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Il Mezzogiorno d’Italia come cerniera sostenibile tra Europa e Mediterraneo
Estendere i rapporti euromediterranei e utilizzare la leva della transizione ecologica per ridurre le disuguaglianze, tra i messaggi emersi all’evento nazionale dedicato al meridione. Presentato il Manifesto ASviS per il Sud. 24/10/22
Il Mezzogiorno d’Italia può fornire un notevole contributo allo sviluppo sostenibile del Paese e dell’Europa facendo leva sul proprio ruolo di ponte tra diverse culture e aree geografiche e sulle importanti potenzialità fisiche e immateriali che possiede.
All’argomento è stato dedicato l’evento nazionale del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022 “Il Sud come cerniera sostenibile tra Europa e Mediterraneo”, organizzato dal Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11 “Città e comunità sostenibili”, che si è svolto nel pomeriggio di martedì 18 ottobre, in collaborazione con Costa Crociere, partner del Festival, che ha ospitato l’iniziativa sulla propria nave “Costa Toscana”, attraccata al porto di Napoli.
Durante l’evento è stato presentato il “Manifesto ASviS per il Sud”, elaborato dal sottogruppo “Politiche per il Sud” del Gruppo di lavoro, che rappresenta un insieme di dieci proposte per la nuova legislatura, con l’obiettivo di trasformare il Mezzogiorno in una cerniera sostenibile tra Europa e Mediterraneo.
Il moderatore dell’evento è stato Ruggero Po (giornalista e conduttore della trasmissione Alta sostenibilità su Radio radicale), che, in apertura, ha ricordato come negli ultimi anni si siano accentuate le disuguaglianze tra il Sud e il resto del nostro Paese.
Presentando il “Manifesto ASviS per il Sud”, Piero Lacorazza (direttore della Fondazione Appennino e moderatore del sottogruppo “Politiche per il Sud” del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11) ha affermato che queste disuguaglianze sono diventate delle fratture che attraversano l’Italia e dividono l’Europa dal Mediterraneo. Da questa situazione sono emerse le prime due proposte del Manifesto: sviluppare e rendere permanenti i rapporti euromediterranei, dando luogo ad un appuntamento annuale orientato all’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e impegnare l’Italia a un deciso rafforzamento dell’Unione europea per far ripartire il Sud, mediante un piano più incisivo e duraturo nel tempo per una fiscalità a sostegno delle imprese e del lavoro per i giovani e per le donne. Piero Lacorazza, inoltre, ha sottolineato l’importanza per il Sud di investire in ricerca e in agricoltura per generare risposte ai cambiamenti climatici (terza proposta) e di fare leva sul proprio potenziale culturale e ambientale, con l’obiettivo di diventare l’hub nazionale e mediterraneo per la produzione di energie rinnovabili (quarta e quinta proposta).
“Non c’è dubbio che uno degli elementi per assicurare lo sviluppo sostenibile del Mezzogiorno è assumere come fondamentale il pilastro educativo. Dopo la pandemia le disuguaglianze educative sono aumentate in questi territori, e la relazione con gli investimenti programmati fa emergere ancora di più questi squilibri” ha proseguito Lacorazza, illustrando la sesta proposta del Manifesto.
in foto: Piero Lacorazza
“Ci vogliono i livelli essenziali di prestazione: è necessario partire dai bisogni del cittadino, come sanità, scuola, università. Le aree interne del Sud hanno gravi carenze di personale, sono quasi all’osso. A ciò si aggiunge la difficile comunicazione tra dorsale tirrenica e appenninica. Bisogna costruire lo scheletro amministrativo e istituzionale necessario per favorire la buona progettualità e utilizzare al meglio le ingenti risorse attualmente disponibili” ha concluso Lacorazza, illustrando le ultime quattro proposte del Manifesto.
Stefano Manservisi (ex direttore generale alla Commissione Ue, componentedell’Advisory board di Verso Sud) ha affermato che il “Libro bianco” di Verso Sud identifica il Mezzogiorno non solo come questione meridionale italiana, ma come questione mediterranea. Partendo da questo presupposto, è necessario costruire ed estendere alleanze con tutti i Paesi dell’area mediterranea. Di conseguenza, è necessario definire una governance comune con strumenti leggeri, basata sul dialogo tra culture e religioni e sullo sviluppo di una rete di formazione in grado di mettere in comunicazione i diversi poli dell’area.
