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Migrazioni: per superare il cortocircuito europeo lavorare sulle cause profonde
Secondo un rapporto di ActionAid, l’obiettivo della cooperazione internazionale dell’Ue non deve essere quello di frenare le migrazioni, ma di massimizzarne l’impatto positivo per lo sviluppo e la sicurezza alimentare.
Superare alcune semplificazioni che caratterizzano l’attuale dibattito sul rapporto tra migrazioni e sviluppo. È questo lo scopo del policy report di ActionAid “Migrazioni, sicurezza alimentare e politiche di cooperazione. Esplorare il nesso oltre le semplificazioni”. Il documento è stato presentato alla Fao il 12 ottobre nel corso dell’evento “The potential of migration for food security and nutrition”, promosso dalla Rappresentanza diplomatica permanente di Italia all'Onu in collaborazione con ActionAid e il Centro europeo per la gestione delle politiche di sviluppo (European Centre for Development Policy Management, Ecdpm).
Secondo ActionAid, negli ultimi anni si è verificato un “cortocircuito” nelle politiche europee, in quanto il loro obiettivo è stato quello di frenare i flussi migratori piuttosto che sfruttarne il potenziale. Questo ha ridotto il nesso tra migrazione e sviluppo a una mera relazione causa-effetto in cui il sostegno politico ed economico offerto a un Paese diventa strumentale al contenimento delle migrazioni. Secondo il Rapporto, questa logica rappresenta una semplificazione basata sull’assunto che sono i più poveri e affamati a migrare, mentre nella realtà a un maggiore sviluppo corrisponde un aumento delle risorse per affrontare il viaggio, quindi, nel breve termine, una maggiore propensione a migrare.
Per superare la “strumentalizzazione degli aiuti in chiave securitaria”, ActionAid sostiene che bisogna “restituire alla cooperazione allo sviluppo la sua originale funzione di solidarietà”, dirigendola verso interventi che massimizzino gli impatti positivi dei flussi migratori sullo sviluppo e rendano le migrazioni una scelta per le persone, piuttosto che una necessità.
Per riuscirci occorre lavorare sulle cause profonde delle migrazioni senza semplificarne i nessi di causalità. Guardare, quindi, ai driver (fattori chiave) del fenomeno, quali i conflitti, le violenze, i disastri naturali, la povertà, l’insicurezza alimentare, la mancanza di opportunità di impiego, l’esaurimento delle risorse naturali e il cambiamento climatico, ma anche ai trigger: gli accadimenti improvvisi di natura politica, socio-economica e ambientale che interagiscono l’uno con l’altro innescando le migrazioni.
La Ong formula alcune raccomandazioni al Governo italiano e alle istituzioni europee. Sul nesso tra migrazione e sviluppo suggerisce, tra le altre cose, di:
- Promuovere una narrazione positiva sulle migrazioni;
- differenziare le politiche di controllo migratorio dai programmi di cooperazione internazionale, riaffermando la distinzione dei loro rispettivi attori, obiettivi e finalità;
- promuovere e implementare la coerenza delle politiche al fine di evitare che quelle migratorie, commerciali, di investimento, agricole, di cooperazione allo sviluppo, energetiche e ambientali causino impatti negativi per lo sviluppo.
Nella pianificazione di interventi nel settore della sicurezza alimentare e nutrizionale, raccomanda inoltre di:
- Dare priorità all’agro-ecologia;
- garantire l’accesso dei piccoli agricoltori ai mercati, all’assistenza tecnica, al credito e alle risorse naturali;
- sostenere programmi di sviluppo rurale orientati alla creazione di lavoro degno all’interno e al di fuori del settore agricolo, favorendo le migrazioni circolari e stagionali tra città e campagna.
Scarica il policy report di ActionAid “Migrazioni, sicurezza alimentare e politiche di cooperazione. Esplorare il nesso oltre le semplificazioni”
di Lucilla Persichetti