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Evento sul Goal 9: innovazione motore per lo sviluppo sostenibile delle imprese
L’innovazione può creare nuovi posti di lavoro e prospettive di crescita. Per le pmi, lo sviluppo sostenibile non deve essere un ostacolo, ma un’opportunità. Le imprese che si sono adattate hanno un vantaggio competitivo importante. 7/10/21
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L’evento “La sostenibilità come valore competitivo della filiera”, dedicato all’Obiettivo 9 (imprese, innovazione e infrastrutture) dell’Agenda 2030, si è svolto martedì 5 ottobre presso l’Auditorium del Palazzo delle Esposizioni di Roma e in diretta streaming. Organizzato dal Gruppo di lavoro sul Goal 9 dell’ASviS, con il sostegno di Sogin in qualità di tutor, l’incontro è stato dedicato alla filiera produttiva e al suo legame con lo sviluppo sostenibile. In particolare, si è evidenziato l’importanza di quest’ultimo all’interno dei singoli comparti produttivi che compongono la filiera. Lo sviluppo sostenibile non è un ostacolo per le imprese, ma un’opportunità di crescita, e l’evento si è focalizzato sul cambio di paradigma: “dalla responsabilità sociale d'impresa alla responsabilità sociale di filiera e quindi dall’impronta di impresa all’impronta di filiera”.
A prendere subito la parola è stato Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS, che ha richiamato l’attenzione e lanciato l’allarme sulla situazione attuale rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. “Se non reagiamo in modo adeguato non raggiungeremo gli Obiettivi. Se ci impegniamo tutti, possiamo arrivarci”. Il presidente ha continuato rimarcando l’importanza dell’innovazione delle imprese, passaggio fondamentale per creare nuovi posti di lavoro e nuove opportunità di crescita. Stefanini ha evidenziato come per realizzare una filiera sostenibile sia necessario trovare collaborazioni importanti. Mettere insieme energie, prassi, risorse intellettuali per favorire questo processo collaborativo.
Subito dopo l’intervento del presidente Stefanini, il Gruppo di lavoro sul Goal 9 ha riassunto la sua posizione e presentato il proprio manifesto dedicato alle infrastrutture. Ad introdurre il tema è stato Cesare Avenia, presidente di Fondazione Ericsson, che ha sottolineato quanto sia importante coinvolgere le filiere produttive, comprese le pmi, per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. “Proprio il 1° ottobre scorso, Ericsson ha acceso una linea di credito sostenibile di due miliardi. Significa chiedere alle banche dei soldi legati al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality entro il 2030 coinvolgendo tutta la filiera di fornitori e clienti”.
Piero Petrucco, vicepresidente dell’Associazione nazionale costruttori edili, è intervenuto per sottolineare quanto il settore edile sia fondamentale in termini di sfida economica e sociale. “Quasi la metà degli investimenti del Pnrr è legata al nostro settore. E di questi, il 70% è legato al tema della transizione ecologica e digitale. Riteniamo che si sia aperta una finestra unica per realizzare progetti e riforme che consentano al nostro sistema, il sistema Paese, quindi ad imprese e istituzioni, di portare il Paese verso la modernità, una modernità declinata in termini di sostenibilità. Per questo come associazione ci siamo messi a disposizione per supportare le imprese in questo processo di trasformazione”.
Subito dopo, c’è stato un breve video di Raffaella Zucaro, ricercatrice del Crea centro politiche e bioeconomia, sui sistemi irrigui nella filiera agroalimentare e, a seguire, si è aperta la tavola rotonda sulla filiera e sullo sviluppo sostenibile a livello strategico.
Fabrizio Pirri, direttore del Center for sustainable future technologies dell’Istituto italiano di tecnologia, ha iniziato il suo intervento elencando alcuni problemi nel contesto globale, a partire dal numero di abitanti sulla Terra, il fabbisogno energetico mondiale, le emissioni di CO2 , i rifiuti prodotti e il consumo di metano. Pirri ha poi evidenziato che “solo una frazione della popolazione terrestre ha un tenore di vita stile europeo, un aumento di benessere generalizzato degli abitanti della Terra implica un sempre maggiore saccheggio del pianeta. Unica soluzione è quella di sviluppare tecnologie sostenibili. Tre sono i capisaldi verso cui dovrebbe essere spinta la nostra industria: la transizione verso la green energy, il recupero dei rifiuti e le nuove tecnologie”.
Marcella Gubitosa, co-founder e ceo di Stars & Cows, ha focalizzato il suo intervento sull’importanza delle figure professionali, necessarie per contribuire alla trasformazione e raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. “I green jobs sono sempre più richiesti nel mercato del lavoro, con i fondi del recovery plan e del Pnrr, i mestieri green saranno sempre più ricercati”.
Johanna Ronco, responsabile tecnologie verdi e materiali del Centro ricerche e innovazioni tecnologiche (Crit), ha raccontato un’esperienza di successo, nata dalla volontà di un gruppo di grandi imprese che hanno unito le forze per scambiarsi buone pratiche, fare informazione tecnico-scientifica, ricerca di fornitori e competenze. “Il Crit è una società esterna, un centro di ricerca nato per favorire il confronto tra le aziende e lo scambio di best practice. Nato negli anni 2000 oggi conta 28 aziende provenienti da diverse filiere, accumunate da ampi investimenti in ricerca e sviluppo. Queste aziende hanno la volontà di potenziare gli investimenti con buone pratiche come ad esempio quella della open innovation. In Crit si utilizza un tipo di open innovation che si chiama innovazione collaborativa interaziendale, sviluppata in un ambito non competitivo, non concorrenziale, come ad esempio nel campo dello sviluppo sostenibile”.