“La nuova Europa che si è creata dopo la pandemia è molto diversa rispetto alla crisi del debito del 2011: in questa risposta i grandi Paesi del Centro-Nord Europa hanno deciso di investire risorse con il Next generation Eu, che guarda alla sponda mediterranea dell’Europa. Per la prima volta la geografia prevale sulla storia” ha dichiarato Luca Bianchi (direttore Svimez) aprendo il panel dedicato a economia e infrastrutture. Inoltre, ha sottolineato come questo processo richieda politiche coerenti, in grado di riequilibrare l’offerta di infrastrutture sociali e di rafforzare gli interventi sulla sostenibilità economica. Nel suo intervento, Bianchi ha evidenziato come nel Sud il meccanismo dei bandi competitivi non funzioni, mentre è necessario un intervento rilevante sulla formazione, puntando su nuove professionalità e competenze.
Davide Triacca (direttore sostenibilità di Costa Crociere) ha illustrato la visione dell’azienda per la creazione di valore condiviso: “la parola ‘ospite’ ha due significati: ospitare ed essere ospitati. Attorno a questo dualismo di significato è nato il “Manifesto di Costa per un turismo di valore” sostenibile e inclusivo. Sensibilizziamo gli ospiti, per fare in modo che questi ultimi si mobilitino con azioni virtuose quando arrivano in un porto. Allo stesso tempo sarebbe interessante provare a ripensare il ruolo dei porti del Sud come luoghi aperti, in cui la nave contribuisca attivamente come punto di aggregazione sociale e culturale, mettendo a disposizione i propri spazi”.
Nel corso del suo intervento, Roberto Pagone (direttore investimenti Area Sud di Rete Ferroviaria Italiana) ha mostrato due mappe: la prima caratterizzata da due “v” speculari, una a Nord e una a Sud dell’Europa, che rappresentano due progetti per la “creazione” di aree urbane estese che comprendono diverse città messe in collegamento dalle linee ferroviarie; la seconda mappa recante gli attuali investimenti sugli interventi ferroviari nel Mezzogiorno d’Italia. “Partendo dal sud, vogliamo fare qualcosa di nuovo: non solo creare linee ad alta velocità, ma anche una rete di connessione del territorio. Vogliamo creare le condizioni perché queste nuove linee portino a nuove connessioni, con concreti progetti di sviluppo del territorio, e puntino anche ai Paesi del Nordafrica e del Medioriente” ha affermato Pagone.
“Per le Zes (Zone economiche speciali, ndr) è prevista una struttura normativa che semplifica la burocratizzazione, realizzando nel medio periodo gli obiettivi. È una svolta epocale per il Paese” ha affermato Giosy Romano (commissario straordinario del Governo della Zona economica speciale Campania), il quale ha sottolineato come anche lo sportello digitale abbia semplificato i procedimenti, fornendo risposte immediate agli utenti e generando effetti tangibili positivi nelle otto Zes del nostro Paese.
Eliano Russo (responsabile di 3Sun Gigafactory di Enel Green Power Catania) ha illustrato il progetto 3Sun Gigafactory di Catania: nato nel 2010, punta alla produzione di 3 gw/anno e a raggiungere mille posti di lavoro entro il 2024. Russo ha posto l’accento sull’esigenza di tracciabilità della filiera, sempre più richiesta dal mercato, e sulla garanzia di sostenibilità della stessa, in un’ottica di creazione di valore condiviso, coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni e puntando su innovazione e creatività.
Successivamente è intervenuto in collegamento il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. “Vista l’attuale situazione geopolitica e considerando i cambiamenti climatici ogni giorno più evidenti, dobbiamo sempre più spingere verso le energie rinnovabili. In questo contesto il ruolo del Mezzogiorno e delle sue città diventa strategico e rilevante, vista anche la vicinanza con il Nordafrica. Possiamo utilizzare la leva della transizione ecologica per la riduzione delle disuguaglianze. Se noi riusciamo ad accoppiare l’autoproduzione di energia con la capacità di agire sulla leva sociale, possiamo garantire una transizione ecologica solidale e inclusiva” ha affermato il sindaco.
