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Le “azioni strategiche” previste nel Def e il ruolo della società civile
Per la prima volta, il Programma nazionale di riforma presentato dal governo italiano elenca tre “azioni strategiche” che si possono ricondurre all’Agenda 2030: la Strategia per lo sviluppo sostenibile, gli indicatori di benessere e l’introduzione del bilancio di genere. Il ruolo del’ASviS e del suo portavoce.
Il Documento di economia e finanza (Def) ha la funzione di delineare la strategia di politica economica per i prossimi tre anni. Si tratta di un documento complesso, articolato in tre parti (oltre a numerosi allegati): Il Programma di stabilità, Analisi e tendenze della finanza pubblica, Programma nazionale di riforma (Pnr). Questa terza parte contiene un vero e proprio programma di governo, con una visione che va al di là delle misure strettamente economiche. Nel Def 2017, varato dal Governo il 12 aprile, i temi dello sviluppo sostenibile si ritrovano in diversi punti (istruzione, mobilità, strategia energetica, turismo sostenibile, fondi strutturali, ecc.), molto più che nel passato, così come molteplici sono i riferimenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, SDGs nell’acronimo inglese.
In particolare, il Programma nazionale di riforma fa riferimento a tre “azioni strategiche” che si possono ricondurre all’Agenda 2030: la Strategia per lo sviluppo sostenibile, gli indicatori di benessere (indispensabili per una politica che vada “Oltre il Prodotto interno lordo” come è appunto quella delineata negli SDGs), l’introduzione del bilancio di genere.
1) Per quanto riguarda la Strategia, presentata il 12 marzo in bozza dal ministero dell’Ambiente, nel Pnr si afferma:
“Il processo di condivisione della Strategia è nella sua fase iniziale ma già sarebbe possibile immaginare degli obiettivi intermedi da qui al 2030 che possano rendere credibile lo sforzo dell’investimento politico ed economico che si intende produrre. Obiettivo primario sarà nel prossimo quinquennio riportare il Paese almeno nelle condizioni di benessere socio-economico che lo caratterizzava prima della crisi economica. Ridurre la povertà, la disuguaglianza, la disoccupazione (femminile e giovanile soprattutto), ricreare la fiducia nelle istituzioni, rafforzare le opportunità di crescita professionale, di studio, formazione e progresso sociale, restituire competitività alle imprese attraverso un quarta rivoluzione industriale basata su tecnologia innovativa e sostenibile. Sono queste le aree strategiche che le misure di riforma descritte nel presente PNR si prefiggono di raggiungere costituendo di fatto l’operatività della Strategia che, se non declinata, rischierebbe di rimanere soltanto una promessa disattesa”.
2) Su Benessere equo e sostenibile, dopo aver ricordato che la legge dà mandato a un Comitato (del quale fa parte anche il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini) il compito di selezionare gli indicatori che i governi saranno tenuti ad usare per monitorare l’evoluzione del benessere e valutare l’impatto delle politiche, si annuncia che il Governo ha deciso di introdurre in via provvisoria alcuni indicatori di benessere già in questo esercizio. Infatti “Il DEF 2017 contiene, per la prima volta, l’allegato tecnico del benessere con un primo esercizio di previsione e simulazione di un sottoinsieme di indicatori sperimentali volto a cogliere l’impatto delle azioni di politica economica introdotte e programmate sulla disuguaglianza, ambiente e in generale il well being”. Gli indicatori prescelti, per ora sono l’andamento del reddito medio disponibile, della diseguaglianza dei redditi, della mancata partecipazione al mercato del lavoro, delle emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti. Per le stesse variabili il Def fissa anche gli obiettivi programmatici.
3) La terza azione strategica riguarda il “gender budgeting” anch’esso previsto dalla legge, e cioè “la sperimentazione – da parte del Ministero dell’Economia - dell'adozione di un bilancio di genere per la valutazione del diverso impatto della politica di bilancio sulle donne e sugli uomini, in termini di spesa, servizi, tempo e lavoro non retribuito, e per determinare una valutazione del diverso impatto delle politiche di bilancio sul genere”. È evidente la stretta connessione tra l’adozione di questo strumento e l’Obiettivo 5 dell’Agenda, per la parità di genere.
Siamo ancora agli inizi di un processo. La stesura finale della Strategia è ancora in fase di elaborazione, per essere poi sottoposta al Consiglio dei Ministri per l’approvazione ufficiale. Si tratta di un documento particolarmente importante perché per la prima volta in esso si sposa il concetto completo di sostenibilità, non limitata agli aspetti ambientali, pur importanti. Per l’elaborazione, infatti il ministero dell’Ambiente a cui compete per legge ha dovuto avviare ampie consultazioni con gli atri dicasteri e anche con la società civile. In questo dialogo l’ASviS ha avuto un ruolo significativo, partecipando alla discussione sugli indicatori, formulando le proprie osservazioni in un documento e commentando la presentazione della Strategia con un intervento del suo presidente Pierluigi Stefanini.
Anche sul gli indicatori di benessere e sul bilancio di genere, come abbiamo visto, il lavoro è ancora in corso. Tuttavia, l’avvio fin d’ora delle prime sperimentazioni è un segnale positivo di allineamento delle politiche italiane all’Agenda 2030. Compito dell’Alleanza, dei suoi aderenti, di tutta la società civile, è di stimolare e verificare questa transizione con analisi e proposte che diano sostanza al principio dello sviluppo sostenibile. C’è sempre il rischio che questa espressione suoni come un vago e impotente auspicio e spetta a noi far sì che invece diventi realtà.
di Donato Speroni