A seguire c’è stato un intervento video di Francesco Lamaro, project manager di Infoedge technology, sul potenziale della tecnologia blockchain in termini di sicurezza e nell’ottica di memorizzare le informazioni per le generazioni future.
Subito dopo il moderatore, Enzo Argante, direttore www.dearete.org e responsibility Forbes Italia, ha chiamato in causa Emanuele Fontani, amministratore delegato di Sogin, e Luce Meola, consigliera di amministrazione di Sogin, che hanno introdotto il complesso mondo della produzione di energia dal nucleare e di come smaltire le centrali esistenti.
Emanuele Fontani ha richiamato l’attenzione sul lavoro che compie Sogin per recuperare porzioni di territorio e rendere nuovamente disponibili alle generazioni future quelle aree che oggi sono occupate da vecchi impianti. “Per noi l’innovazione è un aspetto fondamentale. Il primo aspetto su cui abbiamo lavorato è stato quello di acquisire certezza che tutto quello che riteniamo essere non radioattivo, lo sia tramite un processo certificato. I primi interventi che abbiamo fatto sui nostri impianti hanno richiesto una miriade di operatori che dovevano tener traccia con carta, informazioni, con tutta una serie di aspetti, a volte molto complicati, di quello che stava accadendo. Abbiamo iniziato a lavorare su una tracciabilità spinta, basata su nuove tecnologie, che ci ha portato ad elaborare un sistema importante, che usa la blockchain per memorizzare e tracciare ogni informazione”.
Luce Meola ha raccontato il percorso sostenibile di Sogin, soffermandosi sul contributo del gruppo agli Obiettivi dell’Agenda 2030. “Il primo punto del percorso è stata la pubblicazione del nostro primo piano di sostenibilità, basato su sei driver e che vorremmo pubblicare entro la fine dell’anno. Non basta che nel nostro statuto sia menzionata la tutela ambientale, è ora di agire come società. Aziende come la nostra possono fare da traino per le loro filiere, e far sì che le pmi vedano nella sostenibilità un’opportunità di crescita, integrandola nei loro processi aziendali. Abbiamo deciso di iniziare un percorso di sostenibilità e ci siamo posti due obiettivi: il primo è quello di far diventare la sostenibilità un impegno strategico per dare coerenza all’agire sostenibile e creare più valore, non solo nei territori con cui agiamo, ma anche per il sistema Paese. Il secondo obiettivo è quello di far diventare la sostenibilità un pensiero integrato, che deve prevedere il coinvolgimento integrale e trasversale di tutta l’organizzazione.
Ha preso poi la parola Agnese Bertello, di Ascolto attivo, che ha evidenziato l’importanza della partecipazione attiva del territorio per la realizzazione di una grande opera. “Nell’iter di localizzazione di una grande opera un buon dibattito pubblico è assolutamente fondamentale, perché mette in discussione le ragioni dell’opera, il perché vogliamo farla, discute degli aspetti strategici. Credo che il coinvolgimento della comunità territoriale attraverso i processi partecipativi sia fondamentale nel momento in cui un’azienda debba definire i propri obiettivi strategici dal punto di vista della sostenibilità e della resilienza. La sostenibilità non può esistere senza il coinvolgimento del territorio in cui opera”.
Subito dopo è intervenuta Maria Enrica Danese, responsabile sustainability project & institutional digital channels di Tim, che ha focalizzato il suo intervento sui progetti implementati in Tim, dalle infrastrutture di rete al recupero degli smartphone, per affrontare il tema della filiera sostenibile. “Il primo progetto a cui abbiamo lavorato, per trasformare il nostro business in un business sostenibile, è stato fissare un obiettivo ben preciso: vendere il 15% di smartphone rigenerati entro il 2024. Per raggiungere questo risultato abbiamo allargato il campo d’azione: come? Lavorando non più soltanto su quello che vendiamo ma su quello che vogliamo recuperare. In Italia si vendono circa 14 milioni di smartphone ogni anno, molti di più ce ne sono nei cassetti delle persone. L’obiettivo è recuperare per poter costruire, partecipare ad un circolo virtuoso del riutilizzo, e quindi abbiamo introdotto offerte mirate, che stimolano i clienti a riportare il vecchio smartphone in negozio. Un altro fattore su cui Tim sta lavorando è il rinnovamento delle infrastrutture, che richiedono sempre più energia con l’aumentare del traffico dati. Per farlo, Tim sta spostando l’infrastruttura server, molto energivora, su cloud, rendendo sostenibili gli otto grandi data center aziendali”.
L’ultimo intervento, prima dei saluti finali, è stato di Giulio Bonazzi, presidente e amministratore delegato di Aquafil, che con un breve video ha riportato l’esperienza aziendale nella produzione di materiali sostenibili per il settore tessile.
A concludere l’evento, Cesare Avenia, che ha ringraziato tutti i relatori e ribadito l’importanza delle nuove tecnologie per rinnovare i processi, aspetto ancora più importante durante l’emergenza Covid-19. “Per evolvere e rivedere i processi produttivi abbiamo bisogno di una pre-condizione: diffondere la cultura e le competenze. Il Pnrr è la più grande opportunità che abbiamo, nel Piano ci sono le basi per completare questo processo di trasformazione, fondamentale per il raggiungimento di tutti gli altri Obiettivi di sviluppo sostenibile”.
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Scarica il "Manifesto sulle infrastrutture - Goal 9"
di Tommaso Tautonico