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Sono le famiglie a influenzare di più la violenza verbale dei minorenni
Nel mondo abuso psicologico sul 36% dei minori, è la forma di maltrattamento più diffusa. Al Sud Italia Regioni meno sicure per l’infanzia. Cesvi chiede di educare al linguaggio positivo: “Le parole possono ferire, ma anche guarire”. 9/7/24
La violenza verbale, come insulti e denigrazione, danneggia la crescita dei bambini, influenzando negativamente la percezione di sé e i comportamenti appresi, che si manifestano anche in età adulta.
L’abuso psicologico è di fatto la forma di maltrattamento più diffusa al mondo (rispetto ad abuso fisico, sessuale e trascuratezza) e, secondo i dati Oms, riguarda il 36,1% dei minori. Prevenire questo fenomeno richiede investimenti nell'educazione alla cura e al linguaggio positivo per bambini, genitori e comunità educante.
La violenza verbale è il focus della sesta edizione “Indice regionale sul maltrattamento e la cura all'infanzia in Italia”, presentata da Cesvi il 3 luglio, che titola "Le parole sono importanti" ed esplora l'impatto del linguaggio abusante.
Il maltrattamento dei minorenni in famiglia avviene in un quadro in cui in generale nel nostro Paese i reati contro i minori sono in aumento: +8% nel 2021 rispetto al 2020, toccando il numero di casi più alto mai registrato. Tra le forme di maltrattamento individuate per i minorenni, il 40,7% delle vittime è colpito dalla patologia delle cure (incuria, discuria e ipercura), il 32,4% da violenza assistita, il 14,1% da maltrattamento psicologico, il 9,6% da quello fisico e il 3,5% da quello sessuale.
Per questo motivo, Cesvi ha evidenziato la necessità di migliorare l'ambiente familiare, scolastico, educativo e sociale in cui crescono le bambine e i bambini. L'edizione 2024 riflette ancora l'impatto della pandemia, ma anche i primi segnali di ripresa. Un recupero comunque faticoso e in un contesto di incertezza geopolitica ed economica, che disorienta i più giovani e rende difficile trovare risposte adeguate.
La metodologia
L'Indice classifica le Regioni utilizzando 64 indicatori relativi a fattori di rischio e servizi offerti, aggregati in:
- indice di contesto dei fattori di rischio (per adulti e minorenni)
- indice dei servizi (per adulti e minorenni)
- indice territoriale generale per capacità (aggregazione di 1 e 2)
L'Indice valuta come il contesto socioeconomico e i servizi regionali influenzino il benessere o la vulnerabilità dei bambini al maltrattamento, evidenziando che le amministrazioni locali possono prevenire e contrastare il fenomeno con interventi mirati.
DA FUTURANETWORK.EU
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L'Indice dei fattori di rischio e dei servizi: la classifica regionale
I risultati portano a galla le differenze regionali, mostrando un’Italia divisa: al Sud le Regioni sono meno sicure per le bambine e i bambini a causa di maggiori fattori di rischio e carenza di servizi. I fattori di rischio sono legati a comportamenti e scelte personali e i cambiamenti significativi si manifestano solo nel medio-lungo termine.
Le Regioni con contesti meno problematici in termini di maltrattamento all'infanzia sono Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Le Regioni con maggiori criticità sono Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.
L'Indice dei servizi per la prevenzione e la cura del maltrattamento all'infanzia posiziona l'Emilia-Romagna come la Regione con la migliore dotazione strutturale, seguita da Veneto, Toscana, Valle d'Aosta, Umbria e Sardegna. Le Regioni con maggiori criticità sono Puglia, Calabria, Sicilia e Campania.
Analisi delle capacità e indice del maltrattamento regionale
L'analisi delle sei capacità che compongono l'Indice evidenzia i punti di forza e di debolezza di ogni territorio. L'Emilia-Romagna eccelle nella capacità di cura e di accesso alle risorse, il Trentino-Alto Adige nella capacità di acquisire conoscenza e sapere, il Veneto nella capacità di lavorare, e la Toscana nella capacità di vivere una vita sana.
Puglia, Sicilia e Campania si posizionano tra la 13esima e la 20esima posizione per tutte le capacità, confermando criticità sistemiche, ma mostrando anche segnali di progresso su specifici indicatori. In Italia, l'Emilia-Romagna si conferma come la Regione con la migliore capacità di affrontare il maltrattamento all'infanzia, grazie a una sintesi efficace tra fattori di rischio e servizi. Seguono Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, che mantengono le stesse posizioni della precedente edizione, insieme a Lombardia. Le Regioni con maggiori criticità rimangono Sicilia e Campania.
Il ruolo del linguaggio
Esperti e operatori intervistati da Cesvi sottolineano che la violenza verbale ha gravi conseguenze sulla salute mentale delle bambine e dei bambini, ritardando lo sviluppo del linguaggio nei più piccoli e causando aggressività, bullismo e comportamenti sessualizzati negli adolescenti. La violenza verbale dei giovani può essere influenzata dai social media, dai coetanei e dalla musica, ma soprattutto dall'ambiente familiare, dove problemi di comunicazione tra genitori e figli e tra i genitori stessi possono portare a casi di violenza verbale assistita. Questo abuso è spesso legato a pratiche educative arcaiche, con genitori che, inconsapevoli del danno, usano insulti "affettuosi" o "educativi".
“Le parole possono ferire, ma anche guarire”, dice il Rapporto. Riconoscerne il valore è cruciale per prevenire e curare il maltrattamento all'infanzia. Parole affettuose e gentili rafforzano i fattori protettivi, aiutano a superare i traumi e contribuiscono a uno sviluppo armonioso dei bambini, promuovendo modelli educativi più attenti al loro benessere.
Le proposte Cesvi su prevenzione, contrasto e cura
È sempre più urgente adottare strategie multidimensionali e di medio-lungo termine per superare le disuguaglianze territoriali e rafforzare la resilienza come fattore protettivo prioritario. Questo richiede la formazione e sensibilizzazione di operatori e famiglie, e investimenti in un capitale sociale solidale e inclusivo. Cesvi propone di: investire in azioni integrate di prevenzione e contrasto; promuovere la formazione dei professionisti; favorire il monitoraggio e la condivisione dei dati; sensibilizzare la comunità promuovendo una cultura della non violenza e un’educazione positiva.
di Monica Sozzi
Fonte copertina: liudmilachernetska, da 123rf.com