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Fairtrade lancia la prima Mappa globale dei rischi sui diritti umani e ambientali
L’iniziativa intende supportare tutti gli attori nella catena del valore nelle loro valutazioni del rischio, promuovendo una maggiore sostenibilità nelle filiere globali. Discriminazioni e ambiente le aree critiche per l’Italia. 8/2/23
Una corretta valutazione del rischio semplifica il lavoro sui diritti umani e sull’ambiente poiché, quando si conoscono i problemi principali, i partner della catena di approvvigionamento possono concentrarsi sulla prevenzione, la mitigazione e il rimedio.
Sulla base di queste considerazioni è nata la Mappa dei rischi presentata da Fairtrade International il 25 gennaio, che identifica e visualizza i rischi più importanti sul fronte dei diritti umani e ambientali. In questo modo, chiunque può individuare le criticità più significative per le comunità e le catene di approvvigionamento di interesse, implementare le responsabilità in merito alla due diligence e, soprattutto, prevenire e mitigare i danni e i rischi.
Lo strumento è volto a incoraggiare una comunicazione trasparente tra i partecipanti delle filiere e aiutare le aziende a trovare soluzioni efficaci per affrontare i rischi più significativi per le comunità e l'ambiente lungo le loro catene di approvvigionamento. Un supporto ulteriormente utile se si considera che le aziende europee devono sottostare a crescenti obblighi di legge nella compilazione della valutazione dei rischi.
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Le filiere e i Paesi analizzati. Al momento la Mappa dei rischi copre le filiere di caffè, cacao, banane, uva e miele, ma nei prossimi mesi saranno aggiunti molti altri prodotti: le informazioni in essa contenute rientrano infatti nel lavoro di monitoraggio e valutazione del rischio che Fairtrade porta avanti lungo le sue filiere e vengono regolarmente aggiornate.
Il lavoro di ricognizione e analisi comprende tutti i 129 Paesi in cui opera Fairtrade e si basa su 26 indicatori chiave che riguardano questioni relative a diritti umani e ambientali. La mappa prende in esame anche l’Italia individuando, come rischi principali, discriminazioni, cambiamento climatico, acqua e biodiversità.
I nove rischi principali. Molti dei rischi trovano radici profonde nella povertà, nella disuguaglianza e nello sfruttamento e si rende necessario uno sforzo congiunto di aziende, contadini, lavoratori, governi e società civile per affrontarli in modo efficace nel lungo periodo. Questo è anche il motivo per cui Fairtrade auspica che la certificazione non sia l’unico strumento utilizzato da un’azienda per prevenire, mitigare e rimediare ai più importanti rischi nella sua filiera.
L’elenco dei nove rischi principali stilato da Fairtrade si basa sulla gravità e la prevalenza degli impatti sulle persone e sull'ambiente, considerando i fattori di rischio legati alle materie prime, geografici e organizzativi: reddito di sussistenza; salario; acqua e biodiversità; diritti dell'infanzia; cambiamenti climatici e deforestazione; non discriminazione; lavoro forzato; diritti di genere; diritti e condizioni del lavoro.
In base ai dati raccolti a livello globale, ad esempio, un occupato su cinque vive in povertà;160 milioni di bambini – il 70% dei quali nel settore agricolo – svolgono lavori che danneggiano la loro salute o interrompono la scuola; l'agricoltura è responsabile del 70% del consumo di acqua dolce nel mondo.
I tre messaggi chiave della Mappa. L’iniziativa offre tre messaggi chiave per il lavoro di due diligence di rivenditori, marchi, produttori e commercianti:
- considerare tutti i diritti umani: la valutazione del rischio deve coprire tutti i diritti umani, poiché i diversi rischi sono fortemente correlati. Ad esempio, la povertà è spesso un fattore chiave del lavoro minorile. Ciò segue le linee guida delle Nazioni Unite e dell'Ocse;
- analizzare le cause alla radice: le valutazioni del rischio devono includere un'analisi delle cause principali e una valutazione del modello di business, delle politiche e delle pratiche dell'azienda, perché gli attori della catena di approvvigionamento si affidano l'uno all'altro. Ad esempio, le pratiche tariffarie a valle spesso alimentano la povertà, il lavoro minorile e altre pratiche non sostenibili all'inizio della catena di approvvigionamento;
- impegnarsi in un dialogo significativo con le parti interessate: una valutazione del rischio credibile si basa fortemente su statistiche e ricerche indipendenti, ma anche su un impegno significativo con le parti interessate e potenzialmente interessate, secondo le linee guida dell'Ocse.
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di Monica Sozzi
Fonte copertina: helenap2014, da 123rf.com