondo il Rapporto, è necessario monitorare i livelli di equità nella salute e nella sanità; attuare un coordinamento interministeriale e intersettoriale a livello locale e diffondere buone pratiche sul tema “salute in tutte le politiche”; monitorare la produzione normativa rispetto all’obiettivo della “salute equa e sostenibile”; promuovere forme di gemellaggio tra regioni e territori per la diffusione delle esperienze positive; potenziare le azioni istituzionali nazionali e regionali intersettoriali per la riduzione della mortalità prematura per malattie croniche non trasmissibili; rafforzare l’attività del “Tavolo di lavoro per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità”; sviluppare e attuare i contenuti del “Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere”.
Guarda la video intervista a Carla Collicelli, Referente del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 3
L’indicatore composito per l’Italia
L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per il Goal 3 segnala un netto miglioramento tra il 2010 e il 2017. In particolare, a partire dal 2015 la dinamica positiva è spiegata dalla riduzione della probabilità di morte sotto i cinque anni (3,4 decessi entro i cinque anni per mille nati vivi nel 2017) e della proporzione standardizzata di persone di 14 anni e più che non praticano alcuna attività fisica, nonostante aumenti contestualmente il tasso di lesività grave per incidente stradale. In Italia, dopo il trend di forte diminuzione avvenuto fino al 2016, il tasso di mortalità per incidente stradale nel 2017 è tornato ad aumentare.
Le regioni italiane e il Goal 3
Il Goal 3 migliora nella stragrande maggioranza delle regioni italiane, evidenziando una tendenza particolarmente positiva nel Mezzogiorno e nel Nord. Le regioni che registrano un significativo miglioramento sono il Friuli-Venezia Giulia e la Campania, grazie alla diminuzione del tasso di mortalità per incidenti stradali e della percentuale di persone che dichiarano di fumare o di bere alcol (il consumo di quest’ultimo è passato dal 25% al 21% nel Friuli e dal 15% al 12% in Campania). La Valle d’Aosta e la Liguria sono le regioni che segnalano la situazione più critica a causa dall’aumento della mortalità per suicidio e della lesività grave per incidente stradale (che passa da 12,6 a 33,2 per 100mila persone in Valle d’Aosta e da 15,6 a 29,7 in Liguria) e alla diminuzione della copertura vaccinale antinfluenzale per gli over 65.
Il resoconto degli ultimi 12 mesi
Sono tre i principali temi dell’attività legislativa nell’ultimo anno per quanto riguarda la salute e il benessere: l’entità delle risorse e la penuria del personale del sistema sanitario; il rinnovo del “Patto per la Salute”; il regionalismo e la richiesta di maggiore autonomia differenziata da parte di tre regioni del Nord.
Per quanto riguarda i finanziamenti, la Legge di Bilancio 2019 ha interrotto la tendenza alla diminuzione delle risorse destinate al Servizio sanitario nazionale (Ssn), stanziando 114,439 miliardi di euro per il 2019 (un miliardo in più del 2018) e prevedendo un incremento di due miliardi nel 2020 e di 1,5 miliardi nel 2021. Gli aumenti previsti però sono subordinati all’intesa da raggiungere in Conferenza Stato-Regioni sul “Patto per la Salute 2019-2021”, che sarebbe dovuta avvenire entro marzo 2019. Nonostante queste decisioni, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio prevede che continui a diminuire l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil, dal 6,6% nel 2018 al 6,3% nel 2021, livello inferiore a quello medio europeo. Peraltro, non si riscontrano risorse aggiuntive per la promozione e la diffusione degli stili di vita sani, che consentono di prevenire molte patologie croniche (cardiovascolari, tumorali, malattie respiratorie, diabete, ecc.).
Numerose sono le criticità segnalate rispetto alle varie voci di spesa. Per quanto riguarda le infrastrutture, la spesa di 150 milioni di euro per il 2019 e di 100 milioni per ciascuno degli anni 2020 e 2021, finalizzata ad ammodernare le infrastrutture tecnologiche dei sistemi di prenotazione elettronica, è stata giudicata insufficiente in considerazione dell’aumento delle patologie croniche e della conseguente richiesta assistenziale, nonché delle continue segnalazioni in merito al mancato rispetto dei tempi massimi di attesa per l’accesso alle prestazioni sanitarie in molte regioni. La carenza di personale, sia medico che infermieristico, considerata una delle cause principali delle “liste di attesa”, rappresenta un ulteriore punto critico, in quanto le risorse stanziate per rinnovare i contratti di lavoro risultano insufficienti. Un elemento positivo è quello dell’aumento del numero dei contratti di specializzazione medica, ma nessuna misura è stata prevista per superare la carenza di infermieri e di altre figure professionali della sanità.
La Legge di Bilancio è intervenuta su alcuni importanti aspetti della governance della spesa farmaceutica relativi in particolare al sistema dei rimborsi (pay-back), dei tetti di spesa e della negoziazione dei prezzi dei farmaci. La nuova disciplina si propone di superare le difficoltà incontrate dal 2013 in poi, in merito ai sistemi di ripiano degli sforamenti dei tetti di spesa a carico delle aziende farmaceutiche, e i relativi contenziosi, puntando sulla fatturazione elettronica. Il relativo Piano, più volte annunciato dalla Direzione della Programmazione, non è stato però ancora reso pubblico.
