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Dal clima ai diritti umani, l’impegno dei giovani per lo sviluppo sostenibile
Con il confronto i giovani possono superare la paura del futuro. Il ministro Abodi: “Mettere al primo punto lo sviluppo di una cultura della collaborazione”. I messaggi dell’evento Organizzazioni giovanili ASviS nel Festival. 17/5/23
“Le crisi che ci sta ponendo la sostenibilità sono un treno che sta andando molto veloce, molto più veloce di noi. Dobbiamo raggiungerlo e invertire rotta, per questo abbiamo bisogno di una accelerazione. Noi giovani abbiamo il compito di guidare questa accelerazione”. Con queste parole Maria Vittoria Rosa Dalla Prati e Federico Brignacca, coordinatori del Gruppo di lavoro trasversale sulle Organizzazioni giovanili dell’ASviS, hanno introdotto l’evento ASviS “Giovani e sviluppo sostenibile: agire nel presente per costruire il futuro”, che si è svolto il 13 maggio allo Spazio DumBo di Bologna, nell’ambito di Sustainabol, con il patrocinio del Comune di Bologna e con il sostegno dei tutor della tappa bolognese del Festival dello Sviluppo Sostenibile Bcc Emilbanca, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e Gruppo Hera, e dei tutor dell’evento Camst e Cefla.
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“Il dibattito sulla condizione dei giovani è pieno di riflessioni, commenti, analisi e valutazioni. Ora dobbiamo agire, il tempo non c’è più. Dobbiamo agire in un’ottica sistemica, facendo in modo che il Paese inserisca e consideri il tema delle giovani generazioni come strategico e fondamentale” ha dichiarato Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS, ricordando l’inserimento della tutela degli interessi delle future generazioni nella Costituzione, avvenuto a seguito della modifica all’articolo 9 e fortemente voluto dall’ASviS, e la proposta dell’Alleanza di realizzare un patto per il lavoro giovanile.
L’incontro è proseguito con alcuni panel che hanno visto giovani rappresentanti di associazioni e movimenti giovanili confrontarsi sui problemi da affrontare, dall’allontanamento dei giovani dalla politica ai disturbi alimentari, dalla crisi climatica alla violazione dei diritti umani. Uno scambio di punti di vista e riflessioni che dimostra quanto sia parziale la “narrazione solita in cui i giovani non hanno voglia di fare e di costruire” ha affermato Marco Carrara, giornalista Rai e moderatore dell’incontro.
In foto da sinistra: Maria Vittoria Rosa Dalla Prati, Federico Brignacca e Marco Carrara
Il primo a intervenire è stato Andrea Abodi, ministro per lo Sport e per i giovani, che ha sottolineato l’importanza della collaborazione: “gli anni della pandemia ci hanno fatto capire che sui temi dello sviluppo sostenibile bisogna correre più velocemente rispetto al passato, ma sapendo dove andare. Con obiettivi condivisi, visione e pianificazione. Per questo dobbiamo chiedere di rovesciare l’Agenda 2030 e mettere al primo punto lo sviluppo della cultura della collaborazione. Nonostante le crisi, abbiamo il compito di riportare fiducia nei confronti del futuro, anche perché il futuro è adesso. È finito il tempo della predica, tocca ora passare alla pratica”.
Tema centrale della prima tavola rotonda, a cui ha partecipato anche il ministro Abodi, è stato l’impegno e la partecipazione giovanile, motore di cambiamento e mezzo per contrastare il diffuso senso di solitudine e spaesamento tra i giovani. “Abbiamo idee innovative, competenze multidisciplinari e una prospettiva unica sulle sfide attuali. Dobbiamo essere ascoltati e considerati parte integrante del processo decisionale” ha detto Biagio Di Benedetto, raccontando l’esperienza dei Global shapers, una community nata nel 2011 con lo scopo di creare progetti locali misurabili e riproducibili in altre città.
