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Strategie regionali e aree interne per la sostenibilità: a che punto siamo?
Illustrato il percorso dei territori verso le Strategie di sviluppo sostenibile. Serve una forte collaborazione tra aree urbane, interne e montane. Il resoconto delle due sessioni dell’evento nazionale del Festival sul Goal 11. 15/10/21
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Sessione del mattino
“Regioni e territori stanno diventando protagonisti dello sviluppo urbano e della lotta al cambiamento climatico. La territorializzazione dell’Agenda 2030 è un elemento centrale per l’azione: senza il coinvolgimento dei territori il raggiungimento degli Obiettivi Onu rischia di non realizzarsi”. Così Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, ha aperto i lavori dell’evento nazionale “Le strategie regionali e delle Province Autonome per lo sviluppo sostenibile”, tenutosi il 12 ottobre presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma e in diretta streaming, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile. L’incontro, che ha avuto come Tutor Invitalia - Infratel Italia, è stato organizzato dal Gruppo di lavoro sul Goal 11 “Città e comunità sostenibili”, con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
L’evento ha avuto lo scopo di mettere a confronto le Strategie regionali approvate e in corso di approvazione, anche in relazione all’aggiornamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Snsvs) prevista per fine anno e all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Marcella Mallen ha illustrato alcune proposte nell’ambito del Goal 11 contenute nel Rapporto annuale ASviS, pubblicato il 28 settembre scorso: predisporre un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, con un forte coordinamento da parte del Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu) opportunamente riformato; procedere alla costituzione dell’Osservatorio nazionale sulla Condizione abitativa previsto fin dal 1998; dare impulso al trasporto rapido di massa nelle aree urbane; sostenere la forestazione urbana e le infrastrutture verdi estendendole oltre le Città metropolitane a tutti i Comuni ed enti territoriali.
L’incontro è stato moderato e condotto da Gianni Bottalico, senior expert ASviS per le relazioni con gli enti territoriali, che ha sottolineato come la partecipazione di tutti gli stakeholder (istituzioni, comunità, imprese, associazioni) sia fondamentale per rendere sostenibili e resilienti le nostre città e i nostri territori.
Gianni Bottalico ha introdotto l’intervento di Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, il quale ha affermato che le Regioni e le Province Autonome devono partecipare e dare voce alle esigenze dei singoli territori e delle comunità, protagonisti del cambiamento. “Dobbiamo passare da un approccio di governo settoriale ad un approccio di governo integrato: la sostenibilità ambientale deve incontrare quella economica e sociale”, ha dichiarato Fedriga, che ha aggiunto: “Per il cambiamento non basta svolgere bene i propri compiti. Dobbiamo arrivare alla dimensione globale, pensando soprattutto a quei Paesi dove la sostenibilità è molto lontana. È necessario mettere a sistema diverse competenze che coinvolgono più livelli e devono trovare una sintesi per accompagnare il processo di cambiamento”.
Un concetto di approccio di governance multilivello che viene richiamato da Oliviero Montanaro, direttore generale per la Crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo (Cress) del ministero della Transizione ecologica, che lo ritiene fondamentale per dare attuazione all’Agenda 2030. “Il messaggio che vogliamo dare si basa su due parole: condivisione e transizione. Non vorrei declinare quest’ultima: significa mutamento. Dobbiamo ricostruire meglio la nostra società per uno sviluppo rispettoso dell’ambiente. Ma la transizione si basa su tre pilastri (economico, sociale e ambientale) e richiede la partecipazione di tutti” ha aggiunto Montanaro, che ha poi introdotto Mara Cossu (ministero della Transizione ecologica). Quest’ultima ha illustrato il percorso di revisione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, basata sull’interconnessione fra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. “Nella revisione della Strategia nazionale abbiamo cercato di creare meccanismi di governance territoriali, in grado di governare la complessità sui cui si fonda un'azione sostenibile. A dicembre 2021 la nuova Strategia, che punterà sulla coerenza delle politiche, dovrà andare in approvazione”, ha dichiarato Cossu.
Gianni Bottalico ha poi introdotto il panel dell’evento dedicato agli interventi di otto Regioni e di una Provincia Autonoma.
Roberto Morroni, vicepresidente e assessore alle politiche agricole e alla tutela e valorizzazione ambientale della Regione Umbria, ha affermato che la Regione è migliorata soprattutto sui Goal 2 (sconfiggere la fame), 3 (salute e benessere), 5 (parità di genere) e 12 (consumo e produzione responsabili), ma la crisi derivata dalla pandemia ha reso più impervio il percorso che porta all'Agenda 2030.
