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ASviS Live sulla Costituzione: “si superi il breve-termismo per tutelare il futuro”
L’inserimento nella Carta della tutela dell’ambiente, anche nell’interesse delle future generazioni, va adesso tradotto nelle politiche, in direttive e programmi. Gli interventi di Giovannini, Bassanini, Parrini e Brescia. 6/4/22
“Dal 1948 il testo della Costituzione è stato modificato 18 volte, ma mai nella parte relativa ai princìpi fondamentali (articoli 1-12). L’adeguamento di questa parte con la modifica dell’articolo 9 rappresenta quindi un atto unico, sottolineando l’importanza che il Parlamento attribuisce alla sostenibilità e al rispetto degli equilibri eco-sistemici”. Sono queste le parole con cui Marcella Mallen, presidente dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), ha introdotto l’evento del 5 aprile dal titolo “La Costituzione e lo sviluppo sostenibile”.
L’incontro organizzato dall’ASviS ha rappresentato un momento di riflessione sulla necessaria trasformazione del nostro modello di sviluppo, a seguito della riforma degli Articoli 9 e 41 della Carta, proposta dall’Alleanza sei anni fa, per dare centralità al futuro delle giovani generazioni. L’evento, seconda tappa di avvicinamento alla sesta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile (4-20 ottobre 2022), ha raggiunto oltre 12mila persone e 28mila visualizzazioni della diretta sui soli canali ASviS e Ansa. L’evento è stato trasmesso anche da Green and Blue, Repubblica, Radio Radicale e il Quotidiano Nazionale, oltre che sulle pagine Facebook del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, di Radio Radicale, Quotidiano Nazionale, Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno.
“Ci sono tutti i presupposti per considerare questa riforma come un vero passaggio di civiltà che accelera il percorso del Paese sulla strada della transizione ecologica nel vero senso della parola. In estrema sintesi si può dire che da oggi l’ecologia non è più subordinata all’economia”, ha affermato Mallen, ricordando che si tratta però solo di un primo passaggio, storico e culturale, “verso un reale cambio di paradigma, perché dovrà seguire una fase che impegnerà non solo le istituzioni ma tutta la società civile”.
La traduzione del principio di sviluppo sostenibile nelle politiche. Il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, ha ripercorso le tappe che lo hanno portato a farsi promotore della riforma: l’idea, condivisa per la prima volta in una riunione internazionale del Club di Roma, si trasformò con l’aiuto degli esperti guidati da Franco Bassanini nella proposta di bandiera dell’ASviS (di cui il ministro era l’ex portavoce e fondatore), focalizzata “in particolare sul principio di giustizia tra le generazioni, a fianco a quello di giustizia all’interno dell’attuale generazione, che è ben rappresentato dall’articolo 3 della nostra Costituzione”.
Il ministro ha poi evidenziato l’altra modifica, relativa all’articolo 41, che impone nuovi limiti all’attività economica affinché non siano danneggiati la salute e l’ambiente, rimandando al principio del do not significant harm dell’Unione europea. Giovannini ha sottolineato la necessità di “tradurre questo principio nelle politiche”, riportando alcuni esempi concreti messi in atto: dal nuovo progetto di fattibilità tecnico-economica con cui tutte le infrastrutture devono essere accompagnate da una relazione di sostenibilità, all’emanazione del decreto che indica per il Cipess la necessità di valutare i progetti rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, alla valutazione del Documento di economia e finanza in base all’impatto sulla sostenibilità.
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La visione corta delle democrazie e il ruolo delle pubbliche amministrazioni. Il presidente della Fondazione Astrid, Franco Bassanini, ha condiviso una riflessione sulla opportunità di inserire il principio della tutela ambientale nella Carta: “Cambia molto che un principio sia scritto esplicitamente in Costituzione, per di più tra i principi fondamentali, perché il suo peso aumenta e non è possibile non considerarlo”.