“A volte ho la paura che si percepisca che non c’è futuro. E in questo senso l’Agenda 2030 è una sorta di faro perché parla al futuro, vuole invertire il futuro. Ci sentiamo soli in un Pianeta ammalato” ha sottolineato Emanuela Palmieri, coordinatrice nazionale del Movimento studentesco per l’organizzazione internazionale (Msoi), ricordando che nel 2020 sono stati 350 le ragazze e i ragazzi a togliersi la vita. “Ma la partecipazione può cambiare il Dna di intere generazioni, può sovvertire l’ordine costituito” ha concluso Palmieri.
Giulio Del Giudice dell’Associazione italiana giovani per l’Unesco ha posto l’attenzione sullo youth work, il lavoro volontario in progetti ambientali e sociali, attività che avrebbe bisogno di “maggior riconoscimento e sostegno da parte delle istituzioni e dei datori di lavoro”.
Valentina Galli, di Officine Italia, ha raccontato l’esperienza dell’Officina, un progetto che, attraverso la collaborazione con i ministeri, cerca di colmare il distacco tra Pubblica amministrazione e giovani. Galli ha riportato come, nonostante l'interesse e la voglia di partecipare, solo pochi dei giovani partecipanti al progetto riescono a vedere il proprio futuro e la propria carriera nella pubblica amministrazione italiana. Commentando gli interventi il ministro Abodi ha sottolineato l’importanza delle materie Steam e del riconoscimento delle competenze dei giovani, ricordando, ad esempio, che “fra qualche settimana si concluderà l’iter della norma con cui verrà riconosciuta l’esperienza del servizio civile universale nei concorsi pubblici”.
Lorenzo Zardi, presidente del Consiglio nazionale giovani, ha denunciato la “crisi del dialogo intergenerazionale” e la distanza tra i giovani e le generazioni precedenti. “Noi giovani ci sentiamo un po’ delusi e un po’ traditi da una società che invidia i nostri anni, le nostre esperienze e le nostre energie, ma ci identifica come un male sociale, persone a cui dare fiducia, ma solo se controllata”.
“Per contrastare il divario generazionale è necessario partire da una valutazione dell’impatto delle politiche sui giovani” ha affermato Claudia Cioffi, presentando le attività dell’Osservatorio delle politiche giovanili della Fondazione Bruno Visentini, che studia le difficoltà incontrate dalle nuove generazioni nel mondo del lavoro, nell’accesso all’abitazione e nella possibilità di avere una famiglia. “Dal 2006 al 2020 la povertà assoluta dei giovani è passata dal 9,6 % al 16,4%. Dobbiamo guardare la qualità degli investimenti, non solo la quantità”, ha sottolineato Cioffi.
In foto da sinistra: Biagio Di Benedetto, Emanuela Palmieri, Giulio Del Giudice, Valentina Galli, Lorenzo Zardi, Claudia Cioffi, Marco Carrara. In collegamento: Andrea Abodi, ministro per lo sport e per i giovani.
Hanno poi preso parola Gianmaria Balducci, presidente Cefla, e Mattia Grillini, vicepresidente Camst Group, per raccontare le esperienze delle aziende nella transizione verso uno sviluppo sostenibile: lo stabilimento principale di Cefla, ad esempio, utilizza per il 66% energia rinnovabile prodotta direttamente in loco, mentre Camst ha introdotto la “Io non spreco bag” per permettere alle bambine e ai bambini di portare a casa il cibo avanzato a scuola. Balducci ha sottolineato che “il tema della sostenibilità aziendale è attualissimo, perché è un percorso essenziale per avere la giusta attenzione dal mondo bancario e per ottenere linee di credito”. Sull’impegno delle aziende Grillini ha ricordato che “quello che le aziende possono fare è essere il più chiare e trasparenti possibili nel proprio impegno per la sostenibilità nei confronti delle istituzioni, degli stakeholder e dei consumatori”.