Mario Tonina, vicepresidente e assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazione della Provincia Autonoma di Trento, ha sottolineato come uno dei temi emersi in modo trasversale riguardi l’attenzione all’ambiente e al paesaggio, insieme alla necessità di ridurre la disparità tra zone montane e città. “Porteremo la delibera relativa alla Strategia provinciale in giunta questo venerdì” ha dichiarato Tonina, che ha illustrato un percorso che ha visto la partecipazione di studenti, associazioni, ordini professionali, agenzie per il turismo e amministratori locali.
Elly Schlein, vicepresidente e assessore al contrasto delle diseguaglianze e transizione ecologica della Regione Emilia-Romagna, ha sottolineato il ruolo fondamentale delle sinergie per dare attuazione all’Agenda 2030, introducendo il tema della comparabilità: è necessario disporre di uno strumento di misurazione coerente con le altre Regioni per capire a che punto sono le Strategie, in una cornice unitaria e olistica. “La Regione Emilia-Romagna ha collaborato con l’ASviS per la definizione del proprio posizionamento rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Abbiamo voluto imperniare il programma di mandato 2020-2025 sull’Agenda 2030, collegando i vari assessorati ai Goal di riferimento”, ha dichiarato Schlein.
“La Regione Puglia ha definito un primo documento di orientamento strategico fondato sullo sviluppo sostenibile approvato con delibera nell’aprile 2021. È stato un processo complesso e dinamico, con la partecipazione dei tanti stakeholder sparsi sul territorio”, ha dichiarato Anna Grazia Maraschio, assessore all’ambiente e territorio della Regione Puglia.
In rappresentanza della Regione Piemonte sono intervenuti Matteo Marnati, assessore ambiente, energia, innovazione e ricerca, e Stefania Crotta, direttrice della direzione ambiente, energia e territorio. Matteo Marnati ha dichiarato che la Regione ha fissato il target del 3% del Pil da investire in ricerca e sviluppo. “Per la transizione ecologica la strada è tracciata, ora è necessario mettere in campo azioni strutturate nel tempo” ha aggiunto. Proseguendo su questo tema, Stefania Crotta ha confermato che la Strategia regionale del Piemonte, la cui prima bozza è stata presentata nel giugno 2021, intende favorire la transizione energetica e promuovere le politiche di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico.
Il Veneto è stata la prima Regione ad approvare una propria Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile (luglio 2020). Francesco Calzavara, assessore alla programmazione della Regione Veneto, ha affermato che per tradurre in concreto la Strategia è necessario un ampio monitoraggio del suo processo di attuazione, cogliendo le opportunità offerte dal Pnrr.
“Dobbiamo renderci conto che oggi ambiente significa sviluppo. La sostenibilità si costruisce dal basso, senza una maggior consapevolezza dei territori non raggiungeremo i 17 Obiettivi Onu” ha affermato Raffaele Cattaneo, assessore all’ambiente e clima della Regione Lombardia, evidenziando il necessario coinvolgimento di tutti i soggetti che animano la vita civile e sociale dei territori per la realizzazione dell’Agenda 2030. La Regione Lombardia ha approvato la propria Strategia per lo sviluppo sostenibile nel giugno 2021, al termine di un percorso partecipativo durato tre anni, che individua 5 macroaree e 97 obiettivi strategici.
Paola Carnevale, dirigente del settore valutazione impatto ambientale e sviluppo sostenibile della Regione Liguria, ha spiegato come la Strategia regionale ligure abbia inteso prima dare strumenti di sostenibilità al territorio, alla programmazione e agli amministratori locali, i quali hanno avuto così poi la possibilità di darsi obiettivi politici in base a quelli selezionati dalla Strategia nazionale. La Strategia della Liguria è stata approvata nel gennaio 2021. “Abbiamo selezionato 49 obiettivi strategici sullo sviluppo sostenibile e individuato 111 indicatori di monitoraggio. Crediamo che l'azione continua sul territorio sia prioritaria, bisogna educare e formare i cittadini su questi temi”, ha dichiarato Carnevale.
Monia Monni, assessore all’ambiente, economia circolare e difesa del suolo della Regione Toscana, ha citato il Premio Nobel Giorgio Parisi: “Il Pil non è una buona misura del benessere. Tocca a noi costruire un nuovo modello di sviluppo, anche per far capire alle persone che ogni scelta ha un impatto”, ha dichiarato. In Toscana è stata costituita una cabina di regia, affiancata da un tavolo tecnico, per assicurare il coordinamento dei diversi settori regionali. Fondamentale è stato anche il coinvolgimento delle Università della Regione, che hanno contribuito all’individuazione degli indicatori legati alla Strategia.
