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“Crescere al sicuro” tra emergenze sanitarie e conflitti
È l’Emilia-Romagna la regione più virtuosa nel fronteggiare il maltrattamento all’infanzia, mentre è allarme al Sud. Fondazione Cesvi: serve un Piano straordinario di intervento per il benessere e la sicurezza dei più giovani. 18/5/22
L’11 maggio Fondazione Cesvi ha presentato “Crescere al sicuro”, la quinta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, arricchita da un focus sulla sicurezza dell’infanzia durante la pandemia Covid.
L’edizione 2022 viene pubblicata in un momento di grande disorientamento e fatica generalizzata: la guerra Russia-Ucraina stravolge gli equilibri mondiali proprio mentre si cominciava ad assaporare la fuoriuscita dalla crisi pandemica.
L’aumento del numero e dell’intensità dei fattori di rischio si sovrappone a relazioni familiari anch’esse sotto pressione e si prospetta in futuro una salute mentale molto deteriorata per i nostri giovani a causa della pandemia e delle situazioni di tensione geopolitica.
La situazione a livello globale. “Crescere al sicuro” menziona i dati a livello globale: il 36% dei bambini e delle bambine è vittima di abusi psicologici, il 23% di abusi fisici, il 18% delle bambine e l’8% dei bambini sono vittime di abusi sessuali, mentre il 16% dei bambini e delle bambine sono vittime di trascuratezza. Ogni anno un giovane tra i 2 e i 17 anni è vittima di una qualche forma di violenza. 300 milioni di bambini tra i 2 e 4 anni viene regolarmente disciplinato in modo violento da parte di chi si prende cura di loro. La violenza emotiva colpisce invece un bambino ogni tre e uno su quattro vive con una madre che è vittima di abusi domestici, esponendoli potenzialmente quindi alla violenza assistita.
La situazione a livello nazionale. Nel nostro Paese sono 401.766 i bambini, le bambine e gli adolescenti presi in carico dai servizi sociali, e di questi 77.493 sono vittime di maltrattamento. Tra le forme di maltrattamento prevale la patologia delle cure (incuria, discuria e ipercura) che riguarda il 40,7% dei minorenni in carico ai servizi sociali, seguita dalla violenza assistita (32,4% dei casi), dal maltrattamento psicologico (14,1% dei casi), dal maltrattamento fisico (9,6% dei casi) e dall’abuso sessuale (3,5% dei casi). Tra i giovanissimi è boom di accessi nei pronto soccorso per tentati suicidi, depressione e disturbi del comportamento alimentare. In crescita i reati contro i minori e la violenza domestica sulle donne.
L’indice: 64 indicatori e 6 capacità. L’Indice viene calcolato sulla base di 64 indicatori statistici, rappresentativi sia dei fattori di rischio che dei servizi pubblici territoriali. L’indice finale restituisce una classifica delle regioni, decrescente rispetto alla maggiore efficacia nel fronteggiare il maltrattamento all’infanzia. I 64 indicatori sono stati classificati rispetto a sei capacità che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accedere alle risorse e ai servizi.
- Capacità di cura di sé e degli altri. L’evoluzione temporale della capacità di cura è sempre molto lenta e si può cogliere con scostamenti molto graduali. L’andamento degli indicatori conferma il Trentino-Alto Adige come la regione con i fattori di rischio di maltrattamento all’infanzia più bassi per la capacità di cura. Seguono Veneto, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Liguria. Le maggiori criticità si rilevano per Puglia, Sicilia e Campania. L’Emilia-Romagna è la regione con la maggiore dotazione di servizi per la cura di famiglie e minori, seguita da Valle d’Aosta, Sardegna, Veneto, Basilicata. Le regioni con indicatori più critici sono invece Marche, Campania e Calabria.
- Capacità di vivere una vita sana. Gli indicatori che indicano i fattori di rischio di questa capacità sono relativi alle dipendenze da alcol e da droghe, nonché alla condizione psicologica, di salute mentale e la depressione diagnosticata. Il Trentino-Alto Adige si conferma la regione con i più bassi fattori di rischio, compensando con gli altri indicatori il fattore di rischio per il consumo di alcool per il quale è 19° in Italia. Seguono Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Lazio. Peggioramento significativo per la Lombardia dovuto all’indicatore sulla dipendenza da alcool. La regione con la maggiore capacità di risposta dei servizi rispetto all’utenza potenziale è la Valle d’Aosta, seguita da Liguria, Marche e Veneto. Le regioni con maggiore criticità sono Lazio, Sicilia, Campania e Calabria.