L’attivista Pegah Moshir Pour ha raccontato delle proteste giovanili in Iran e del legame con la sostenibilità, “una responsabilità di tutte e tutti, anche di noi attiviste e attivisti per i diritti umani”, e della mancanza di un programma per la sostenibilità ambientale nel Paese. “Il mondo lo abbiamo ereditato e lo dobbiamo lasciare in eredità”, ha affermato Pegah Moshir Pour a conclusione del suo intervento.
A seguire si è tenuto un panel incentrato sulla dimensione sociale dell’Agenda 2030. Aurora Caporossi, founder Animenta, e Valentina Dallari, dj e autrice, hanno approfondito il tema della salute mentale e, in particolare, dei disturbi alimentari. “Il diritto alla cura di queste patologie dipende molto dalla fortuna di nascere in una Regione che ha dei fondi predisposti”, ha denunciato Caporossi, sottolineando l’importanza di attivare nelle scuole percorsi educativi sull’alimentazione e sull’utilizzo consapevole dei social media. “Queste malattie a volte vengono viste come un capriccio e questo rende difficile sia la diagnosi sia chiedere aiuto”, ha raccontato Dallari.
Agnese Casadei, portavoce dei Fridays for future Italia, ha evidenziato l’impatto sociale dei cambiamenti climatici: “si creano disuguaglianze in tutto il mondo, anche in base al genere. Il peso che grava sulle donne rende gli effetti della crisi climatica peggiori. Oppure possiamo pensare ai lavoratori, ai contadini che dovranno lasciare i propri campi a causa dei cambiamenti climatici”.
Sul legame tra crisi climatica e migrazioni e sulla mancanza di tutele per i rifugiati ambientali è intervenuto Andrea Grieco, head of impact di Aworld e Eu climate pact ambassador: “l’Agenda 2030 nasce con l’idea di non lasciare nessuno indietro. È un obiettivo che viene spesso disatteso da tanti Stati nel mondo, Giustizia oggi significa essere dalla parte di chi subisce i cambiamenti climatici”.
Wisal Arbane ha raccontato la campagna “L’hai mai fatto?” del Movimento giovani di Save the children, che ha permesso alle ragazze e ai ragazzi di essere consapevoli delle ingiustizie che vivono quotidianamente, riflettendo su “azioni che spesso non consideriamo come violenza o che scambiamo come dimostrazioni di affetto. Sono comportamenti che iniziano online, ma hanno ricadute anche nella vita offline”.
L’ultimo panel si è concentrato sulla dimensione ambientale dell’Agenda 2030 e sulla necessità di aumentare consapevolezza e sensibilità fra tutti gli attori della società, dalle aziende agli enti locali e alla cittadinanza. Laura Basconi, ecologa marina, PhD, climate change mitigation manager AWorld, ha ricordato l’importanza di diffondere le conoscenze sull’impatto dei cambiamenti climatici che “non devono rimanere esclusiva della scienza, ma devono essere tradotti e portati sui tavoli decisionali”.
Noemi Pollonara ha raccontato le attività svolte attraverso la Coop youth experience, un momento di incontro per permettere ai giovani di far sentire la propria voce, dalla piantumazione di alberi alla creazione di un murales per sensibilizzare la cittadinanza.
“Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare quelli legati alla crisi climatica, sono un’interconnessione dei territori”, ha commentato Veronica Vismara del Club alpino italiano (Cai), che si è poi soffermata sulla “monocultura del turismo nei territori montani”, uno dei problemi che si devono affrontare per lo sviluppo economico e sociale della montagna.
Alice Pomiato, green content creator, independent sustainability consultant e fondatrice di Aliceful, ha sottolineato la necessità di rivedere i paradigmi che hanno creato i problemi attuali e di rafforzare l’educazione ambientale. “La sostenibilità deve diventare una cultura condivisa, in cui i cambiamenti vengono interiorizzati”, ha concluso Pomiato, ricordando che ogni persona può fare la propria parte nella società.
di Maddalena Binda