Aprendo il panel su educazione, formazione e innovazione, Raffaela Milano (dirigente di Save The Children) ha ricordato che in alcune regioni del Sud ci sono tre ragazze/i in condizione di Neet (giovani disoccupati non impegnati in formazione o studio) a fronte di due che studiano o lavorano: ciò che emerge è che dove le ragazze e i ragazzi sono più poveri, è più povera anche la scuola. Nelle scuole primarie del Sud c’è molto meno tempo pieno, non ci sono le mense, non ci sono palestre, ma la povertà educativa inizia molto prima del percorso scolastico, già nei primi mille giorni di vita. Tuttavia c’è anche una buona notizia: un solo anno di asilo nido è in grado di ridurre o cancellare queste distanze. “Sono necessari livelli essenziali di prestazione: almeno 33 bambini su 100 devono avere accesso agli asili nido. Una cosa del genere non si può fare con i bandi. Il servizio essenziale va erogato, questo investimento deve raggiungere le zone più povere di servizi. Inoltre, avremmo bisogno di almeno 30mila educatrici ed educatori, che dobbiamo iniziare a formare. Potremmo veramente fare un passo in avanti: se si cambia l’inizio della storia, si cambia tutta la storia” ha affermato Milano.
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Patrizia Falabella (prorettrice alla didattica dell’Università della Basilicata) ha dichiarato che l’obiettivo dell’Università è quello di far crescere le competenze e la cultura dei ragazzi e delle ragazze, che rappresentano la forza propulsiva verso la transizione a un modello di sviluppo sostenibile. “Sappiamo che nel mondo c’è una sacca di analfabetismo molto rilevante, i due terzi sono donne. Ciò è legato a condizioni di indigenza e di condizione di equilibrio sociale alterate. Il tema della formazione tocca particolarmente i temi relativi ai Paesi in via di sviluppo, ma ci sono problemi seri anche nel mondo sviluppato” ha dichiarato. Falabella ha posto poi l’accento sul fenomeno di contaminazione tra università e territorio: l’università è importante perché offre ai giovani di raggiungere il più alto livello di formazione nel proprio territorio d’origine. In questo ambito le università del Mezzogiorno dovrebbero promuovere un'intensa mobilità per i propri studenti, soprattutto in ottica dei Paesi non europei che si affacciano sul Mediterraneo.
in foto, da sinistra: Raffaela Milano, Patrizia Falabella, Valeria Fascione
“Dopo l’investimento in formazione, spesso perdiamo i nostri talenti, in favore delle città del Centro-Nord Italia oppure all’estero. Abbiamo cercato di creare un ecosistema tra università e mondo delle imprese, con un modello che è stato ripreso anche dal Pnrr, quello delle academy specializzate sulle filiere tecnologiche, come quella della Apple dove si formano 400 talenti” ha affermato Valeria Fascione, assessora alla Ricerca e all’Innovazione della Regione Campania. L’assessora Fascione ha aggiunto che si tratta di un modello che guarda anche le piccole-medie imprese: tutti i project work vengono realizzati sulla base delle esigenze di quest’ultime. In questo modo si sviluppano insieme impresa, ricerca e innovazione. “Se vogliamo che i ragazzi tornino dobbiamo essere aperti, innovativi e inclusivi” ha concluso l’assessora.
L’intervento conclusivo è stato affidato a Mariateresa Fragomeni, sindaca di Siderno, con un’attenzione particolare al tema della lotta per la legalità. “Bisogna anche porre fine alle tragedie del mare che troppo spesso si verificano nel Mediterraneo” ha dichiarato la sindaca. “Siderno è stata teatro di atti criminali. Hanno bruciato macchine a consiglieri comunali e uffici tecnici a solo un mese dalla mia elezione, come avvertimento. Sono tuttora in atto le indagini, c’è stata una risposta molto forte da parte dello Stato, da parte degli studenti e della società civile contro la violenza e la sopraffazione. Agli atti intimidatori si risponde efficacemente solo insieme” ha aggiunto. La riduzione delle disuguaglianze tra Nord e Sud consentirebbe anche la riduzione delle azioni criminose.
Anche la sindaca Fragomeni ha evidenziato come tanti enti locali del Mezzogiorno non siano in condizione di partecipare ai bandi in maniera competitiva. Per realizzare le infrastrutture sociali, in Calabria, i Comuni impiegano 1183 giorni, circa 400 giorni in più della media nazionale. “Il lavoro delle scuole è fondamentale, come lo è la formazione degli amministratori pubblici. Va spezzato il circuito fra precarietà e paura del futuro, che condiziona i nostri ragazzi” ha concluso la sindaca Fragomeni.
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di Lorenzo Pompi