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L’Italia e il Goal 5: sostenere l’occupazione femminile conciliando lavoro e cura
Rapporto ASviS: servono infrastrutture sociali e forme di lavoro flessibile. Recuperati solo in parte gli arretramenti dovuti alla pandemia. Rafforzare i centri antiviolenza e adeguare la normativa sulle molestie sessuali sul lavoro. 28/11/22
Una panoramica sul Goal 5: a che punto siamo
Nonostante le disparità ancora esistenti, rileva il Rapporto ASviS 2022 nella sezione dedicata al Goal 5 “Parità di genere”, l’Italia registra alcune tendenze incoraggianti sull’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, tra cui un maggior numero di donne ai vertici delle aziende e in politica e una ripresa del tasso di occupazione femminile.
Le disparità di genere, tuttavia, persistono, e nel mercato del lavoro le donne continuano ad essere sottorappresentate, in particolare nel settore della tecnologia, e scarsamente retribuite. Innovativo l’approccio rappresentato dal gender procurement (Dl. 77 del 2021) nei bandi di gara che riguardano i progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un passaggio importante è stato il provvedimento che ha previsto l’introduzione della “certificazione di genere” (Legge 162/2021) e il via libera alle Linee Guida per la certificazione della parità di genere nelle imprese. Positiva anche l’attivazione del Fondo per l’imprenditoria femminile a supporto dell’occupazione delle donne.
Servono misure più efficaci per eliminare ogni forma di violenza sulle donne, a partire dalla piena attuazione della Convenzione di Istanbul. Un risultato importante è l’approvazione del Piano nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani 2022-2025, mentre in merito alla Legge 53/2022 si segnala la necessità di estendere le statistiche sulla violenza alle donne con fragilità.
Lievi miglioramenti per quanto riguarda la condivisione delle responsabilità assistenziali tra uomini e donne, come l’aumento strutturale del congedo di paternità retribuito obbligatorio a dieci giorni (D Lgs. 105/2022) esteso anche ai lavoratori del settore pubblico, ma la misura è ancora largamente insufficiente.
Rimane aperto il tema del monitoraggio della strategia nazionale sulla parità di genere approvata a giugno 2021 e dell’applicazione del bilancio di genere nelle pubbliche amministrazioni.
L’Europa e il Goal 5
Tra il 2010 e il 2020 l’indice composito europeo del Goal 5 mostra un andamento positivo, dovuto principalmente all’aumento della quota di donne che ricoprono posizioni dirigenziali (+17,7 punti percentuali tra il 2010 e il 2020) e che sono presenti nei parlamenti nazionali (da 24% nel 2010 a 32,7% nel 2020). Per quest’ultimo target, però, l’Unione europea è ancora distante dall’obiettivo previsto dal Patto europeo per la parità di genere (50% entro il 2030). Nel 2020 si assiste a un rallentamento del miglioramento osservato negli anni precedenti, causato dalla forte diminuzione del tasso di occupazione femminile che perde 1 punto percentuale dal 2019 al 2020, evidenziando l’impatto della crisi pandemica sulla partecipazione delle donne al mondo del lavoro.
Tra il 2010 e il 2020, tutti i Paesi migliorano, ma Irlanda e Italia più degli altri, grazie all’aumento delle laureate in discipline scientifiche (Stem) per l’Irlanda e a quello delle donne che lavorano in posizioni manageriali per l’Italia. Relativamente al 2020, Croazia e Irlanda sono i Paesi che meglio hanno risposto alle sfide della pandemia, mentre Lettonia, Bulgaria e la stessa Italia sono gli Stati più colpiti.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi europei è consultabile qui.
L’Italia e il Goal 5
Tra il 2010 e il 2021 il composito italiano del Goal 5 mostra segni di miglioramento. In particolare, si evidenzia un andamento positivo tra il 2010 e il 2019 dovuto ai progressi nella maggior parte degli indicatori. Si registra, infatti, un aumento delle donne presenti nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa (+31,6 punti percentuali), delle donne elette nei consigli regionali (+8,2 punti percentuali tra il 2012 e il 2019) e della speranza di vita delle donne (+1,1 anni). Nel 2020, a causa della crisi pandemica, si assiste a un netto peggioramento, solo in parte recuperato dalla ripresa del 2021. La speranza di vita delle donne, crollata nel 2020, si attesta nel 2021 a un livello peggiore del 2019 (-0,7 anni), il rapporto tra i tassi di occupazione delle donne con e senza figli nel 2021 è inferiore al livello del 2019 (-2,4 punti percentuali) e il tasso di occupazione femminile nel 2021 diminuisce di 0,7 punti percentuali rispetto al 2019. Progressi insufficienti, negli ultimi quattro anni, sulla parità di genere negli occupati specializzati nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict): le lavoratrici rappresentano solo il 19,2% del settore.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi nazionali è consultabile qui.
Le proposte dell’ASviS su “Uguaglianza di genere”
- Garantire l’effettiva parità di genere nelle politiche e nell’allocazione delle risorse economiche e l’empowerment delle donne nelle imprese e nella pubblica amministrazione.
- Valorizzare le competenze e sostenere gli oneri di cura per ridurre i differenziali retributivi di genere.
- Attuare politiche di sostegno alla natalità e all’occupazione femminile, sollevando le donne dal lavoro di cura e dal lavoro domestico non retribuiti tramite: la fornitura di servizi pubblici, infrastrutture e misure di protezione sociale; l’incentivazione di forme di lavoro flessibile; maggiori investimenti nei Fondi per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver
- Incentivare percorsi di tirocinio e apprendistato rivolti alle ragazze in ambiti formativi a prevalenza maschile, come le discipline Stem.
- Adeguare la normativa nazionale in materia di molestie sessuali nel mondo del lavoro (Legge 4/2021), a seguito della Ratifica della Convenzione Ilo, e dare seguito alla Convenzione di Istanbul contro ogni forma di violenza sulle donne.
- Promuovere l’autonomia economica delle donne vittime di violenza, in particolare attraverso adeguati percorsi di formazione e l’offerta di dignitose opportunità di lavoro.
- Stanziare adeguate risorse per una distribuzione uniforme sul territorio nazionale di centri antiviolenza e case rifugio.
- Istituzionalizzare i servizi di prevenzione e protezione (come Centri regionali sulle Mutilazioni genitali femminili) nelle strutture esistenti (con finanziamenti regolari e adeguati), integrandoli con i settori sanitario, scolastico, sociale, giudiziario, accoglienza migranti.
Vai all’analisi completa del Goal 5 nel Rapporto ASviS
di Andrea De Tommasi
Il Rapporto ASviS 2022 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, presentato il 4 ottobre in occasione dell’evento di apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile, valuta i progressi rispetto ai 17 Goal dell’Agenda 2030 e avanza proposte concrete, condivise dagli esperti delle organizzazioni aderenti all’Alleanza, per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile a livello ambientale, sociale, economico e istituzionale. |