È stato incrementato il Fondo per le non autosufficienze, di 100 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2019-2021, ma le risorse stanziate non sembrano comunque sufficienti ad affrontare adeguatamente i bisogni delle persone con disabilità. Sono stati aumentati i fondi per i caregiver (pari a cinque milioni per ciascun anno del triennio) e quelli per la mobilità dei disabili. Parallelamente, però, sono stati adottati provvedimenti che aumentano le disuguaglianze, come quello che esclude gli extracomunitari dai destinatari della “Carta della famiglia”, che permette di accedere agli sconti per le famiglie numerose negli acquisti di servizi, e viene eliminato il vincolo di destinazione alle risorse stanziate per l’assistenza sanitaria agli stranieri non iscritti al Ssn.
L’aumento del prelievo fiscale sul settore dei giochi (video-lotterie, new slot, giochi a distanza, scommesse, bingo, ecc.) va nella direzione di una lotta alle dipendenze e patologie correlate. Per quanto riguarda i Livelli essenziali di assistenza (Lea), aggiornati nel 2017, manca ancora l’approvazione del ministero dell’Economia e delle finanze per i nomenclatori tariffari e non si registra alcuno stanziamento. Il cosiddetto “superticket” non viene eliminato come promesso, ma viene allargata la possibilità che le Regioni lo sostituiscano con misure di pari importo.
Per quanto riguarda il “Patto per la Salute”, il processo di revisione si sta dimostrando difficile, soprattutto a causa dello scoglio rappresentato dalla richiesta di maggiore autonomia da parte di tre regioni del Nord. Secondo quanto previsto in sede ministeriale, il nuovo Patto dovrebbe contemplare misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi, e a tal fine nel mese di maggio 2019 sono stati convocati dalla ministra della Salute undici gruppi di lavoro incaricati di scrivere il Patto 2019-2021 sui seguenti temi: Lea e piani di rientro, risorse umane, mobilità, enti vigilati, governance farmaceutica e dei dispositivi medici, investimenti, reti strutturali di assistenza territoriale sociosanitaria, fondi integrativi, modelli previsionali, ricerca, efficienza e appropriatezza nell’utilizzo dei fattori produttivi. Oltre a ciò, nel mese di luglio è stata realizzata una “Maratona di ascolto” per la raccolta di spunti rispetto alla definizione del nuovo Patto, cui hanno partecipato in tre distinte sessioni 350 rappresentanti di associazioni di pazienti, organizzazioni di impegno civico (tra cui l’ASviS), associazioni d’impresa, di ricerca e sviluppo e del mondo del lavoro e delle professioni.
Per quanto attiene alla richiesta di maggiore autonomia differenziata che Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno avanzato sulla scia di quanto prefigurato con la Legge 405 del 2001, sono ancora in corso le consultazioni tra le Regioni interessate e il Governo, e notevoli sono le divergenze.
Inoltre, si segnala che da giugno 2019, nel portale del ministero della Salute, è operativo il nuovo servizio di richiesta di aggiornamento dei Lea, per cui i cittadini, le associazioni dei pazienti, le aziende sanitarie, i professionisti del Servizio sanitario nazionale o le aziende produttrici, come anche le Regioni e le Province autonome, possono richiedere l’inclusione di nuove prestazioni o servizi. Infine, si evidenzia che il 30 maggio 2019 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato il “Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere” predisposto dal ministero della Salute con il supporto del Centro di riferimento dell’Istituto superiore di sanità e la collaborazione di un Tavolo tecnicoscientifico. Il Piano propone di fornire un indirizzo coordinato al tema mediante l’indicazione di pratiche che tengano conto delle differenze derivanti dal genere, al fine di garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Ssn in modo omogeneo sul territorio nazionale.
Le proposte dell’ASviS
Nonostante la positività di molti indicatori, occorre intervenire su alcune importanti criticità, che riguardano: la sostenibilità economica a fronte della limitatezza delle risorse destinate alla sanità pubblica; la sostenibilità sociale rispetto alla presenza crescente di anziani e disabili; l’aumento della spesa di tasca propria (out of pocket) e quello dei tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni diagnostiche e specialistiche; le lacune applicative del principio di equità sociale, soprattutto nell’accesso ai servizi e rispetto alla distribuzione dell’offerta sul territorio italiano; le carenze, ed in alcuni casi il peggioramento registrato per gli stili di vita importanti per la salute; la debole integrazione tra servizi sanitari e sociali.
A integrazione del “Decalogo per la Salute Sostenibile” elaborato dall’ASviS, il Rapporto 2019 propone:
- l’introduzione di un “Audit di equità” come strumento avanzato di monitoraggio dei livelli di equità nella salute e nella sanità ai diversi livelli territoriali e istituzionali;
- il coordinamento interministeriale e intersettoriale a livello locale sul tema “salute in tutte le politiche”;
- l’individuazione e la diffusione delle buone pratiche in tema di equità e di “salute in tutte le politiche”;
- il monitoraggio della produzione normativa, e in particolare delle leggi di bilancio, rispetto all’obiettivo della “salute equa e sostenibile”;
- la promozione di forme di gemellaggio tra regioni e territori per la diffusione delle esperienze positive;
- il potenziamento delle azioni istituzionali nazionali e regionali intersettoriali per la riduzione della mortalità prematura per malattie croniche non trasmissibili, tra cui le malattie cardiovascolari e polmonari, l’ictus, i tumori e il diabete, responsabili in Italia del 91% dei decessi, nella maggior parte dei casi associabili secondo l’Oms a fattori ambientali;
- il rafforzamento dell’attività del “Tavolo di lavoro per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità”, istituito con Dm del 18 gennaio 2019 presso la Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute;
- lo sviluppo e l’attuazione dei contenuti del “Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere” approvato il 13 giugno 2019.
Leggi l’Analisi del Goal 3 nel Rapporto ASviS 2019 e le proposte dell’Alleanza su Capitale umano, salute ed educazione
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