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Indice percezione corruzione 2022: Italia stabile ma sotto media Ue
Secondo Transparency international, da dieci anni il nostro Paese segue un trend positivo e nell’ultimo anno guadagna una posizione della graduatoria mondiale. Occorre però rafforzare i controlli e scongiurare i conflitti di interesse. 1/1/23
L’Italia sta crescendo nella lotta alla corruzione, ma non abbastanza. Questo è il messaggio che emerge dal nuovo rapporto 2022 pubblicato dall’ong Transparency international, il cui scopo è di misurare l’indice di percezione della corruzione in 180 Stati del mondo in base a una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita). Il nostro Paese registra ormai da dieci anni un andamento positivo, che ha visto passare il suo punteggio da 42 punti nel 2012 a 56 nel 2022, con una differenza di 14 punti in più. È un risultato che mostra l’impegno italiano sul fronte della trasparenza e della corruzione, ma sottolinea anche la necessità di fare di più.
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Bene ma non benissimo. L’Italia fa parte di un ristretto gruppo di Paesi che a livello mondiale sta migliorando negli anni la sua condizione in materia di lotta alla corruzione, ma nell’ultimo periodo la diminuzione della percezione del fenomeno è andata a rilento. Rispetto all’anno scorso, l’indice è rimasto lo stesso, con un punteggio di 56 punti base che ha consentito comunque all’Italia di guadagnare una posizione a livello globale (ora è 41esima). In confronto ai 27 Stati membri dell’Unione europea, l’Italia è al 17esimo posto. Anche a livello macroregionale il dato negativo è evidente: la media dei Paesi inseriti dal rapporto nella categoria “Europa occidentale e Unione europea” è pari a 66 punti, dieci punti in più rispetto al risultato italiano. Secondo Iole Anna Savini, presidente di Transparency International Italia, “il decisore politico dovrà mettere al centro della sua agenda i temi della trasparenza e della lotta alla corruzione: rafforzare i controlli, scongiurare i conflitti di interesse, promuovere la trasparenza definendo regole adeguate per il bilanciamento tra il diritto all’informazione e la sensibilità dei dati, regolare le attività di lobbying.”
La percezione della corruzione nel resto del mondo. Il Rapporto riporta anche l’evoluzione su scala mondiale, e sottolinea quanto la situazione globale sia in via di peggioramento. Su 180 Paesi analizzati ben 124 hanno un indice di percezione della corruzione che rimane praticamente uguale nel corso degli anni, mentre aumenta il numero di casi in cui l’indice va deteriorandosi. Due terzi del totale analizzato ha un indice inferiore a 50 punti su 100, mentre la media a livello globale si attesta sui 43 punti. L’Africa sub-sahariana è la macroregione del mondo dove l’indice è più basso, con una media di 32 punti. Nella regione vi è anche il Paese con l’indice più basso in assoluto, ovvero la Somalia, che totalizza 12 punti. Lo Stato che invece vanta l’indice più alto al mondo è la Danimarca, con 90 punti, seguita da Finlandia e Nuova Zelanda, entrambe con 87 punti.
La corruzione, madre e figlia dei conflitti. Il fatto che la percezione della corruzione nel mondo sia un fenomeno che tende a mantenersi, se non a peggiorare, è un risultato e una conseguenza dell’inasprimento dei conflitti nel mondo, riporta il documento. In un mondo dove la pace è a rischio e dove le guerre aumentano negli anni, invece di diminuire, la corruzione trova terreno fertile: “l’instabilità politica, le crescenti pressioni sulle risorse pubbliche e l’indebolimento degli istituti di garanzia creano maggiori opportunità per crimini come peculato, appropriazione indebita e concussione”. Allo stesso tempo, nelle società dove non c’è un conflitto aperto, la persistenza di impunità e corruzione può portare a instabilità sociali, e di conseguenza a tensioni.
di Milos Skakal
Fonte copertina: fabiobalbi, da 123rf.com