Editoriali
Dalla street art agli scatti fotografici, dal ruolo dei musei a quello della musica. Una rassegna di esperienze, condotte anche insieme ad ASviS, per sottolineare la forza dei linguaggi artistici, capaci di ispirare il cambiamento.
Una volta da bambina, durante una gita, partecipai a un laboratorio di riciclo creativo. Non ci avevano detto nulla, a parte portare una confezione in Tetrapak del latte. L’associazione che curò l’attività ci fece trasformare quella scatola in un portafoglio tutto colorato, con l’aiuto di bottoni, ritagli di stoffa, forbici e colla, e ci fece visitare l’atelier, che trasformava materiali di scarto in borse e altri accessori.
Un’esperienza come tante, si dirà, eppure quell’attività creativa fece scattare in me qualcosa che non mi ha più lasciato. Mi sembrava così assurdo essere riuscita a trasformare una cosa inutile come una scatola che gettavamo tutte le settimane in qualcos’altro. Se ero riuscita a trasformare quello, quante altre cose avrei potuto trasformare? E così, ancora oggi, ho l’abitudine bizzarra che quando butto le cose, qualcosa me la conservo, per riutilizzarla o reinventarla: scatole per creare cornici con le mie figlie o per riorganizzare gli spazi, nastri di confezioni che diventano fasce colorate per vestiti o capelli, barattoli che diventano portamatite, e così via.
Ci sono esperienze, legate al mondo dell’arte e della cultura, che sono in grado attraverso le emozioni di lasciare una traccia e plasmare le nostre identità. Musei, opere artistiche, fotografie, spettacoli musicali e d’intrattenimento sono capaci di suscitare in noi meraviglia o turbamento, di farci capire cose a cui non avevamo pensato o che in fondo non avevamo davvero capito, di insegnarci a guardare qualcosa da prospettive diverse. Per questo sono strumenti potenti anche per generare una cultura della sostenibilità.
Questa settimana l’ASviS ha pubblicato un Position paper su organizzazioni culturali e sostenibilità, redatto dal Gruppo di lavoro “Cultura per lo sviluppo sostenibile”, in cui viene sottolineato che “L’intera Agenda 2030, nei suoi pilastri e articolazioni, costituisce la cornice di riferimento ideale per l’azione culturale”, considerato il “carattere intrinsecamente sostenibile” delle attività del settore, volte a orientare i cittadini nelle loro scelte future.
Le organizzazioni culturali sono fortemente impegnate per la tutela del patrimonio culturale e naturale (Target 11.4 dell’Agenda Onu) e per il raggiungimento di molti altri Obiettivi di sviluppo sostenibile, come raccontiamo nel Paper: basti pensare che nel 2022 l’83% delle istituzioni museali italiane e l’84% dei teatri hanno intrapreso interventi per la sostenibilità ambientale. Un impegno condotto nonostante i sostegni economici pubblici marginali: l’Italia è in fondo alla classifica Ue per la spesa culturale con solo lo 0,3% del Pil. Ma se “la cultura è il petrolio del nostro Paese”, sottolinea il documento, pensando anche alla capacità di attrarre il turismo, “allora è necessario che i settori culturali siano riconosciuti come una parte centrale del made in Italy”. Investire maggiormente nel settore è importante anche per aumentare i livelli del nostro consumo culturale, che sono tra i più bassi in Europa, con un tasso di partecipazione alle attività culturali inferiore al 50%, che diminuisce con l’aumentare dell’età.
Sollecitare la partecipazione culturale rappresenta un’urgenza se vogliamo cambiare i comportamenti verso modelli più sostenibili. Infatti, come avevamo spiegato già nel Quaderno ASviS sull’educazione alla cittadinanza globale, “tutti gli Obiettivi di sviluppo di fatto si basano sul cambiamento comportamentale e una delle chiavi di lettura della cultura è la capacità di agire sui comportamenti umani e di motivarli in modo profondo”.
Ma quali sono le diverse modalità con cui il mondo dell’arte e della cultura si sono attivate e si stanno mobilitando per sostenere lo sviluppo sostenibile? Proviamo a fare il punto attraverso una selezione di casi concreti.