Le conclusioni dell’evento sono state affidate a Gianni Bottalico: “Abbiamo visto la ricchezza e la molteplicità dell’approccio sui diversi territori. Questa molteplicità è un elemento di forza oppure di debolezza? È un tema che dobbiamo affrontare perché accompagnerà la riflessione politica e istituzionale”, ha dichiarato. In linea generale, dagli interventi è emersa la centralità della comunità e del territorio nel processo di cambiamento intrapreso che occorre portare a termine. La strada è ancora lunga: ci sono Regioni che devono ancora dare avvio al percorso di definizione della Strategia di sviluppo sostenibile, altre hanno appena iniziato, altre ancora sono più avanti. La sfida consiste anche nell’armonizzazione degli strumenti di intervento e di misurazione dei progressi. “Come Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile non solo siamo consapevoli, ma anche impegnati su questo terreno. Lo scorso anno abbiamo pubblicato il primo Rapporto sui territori, lo faremo anche quest’anno, il prossimo 30 novembre. Il viaggio che abbiamo percorso oggi sarà prezioso anche per il lavoro che faremo nel Rapporto”, ha concluso Bottalico.
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Sessione del pomeriggio
I lavori dell’evento nazionale del Goal 11 sono proseguiti nel pomeriggio del 12 ottobre, con la sessione intitolata “Le aree interne e la montagna per lo sviluppo sostenibile”.
L’evento è stato condotto e moderato da Silvia Brini, coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11.
Nella prima parte dell’incontro è stato mostrato il percorso verso la realizzazione di un Position Paper, che verrà pubblicato nei prossimi mesi, a cura del sottogruppo “Aree interne e montagna” del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11 moderato da Erminio Quartiani ed Elena Torri.
“Nelle aree interne e in montagna si concentra buona parte della biodiversità del Paese, che è necessario conservare per la continuità della produzione dei servizi ecosistemici. Questi ultimi devono stare al centro delle politiche di sviluppo, prevedendo un ritorno di risorse ai fini della sostenibilità ambientale” ha dichiarato Erminio Quartiani, rappresentante del Club alpino italiano, che ha aggiunto: “Si tratta di aree dove si manifestano profonde diseguaglianze economiche, sociali, territoriali e geomorfologiche e dove si devono prospettare politiche di sostegno, ma soprattutto di valorizzazione dei fattori competitivi di cui dispongono, come il capitale naturale e le tradizioni artigiane. È perciò necessario un patto tra i territori urbani e metropolitani con le aree interne e montane, finalizzato a ridurre le diseguaglianze e a superare il divario di accesso ai beni primari, ai servizi e ai diritti fondamentali”. Quartiani ha sottolineato come attualmente, per determinare un’inversione di tendenza, gli strumenti principali dati dalle norme nazionali sono il Pnrr e la Strategia nazionale per le aree interne.
Su quest’ultima ha focalizzato il proprio intervento Elena Torri, rappresentante della Fondazione Unipolis. “La Strategia nazionale delle aree interne punta a promuovere progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale, oltre a fornire servizi adeguati” ha affermato Torri, che ha evidenziato le decisioni di potenziamento e di rilancio della Strategia, con il “Piano Sud 2030” confluito nel Piano nazionale di riforma e confermato anche dal Governo in carica, il quale intende avviare una “nuova politica territoriale”, con il passaggio dalla fase di sperimentazione a una vera politica strutturale per le aree interne del Paese. “Cospicue risorse finanziarie sono state appostate allo scopo, a valere sulla legislazione ordinaria, sul Pnrr e i nuovi strumenti della politica di coesione 2021-2027”, ha dichiarato Torri.
Successivamente è intervenuto Marco Bussone, presidente dell’Unione comuni comunità enti montani (Uncem): “La nostra sostenibilità sta nel creare patti con il territorio. Aree montane e interne devono integrarsi, non possiamo lasciare i sindaci a lavorare da soli”, ha dichiarato.