- Capacità di vivere una vita sicura. Il Report osserva un peggioramento nazionale degli indicatori che riguardano la soddisfazione delle relazioni amicali, mentre migliora la percezione del rischio di criminalità. Il Trentino-Alto Adige si conferma la regione con il più basso livello di fattori di rischio relativi alla sicurezza, seguito da Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Liguria e Piemonte. Le regioni più critiche sono invece Lazio, Puglia e Campania. La capacità di vivere una vita sicura viene rappresentata, nell’analisi sui potenziali maltrattanti, attraverso l’indice degli adulti ospiti dei presidi residenziali coinvolti in procedure penali o in custodia alternativa, quello dei servizi sociali di integrazione sociale e i centri antiviolenza e quello delle case rifugio. L’Umbria si conferma la regione più virtuosa, seguita da Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Marche. Tra le regioni con maggiore criticità si possono osservare la Campania, la Sicilia e il Lazio.
- Capacità di acquisire conoscenza e sapere. L’Italia mostra da anni una criticità importante rispetto agli altri Paesi europei nel livello di istruzione della popolazione, ma il trend storico è in progressivo miglioramento, grazie soprattutto al livello crescente di istruzione delle nuove generazioni e al contestuale invecchiamento delle generazioni più anziane e meno istruite. L’Indice individua il Lazio come la regione con la migliore protezione dai fattori di rischio legati all’istruzione, seguito da Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna. Le regioni del Mezzogiorno risultano tutte al di sotto della media nazionale, in particolare Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. La capacità di acquisire conoscenza e sapere relativamente ai servizi territoriali messi a disposizione è cresciuta ininterrottamente dal 2008 al 2019 e ha subìto una battuta d’arresto nell’anno della pandemia.
- Capacità di lavorare. I due indicatori (dei quattro) aggiornati mostrano il periodo di sospensione del lavoro durante il lockdown: nonostante il tasso di occupazione sia diminuito anche per i 35-44enni, paradossalmente i due indicatori relativi alla disoccupazione sono migliorati (il tasso di disoccupazione tra i 35 e i 44 anni è sceso dal 14,7% al 14,2% mentre quello di disoccupazione di lunga durata è sceso dal 57,1% al 52,5%). La contraddizione si spiega con l’interruzione temporanea della ricerca del lavoro: l’Indice rileva infatti un aumento dal 19,1% (2019) al 20,6% (2020) del tasso di inattività tra i 35 e i 44 anni, cioè di chi non ha una occupazione e non la sta cercando. I servizi sociali comunali per l’inserimento lavorativo sono quelli che possono mitigare i fattori di rischio di maltrattamento relativi alla capacità di lavorare: le regioni con una maggiore offerta di questo tipo di servizi sono Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia. Le regioni con minor numero di servizi sono Marche, Basilicata, Campania e Calabria.
- Capacità di accedere alle risorse e ai servizi. Dei sei indicatori utilizzati, l’Indice aggiorna quello sulla povertà relativa, che è aumentata tra il 2019 e il 2020 dal 12,8% al 13,9%. Tra le regioni con il più elevato livello di capacità di accedere alle risorse e ai servizi si rilevano Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Toscana e Umbria. Tra le regioni con maggiori criticità, invece, Molise, Abruzzo, Sicilia e Campania.
Proposte per politiche di prevenzione e contrasto. La quinta edizione dell’Indice invoca una presa di coscienza importante da parte delle istituzioni e una reazione adeguata per affrontare la situazione particolarmente critica. La raccomandazione principale è quella di adottare una Legge Quadro di riordino normativo sulla base della quale approntare un Piano straordinario di intervento per il benessere e la sicurezza dell’infanzia per affrontare in modo sistemico, coerente e ragionato alcuni punti cruciali:
- adottare un approccio multidimensionale e di medio-lungo termine per le politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento;
- investire nella resilienza come fattore protettivo prioritario e adottarla come strategia trasversale in ogni ambito di intervento;
- rafforzare l’ecosistema di tutti i servizi preposti alla prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia;
- investire in un sistema integrato di governance dei servizi;
- investire nel superamento delle diseguaglianze territoriali attraverso i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni sociali) e i Liveas (Livelli essenziali di assistenza socio-assistenziale);
- investire in personale, formare e curare i curanti;
di Monica Sozzi