I MUSEI. Luoghi chiave di educazione e apprendimento, i musei stanno dedicando sempre più spazio ai temi della sostenibilità e del futuro. Il Muse, il museo delle scienze di Trento, ha inaugurato nel 2021 una galleria per la sostenibilità, in collaborazione con l’ASviS: un intero piano di 400 metri quadri dedicato ai principali fattori del cambiamento globale in atto, dalla questione climatica alla perdita di biodiversità, dall'aumento della popolazione mondiale alla lotta alle disuguaglianze sociali. Un luogo in cui poter scambiare informazioni, uno “‘spazio tempo’ dove si discute di complessità”, come spiegato dal direttore del Muse Michele Lanzinger all’inaugurazione. Protagonista della galleria la Sfera della Nooa (National oceanic and atmospheric administration), rappresentativa del mondo e delle sue sfide, che è stata anche al centro della prima puntata del Museo dei futuri, la trasmissione Rai nata da un’idea di Enrico Giovannini e Luca De Biase, in onda tutti i venerdì dalle 11.30 alle 12 su Radio3 Scienza e disponibile anche in podcast, che mette al centro oggetti, soluzioni e visioni per un futuro sostenibile.
Anche la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, uno dei musei più importanti in Italia per l'arte europea e americana del 20esimo secolo, è impegnata per sollecitare il dibattito sulla sostenibilità: dalle opere d’arte legate ai Goal dell’Agenda 2030 a eventi come “Art for a better future”, che hanno indagato il ruolo dell’arte come agente di cambiamento verso un futuro sostenibile, fino a iniziative di inclusione come “Io vado al museo” per le persone con background migratorio.
E poi Explora, il museo dei bambini di Roma, che offre un’esperienza di apprendimento innovativa e immediata su scienza e sviluppo sostenibile attraverso giochi, laboratori e attività interattive che i più piccoli possono svolgere in piena libertà. I percorsi sono dedicati ad approfondire le pari opportunità, il riciclo e l’economia circolare, l’energia dell’acqua e del vento, ad avvicinare all’economia e molto altro. Recentemente il museo, nato da una grande opera di riqualificazione urbana, ha realizzato il progetto di inclusione “Per tutti”, rimuovendo barriere e migliorando l’accessibilità.
Anche il Maxxi di Roma sta lavorando a un progetto (che si concluderà nel 2027) che pone al centro sostenibilità, inclusione e innovazione: il “Grande Maxxi” del futuro avrà laboratori e giardini didattici per una nuova coscienza ambientale, ridurrà i consumi energetici per tendere alla carbon neutrality e abbatterà barriere fisiche e cognitive.
In foto: il Piano della sostenibilità del Muse
L’ARTE NELL’AMBIENTE. Tra le forme d’arte che esulano i confini dei luoghi chiusi troviamo i murales, dipinti realizzati su pareti architettoniche, e la land art, una forma d’arte in armonia con la natura che utilizza l’ambiente per creare opere.
Tra i murales, alcuni realizzati anche in collaborazione con l’ASviS, c’è ad esempio il progetto Street art for rights, nato per sensibilizzare direttamente la comunità urbana, anche quella che vive nelle aree marginali della Capitale: 17 murales per risvegliare le coscienze, tanti quanti sono i Goal dell’Agenda 2030, realizzati a partire dalle facciate degli edifici popolari di Settecamini e Corviale. Mentre “Toward2030. What are you doing?” è il progetto voluto da Lavazza e dalla Città di Torino che, attraverso 18 opere murali nel capoluogo piemontese, sollecita con la forza comunicativa dell'arte l’azione per la salvaguardia del Pianeta. O ancora, il Muro dei 100, un mosaico in bioresina curato da Yourban, che attraverso 100 volti della sostenibilità (incluso quello della nostra presidente Marcella Mallen) racconta con positività l’impegno quotidiano per l’Agenda 2030. I murales sono realizzati ovviamente con materiali compatibili con l’ambiente e anzi, in alcuni casi, lo aiutano anche. Nel quartiere Ostiense di Roma, il collettivo Yourban2030 ha realizzato “Hunting pollution”, il murale anti-smog più grande d’Europa (un km2 di estensione) che ritrae una specie a rischio di estinzione adagiata su un barile di petrolio nel mare inquinato. Il più grande del Sud d’Italia si trova a Napoli e assorbe ogni giorno lo smog di 79 veicoli.
