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WeWorld Index 2017: bambini, adolescenti e donne tra inclusione ed esclusione
Il rapporto mette in luce drammatiche disuguaglianze: solo il 5% della popolazione mondiale vive in un Paese in cui il grado di inclusione è buono mentre il 38% vive in condizioni di esclusione gravi o gravissime.
WeWorld Index, promosso dall’Onlus WeWorld in collaborazione con Cirsde e ASviS. Sono intervenuti all’incontro: il presidente di WeWorld, Marco Chiesara; la deputata Sandra Zampa, vicepresidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza; Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile; Alessandra Piermattei, dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo; Santino Severoni – coordinatore per la salute pubblica e la migrazione dell’Ufficio europeo dell’OMS; Francesco Petrelli di Concord Italia; Pietro Sebastiani, direttore della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri. Moderatore dell’incontro, Luciano Scalettari, giornalista di Famiglia Cristiana.
I 34 indicatori del WeWorld Index sono volti a misurare il progresso non solo sulla base dei risultati economici, ma anche analizzando le condizioni di vita delle fasce più a rischio di esclusione economica e sociale: le donne e i bambini/adolescenti. Il rapporto mette in luce drammatiche disuguaglianze: solo il 5% della popolazione mondiale vive in un Paese in cui il grado di inclusione è buono mentre il 38% vive in condizioni di esclusione gravi o gravissime. L’area più a rischio in tal senso è l’Africa centrale e subsahariana, in cui si concentrano la maggior parte dei paesi in zona rossa.
Inclusione è un tema ricorrente anche nell’Agenda 2030 promossa dall’Onu, come ha sottolineato Giovannini. Il portavoce dell’ASviS ha auspicato un approccio consapevole e olistico nell’affrontare questi temi e, più in generale, nel perseguire i 17 obiettivi proposti. Per questo è necessario un impegno congiunto: da parte del governo prima di tutto, ma anche della società civile e dei media. Un aspetto ancora più significativo se si considera il caso italiano: negli ultimi due anni il posizionamento dell’Italia non ha subito né particolari miglioramenti né peggioramenti rispetto al punteggio target indicato dall’indice. Questo denota assenza di un sistema di politiche congiunte a favore di un sistema di welfare a supporto dei giovani e delle donne.
di Beatrice Carlini