L’interesse delle future generazioni è poi una innovazione ancora di maggiore portata, secondo Bassanini. “Il problema delle democrazie”, ha affermato, “è che hanno la visione corta”, serve invece “un atteggiamento lungimirante per capire che è un dovere e in fondo anche un interesse tutelare i diritti e le opportunità delle future generazioni”. Pertanto, “questo principio, collegato alla tutela dell’ambiente, è un modo per contrastare questa deriva pericolosa che rischia di chiudere le democrazie in una visione di corto respiro.”
Bassanini ha proseguito il suo intervento concentrandosi sulla fase attuativa. “È importante la promozione della cultura dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile”, ma servono anche direttive e programmi nelle singole amministrazioni. “Abbiamo decine di migliaia di pubbliche amministrazioni, occorre che ciascuna di esse riveda e ripensi la propria attività, il proprio modo di lavorare e le proprie finalità, in modo da incorporare questi nuovi principi costituzionali nelle attività”. Bassanini ha poi concluso l’intervento affermando: “bisogna cominciare a ragionare su un nuovo Next Generation che riguarda una emergenza anche più grave, che non finirà nel 2026 ma speriamo finisca nei prossimi decenni, che è la difesa del Pianeta e la sopravvivenza della nostra Terra”.
Monica Paternesi, moderatrice Ansa, ha poi approfondito i temi del corto-termismo con Giovannini e del dialogo tra cittadini e amministrazioni con Bassanini.
Il ministro ha messo in evidenza la capacità dell’Unione europea di aver allungato l’orizzonte temporale indicando una chiara direzione verso cui muoversi, in particolare attraverso due scadenze: la riduzione al 55% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 e la neutralità carbonica al 2050. “Il Next generation Eu ha obbligato finalmente il nostro Paese a darci un piano almeno a cinque anni, cioè al 2026”, portando il governo, le regioni, le città e le aziende ad allungare l’orizzonte temporale delle loro decisioni, ha spiegato Giovannini, riportando alcuni esempi dal proprio ministero con la missione “Dieci anni per trasformare l’Italia”.
Bassanini ha ricordato che in Costituzione abbiamo il principio di partecipazione e dialogo dei cittadini, che sebbene funzioni, finora è stato attuato in maniera diseguale sul territorio. “Occorre mobilitare i cittadini, che sono in grado di dare idee e alcune volte di intervenire in base al principio di sussidiarietà orizzontale direttamente autogestendo”, ha affermato, specificando che per mobilitare tutte le energie “il dialogo e la capacità di collaborare tra tutto il mondo civico e le pubbliche amministrazioni è fondamentale. ASviS ne è un esempio”, perché “i cittadini possono suggerire problemi e soluzioni e, se le amministrazioni capiscono che devono aprirsi alla collaborazione dei cittadini, possono diventare parte della soluzione”.
Il nuovo principio in Costituzione come bussola per i legislatori. Il presidente della Commissione affari costituzionali del Senato della Repubblica, Dario Parrini, ha illustrato alcuni elementi importanti della riforma: da un lato il largo consenso che l’ha accompagnata, dall’altro che “la modifica ha colmato un ritardo del nostro ordinamento costituzionale”, perché in altri Paesi europei il principio dell’ambiente è entrato nelle Carte diversi anni fa.
Parrini ha ricordato alcuni tentativi avviati in passato in Italia senza successo, a differenza di questa volta che ha rappresentato un risultato significativo soprattutto “per l’approccio a 360°”: non solo la modifica amplia i principi tutelati, ma lo si è fatto inserendo oltre all’ambiente anche gli ecosistemi, la biodiversità e soprattutto “l’interesse delle future generazioni, come elemento al quale il legislatore e il giudice delle leggi non possono assolutamente non guardare e che non possono che ritenere come una bussola del loro agire”. Questa riforma costituzionale, dunque, pone “una sfida a tutti gli operatori pubblici, a chi fa le leggi” perché quando verrà scritta qualsiasi norma si dovrà tenere davvero conto dell’impatto sulla sostenibilità.