È dell’artista franco-svizzero Saype invece il progetto di land art “Beyond walls”, una serie di dipinti di braccia che si afferrano realizzati sull’erba in varie città del mondo, inclusa Torino grazie al sostegno di Lavazza, per creare simbolicamente la più grande catena umana del Pianeta: “è con la convivenza che possiamo arrivare al cambiamento. Credo profondamente che solo rimanendo insieme l’umanità possa rispondere alle più granfi sfide del nostro tempo”, ha spiegato l’autore dell’opera durante l’evento Generazione 2030 del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2020.
LA FOTOGRAFIA. Strumento di testimonianza e interpretazione, la fotografia offre un’occasione straordinaria per entrare in contatto con il mondo e riflettere su ciò che vediamo. Con “Un mondo sostenibile in 100 foto”, realizzato da Enrico Giovannini e Donato Speroni dell'ASviS, con foto a cura di Manuela Fugenzi, le sfide della sostenibilità sono raccontate attraverso 100 immagini corredate di testi. Dalla zampa di un’iguana marina per parlare dell’estinzione delle specie al campione indonesiano di surf che cavalca un’onda piena di rifiuti per ricordare la necessità di fermare il degrado del mare, da una bambina che attraversa il fiume Saigon su un pezzo di polistirolo usato come zattera per andare a scuola a un’altra circondata da lanterne solari per trattare il tema della povertà energetica.
Di energia (Goal 7) parla anche “Energy self portraits”, contest fotografico di Wame - Fondazione Aem che ha visto la partecipazione di oltre 300 persone da tutto il mondo per raccontare attraverso “ritratti energetici” il problema dell’accesso all’energia e le soluzioni offerte dalle rinnovabili. Tra i contest fotografici si segnala anche il Premio “Photo Iila”, indetto dall’Organizzazione internazionale italo-latino americana, che tra le diverse edizioni si è dedicata al Goal 5 “Parità di genere” (foto), a “Siamo ciò che mangiamo” riferito al Goal 2 “Sconfiggere la fame” (foto) e, nel 2023, al Goal 11 “Città e comunità sostenibili”.
La forza delle arti visive emerge anche da “L’Agenda 2030 raccontata in 17 poster”, un’iniziativa dell’Istituto europeo di design (Ied) che ha coinvolto i propri studenti per produrre 17 immagini sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile: “Questo esercizio non è solo una necessità di racconto”, ha spiegato Riccardo Balbo, direttore accademico del Gruppo Ied, “c'è un'appropriazione e una interpretazione dei nostri ragazzi, si percepisce come vedono le cose e si intravedono delle soluzioni”.
In foto “Mondo meraviglioso”, scatto di Pranab Basak di studentesse indiane che imparano come l’energia elettrica possa trasformarsi in luce illuminando un mappamondo
MUSICA. In occasione dell’edizione del Festival di Sanremo appena concluso, l’ASviS ha divulgato sui social un contenuto dedicato alle canzoni del Festival che, nei loro testi, toccavano temi legati agli Obiettivi dell’Agenda 2030. Dai migranti all’empowerment femminile, la musica si fa portavoce di temi chiave per lo sviluppo sostenibile. Una scelta posta al centro della propria carriera anche da Elisa, non a caso nominata dall’Onu Alleata della SDG Action Campaign e scelta dall’ASviS, insieme a Fiorello, come ambasciatrice del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023. Elisa ha portato avanti diverse iniziative per migliorare la qualità del paesaggio e contribuire a frenare il cambiamento climatico, dal Festival Heroes con i workshop del Green Village e le canzoni dedicate ai temi della sostenibilità, fino al progetto “Life Terra - Music for the Planet” per la messa a dimora di alberi in Italia, tutti progetti in collaborazione con l’Alleanza. L’ASviS, infatti, utilizza da tempo la musica come strumento per portare la sostenibilità tra le persone: dallo spettacolo musicale con Malika Ayane e Colapesce e Dimartino per l’Agenda Onu nel 2023 a SDGs in Jazz con il duo Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura durante la pandemia, risalendo fino al Concerto per un’Europa sostenibile in apertura del Festival 2019 e in vista delle elezioni europee, realizzato con l’orchestra giovanile dell'Unione europea (Euyo) che ha eseguito noti brani di musica classica scelti per evocare aspetti collegati all’Agenda 2030 e contenuti nei titoli “Ascoltando il mondo”, “Lezioni di guerra” e “La natura”. Il concerto ha visto la partecipazione straordinaria del maestro Michelangelo Pistoletto, fondatore di Città dell’arte e tra i più importanti esponenti italiani del panorama artistico contemporaneo, che ha ideato il “Terzo Paradiso”, una rielaborazione del segno dell’infinito, simbolo di un mondo sostenibile in equilibrio tra natura (primo paradiso) e mondo artificiale (secondo paradiso).