Sul tema è intervenuto anche Domenico Gambacorta, consigliere per la Strategia nazionale aree interne del ministero per il Sud e la coesione territoriale. “Ci sono 4mila comuni in Italia nelle aree interne, dobbiamo capire come aiutare le unioni dei comuni che sono in difficoltà, anche per via di una carenza di dipendenti”, ha dichiarato. Gambacorta ha evidenziato la necessità di fare chiarezza sulla metodologia di intervento, al fine di attuare gli obiettivi del Pnrr nei tempi stabiliti.
La seconda parte dell’evento è stata dedicata all’illustrazione di progetti e buone pratiche nell’ambito dello sviluppo sostenibile delle aree più marginali del Paese.
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Marisa Parmigiani, direttrice della Fondazione Unipolis, ha illustrato il progetto “Crearee”, che intende costruire un metodo di lavoro condiviso, utile alle amministrazioni e alle comunità, per la realizzazione di progetti sul territorio.
“Dobbiamo aiutare il territorio a mettersi insieme, con la consapevolezza che anche le aree interne possono dare un grosso contributo nel migliorare il mondo”, ha dichiarato Piero Lacorazza, fondatore e direttore della Fondazione Appennino, il quale ha illustrato il progetto “Goal 2030”, che ha l’obiettivo di fornire dati istantanei, in grado di illustrare cosa accade giorno dopo giorno in una determinata area geografica per SDGs.
Carlo Personeni, presidente Consorzio Bim Brembo-Serio-Lago di Como, ha illustrato le attività del Consorzio per la realizzazione della Tramvia elettrica bergamasca (Teb) Bergamo – Villa d’Almè. “Da alcuni anni con il nostro consorzio Bim agevoliamo i progetti sull'efficienza energetica. Inoltre, ci occupiamo anche di garantire l'intermodalità per gli spostamenti dei cittadini”, ha affermato.
È poi intervenuto Marco Bellezza, amministratore delegato di Infratel Italia, che ha richiamato la necessità di investire in infrastrutture digitali nelle aree interne del nostro Paese. “C'è una carenza di imprese specializzate sull'installazione della fibra in Italia e abbiamo necessità di snellire le procedure operative per questo tipo di interventi”, ha dichiarato.
“Nelle aree interne le fragilità territoriali diventano sempre più difficili da governare. L'attività di spegnimento di un incendio può arrivare a costare fino a 100mila euro al giorno. È necessario fare prevenzione”, ha dichiarato Alessandro Ficile, coordinatore tecnico Area interne Madonie, in provincia di Palermo, un’area funestata dagli incendi della scorsa estate.
Enrico Bini, sindaco di Castelnuovo Monti (Reggio-Emilia) e componente del Comitato di pilotaggio della Federazione delle aree interne, ha illustrato il progetto “La montagna del latte”. Bini ha mostrato come La "strategia del latte" sia partita dal basso e si sia basata sui bisogni di un territorio, con l’obiettivo di garantire un futuro a Comuni che rischiavano lo spopolamento.
“Conoscere, apprezzare, tutelare, è un trinomio su cui si fonda la nostra azione. Invitiamo a frequentare la montagna a piedi e in biciletta, per un turismo lento e responsabile”. Con queste parole Antonio Montani, vicepresidente del Club alpino italiano (Cai), ha presentato il “Sentiero Italia Cai”, una rete di sentieri che attraversa tutte le Regioni italiane e ben 16 parchi nazionali, una best practice nell’ambito del turismo sostenibile.
Simona Elmo, rappresentante della Fondazione Ifel-Anci, ha presentato il progetto SIBaTeR Banca delle Terre, che mira a rafforzare la capacità amministrativa dei Comuni del Mezzogiorno d’Italia. Si tratta di “uno strumento per recuperare i beni comuni abbandonati, con l'obiettivo di rigenerare il territorio”, ha affermato Elmo, aggiungendo che “i progetti per essere finanziati devono essere a consumo suolo zero”.
Daniela Storti, rappresentante di Riabitare l’Italia, ha illustrato il progetto “Stay Rural”: "Si tratta di un progetto che ha l’obiettivo di conoscere i bisogni dei giovani che abitano le aree interne. Dobbiamo ridare l'accesso ai servizi, il 67% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di voler restare nella propria area”.
Nelle conclusioni dell’evento, Silvia Brini ha ripreso una delle proposte presentate dai moderatori del sottogruppo “Aree interne e montagna” dell’ASviS: “È necessario integrare le Strategie previste ed esistenti, andando a mettere a punto uno strumento di coordinamento e monitoraggio dei provvedimenti attuativi già previsti, i quali devono essere collocati nella Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, che è in fase di aggiornamento”.
di Lorenzo Pompi