La Carta italiana e dei Paesi europei a confronto. Il presidente della Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati, Giuseppe Brescia, ha sottolineato la portata storica del riconoscimento del principio di giustizia intergenerazionale e sottolineato che “spesso le decisioni politiche sono determinate dalla tirannia del presente, dall’ottenimento di risultati immediati a scapito del futuro”.
Brescia ha poi ricordato lo stato dell’arte delle Costituzioni in materia di ambiente e sostenibilità in Europa: dal diritto a un ambiente sano in Belgio, alla Carta dell’Ambiente in Francia approvata 20 anni fa, al diritto all’ambiente e il dovere a preservarlo in Spagna. In Italia l’ambiente è entrato nel 2001, ma come competenza esclusivamente statale, mentre “con questa riforma abbiamo fatto un significativo passo avanti”.
Un portale di dibattito che esplora i possibili scenari per decidere oggi
quale futuro vogliamo scegliere tra i tanti possibili.
Giovannini ha poi ripreso la parola per evidenziare due aspetti: “Per la prima volta in Costituzione entra la parola Futuro, o meglio future generazioni. Questo non era affatto scontato”, perché “questo è un indicatore di quanto si pensi alla necessità di cambiare non solo le politiche e i comportamenti, ma anche i princìpi, per rispondere alla domanda di futuro delle nuove generazioni”. Inoltre, “c’è la necessità che questa ricerca di futuro, di sostenibilità, sia pervasiva”, ha affermato, ricordando che l’ASviS ha sostenuto a lungo la creazione di un istituto di studi sul futuro a supporto del governo per trovare soluzioni anticipatorie, analizzando i diversi futuri possibili. “Dobbiamo fare passi avanti culturali, perché altrimenti veniamo continuamente sorpresi”, ha sottolineato.
Giovannini ha poi concluso ricordando che la sostenibilità non è solo ambientale ma anche sociale. Ed è qui che gli atteggiamenti più chiusi rischiano di bloccare la trasformazione e portare alla sindrome Nimby (not in my back yard - non nel mio giardino), che va invece evitata. “È qui che la politica, anche a livello locale, gioca un ruolo fondamentale; le leadership politiche non si esprimono solo in Parlamento ma anche e soprattutto sui territori”, dunque le “elezioni saranno l’opportunità per una nuova generazione di amministratori di sposare questa filosofia che ora è presente anche nella nostra Carta”.
Conclusioni. Marcella Mallen ha riepilogato i punti salienti emersi dal dibattito e individuato alcuni punti di attenzione:
- “tutto il sistema si deve mettere in moto adesso e lavorare insieme”, non solo le istituzioni ma anche i cittadini;
- come proposto dall’ASviS il 31 marzo, bisogna aggiornare la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile e costruire un sistema multilivello di strategie e agende per lo sviluppo sostenibile in maniera coerente;
- aumentare la partecipazione della società civile, aprirsi ai cittadini e alla collaborazione;
- superare la visione di breve termine: “nel nostro Paese abbiamo la capacità di costruire ampie intese e convergenze, anche dopo tanti momenti divisivi, ma il problema può nascere in fase di attuazione” a causa degli interessi particolari;
- misurare la distanza tra enunciazioni di principio e azioni concrete, e questo va fatto sviluppando “una cultura della valutazione e della misurazione”;
- “ridare fiducia ai giovani richiede di guardare al loro benessere e al loro futuro, investendo nella loro educazione per creare una generazione di cittadini responsabili che partecipano alla vita democratica, che sono attenti al bene comune e aperti al dialogo e alla solidarietà tra generazioni”.
“Sappiamo che un articolo in Costituzione, pur essendo fondamentale, non è la soluzione. Ma non possiamo più nemmeno fingere di ignorarlo: sta a tutti noi adesso, come parte di una comunità, impegnarci seriamente per attuarlo”, ha concluso.
di Flavia Belladonna