Foto: immagini ASviS su Sanremo 2024 e Agenda 2030
CINEMA E TEATRO. Considerato che per raccontare l’ampissima rassegna cinematografica e teatrale dedicata ai temi dell’Agenda 2030 servirebbe un volume intero, citerò solo brevemente due iniziative culturali a titolo di esempio. Cinemovel Foundation e Libera, con la partnership di Fondazione Unipolis e il sostegno di Coop Alleanza 3.0, organizzano ogni anno “Libero Cinema in Libera Terra”, il Festival di cinema itinerante più longevo d’Italia dedicato ai diritti contro mafie e corruzione. Mentre il Teatro nazionale di Genova, con “Teatro in Agenda”, nel 2021 dedicò 70 spettacoli, incontri, conferenze e laboratori a sette Obiettivi di sviluppo sostenibile e continua ad essere tutt’oggi impegnato per sensibilizzare sui temi dell’Agenda 2030.
BIBLIOTECHE. Vorrei menzionare, infine, il ruolo chiave delle biblioteche, tra le istituzioni culturali più presenti sul territorio nazionale, con una distribuzione capillare in città e paesi, particolarmente a stretto contatto con le comunità anche per il loro carattere di gratuità e libertà di accesso. Tra le urgenze individuate dal Position paper Cultura, a cui le biblioteche possono dare un importante contribuito, vi è la necessità di accrescere l’alfabetizzazione digitale, algoritmica e alle informazioni, per poter sviluppare la capacità delle persone di valutare la qualità delle informazioni, selezionare quelle più appropriate e combattere il pensiero antiscientifico e complottista.
Da tutta questa panoramica può emergere quanto e come i linguaggi artistici e la cultura possano essere catalizzatori del cambiamento. L’arte è espressione dei tempi e come tale riflette le sfide che dobbiamo affrontare, ci aiuta a capirle e a individuare soluzioni. Per questo le organizzazioni culturali con le loro attività vanno sostenute, eppure nonostante una certa attenzione nell’ultimo quinquennio, “le filiere culturali hanno sempre contato su sostegni economici pubblici marginali e il trend attuale è quello di depotenziare gli stanziamenti di risorse a disposizione del Ministero della Cultura”, sottolinea il Position paper. Sostenere le organizzazioni culturali vuol dire metterle nelle condizioni di stimolare nelle persone la presa di coscienza attraverso le emozioni, favorire il dibattito sui temi del futuro e incoraggiarle a interrogarsi su come poter cambiare ciò che non va per agire.
Per questo i diversi linguaggi saranno uno strumento chiave anche nella nuova edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, che si terrà quest’anno dal 7 al 23 maggio in modalità itinerante e diffusa sul territorio, e che vedrà tra le sue tappe principali Torino con il Festival del Salone del libro. Tema di quest’anno del Salone sarà “Vita immaginaria”, che muove la vita creativa e a volte anticipa e indovina le vicende della vita reale, per mettere al centro l’attesa di un futuro da costruire attraverso la letteratura e l’arte. Il Festival dello Sviluppo Sostenibile sarà un’occasione per ispirare il cambiamento attraverso format e linguaggi differenti, per dare concretezza alla sostenibilità, per incontrarla. Perché, come ci insegna Oscar Wilde: “Si possono insegnare tante cose, ma le cose più importanti, le cose che importano di più, non si possono insegnare, si possono solo incontrare”.
Foto di copertina: l'artista Saype all'evento ASviS-Lavazza "Generazione 2030 - È ora di agire", fonte Lavazza